lunedì 28 ottobre 2019

DIETE IPERPROTEICHE? MEGLIO DI NO


Le diete iperproteiche, basate sul consumo di grandi quantità di proteine (quasi sempre carne) e con una forte riduzione degli alimenti ricchi di carboidrati vanno per la maggiore e, con varie denominazioni (Scarsdale, Atkins, Zona, Dukan, ecc.), sono proposte per la loro capacità di far perdere peso rapidamente e di normalizzare la glicemia. Peccato che questi risultati siano del tutto transitori e, ancora più importante, che le diete a basso contenuto di carboidrati aumentino addirittura il rischio di morte se sono adottate per tempi lunghi. Ce lo ricorda uno studio americano pubblicato da The Lancet Public Health (volume 3, issue 9, pe419-e428, september 01, 2018). 
I ricercatori hanno seguito oltre 15.000 adulti tra i 45 e i 65 anni d’età per circa 25 anni. In questo periodo, 6.283 partecipanti sono morti. Chi ha assunto tra il 50 e il 55% delle calorie dai carboidrati (nutrienti presenti soprattutto nei cereali, nei legumi e, in misura minore, nelle verdure e nella frutta) ha registrato un rischio di morte più basso per tutte le cause durante il periodo dello studio, rispetto alle persone che avevano una dieta molto più povera di carboidrati.
 Inoltre i ricercatori evidenziano che, tra coloro che avevano sostituito i carboidrati con altri alimenti, si poteva notare un’altra interessante differenza. Chi consumava più proteine o grassi animali (carne, formaggi, uova) ha fatto registrare un maggior rischio di mortalità, mentre il rischio diminuiva in chi ha compensato la quota minore di carboidrati con proteine o grassi vegetali (legumi, semi oleosi). 

martedì 15 ottobre 2019

DIABETE, ZUCCHERO, INQUINAMENTO


L’aggiunta di zucchero ai prodotti in commercio è pratica antica e ben conosciuta. Per motivi diversi, un tempo soprattutto per la conservazione (lo zucchero, oltre una certa concentrazione, impedisce lo sviluppo di muffe e batteri), oggi probabilmente anche per “arrotondare” il sapore e renderlo accettabile e suadente, nonostante l’impiego di materie prime spesso di non eccelsa qualità. Di fatto, con l’aumentare costante dell’utilizzo di cibi conservati e lavorati dall’industria alimentare, nell’ultimo secolo il consumo di zucchero è andato aumentando in maniera spropositata. Dai tre chili all’anno di mio nonno Gino, muratore, guerra di Libia nel 1911, suonatore di piatti nella banda del paese, fino ai circa trenta chili che ogni italiano attualmente consuma mediamente in dodici mesi. Un aumento spropositato, che costringe a fare i conti anche con le patologie favorite da questo squilibrio nutrizionale, principalmente (ma non solo) obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori. Che fare, dunque? Prima di tutto, leggere attentamente le etichette e evitare gli alimenti che contengono dolcificanti. Tuttavia, lo zucchero non sembra essere tutto. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health (Volume 2, No. 7, e301–e312, July 2018), esiste una stretta relazione tra diabete di tipo 2 e l’inquinamento ambientale. Gli autori ritengono che l’inquinamento atmosferico sia responsabile ogni anno di oltre 3 milioni di nuovi casi di diabete nel mondo. No allo zucchero, dunque, ma contemporaneamente sì all’aria pulita (e ai comportamenti, anche individuali, che aiutano a raggiungere questo obiettivo).

domenica 6 ottobre 2019

MAIONESE SENZA UOVA PER CICLISTI


E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete, a pagina 17, la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per confezionare con le vostre mani una gustosa maionese senza uova, perfetta per arricchire i tramezzini riposti nel tascapane di chi pedala, ma buona anche per portare in tavola una insalata russa leggera e invitante. Trovate tutto qui.