venerdì 3 giugno 2016

TEMPO E DENARO




Il tempo è denaro? Sembrerebbe proprio di sì. Almeno in cucina.
Il tempo che gli italiani dedicano alla cucina continua a ridursi. Oggi, secondo una indagine dell’istituto di ricerca GPF, ogni famiglia dedica alla preparazione del pranzo e della cena poco più di 30 minuti. Più che per un piatto di spaghetti aglio e olio oppure per scartare una confezione di stracchino o di salumi preaffettati, sembrerebbe non esserci tempo per altro. Diventa allora inevitabile il ricorso sempre più frequente e massiccio ai piatti precotti e surgelati, alle insalate cosiddette della “quarta gamma” (già mondate, lavate e pronte per essere condite), allo scatolame. E anche, inevitabilmente, a prodotti freschi, ma che non richiedano complicate e lunghe manipolazioni, lavaggi e cotture. Per gli stessi motivi, il consumo di salumi e formaggi diventa per molti abitudine (necessità) quotidiana. Di fatto, in molte famiglie gli spinaci freschi sono solo un ricordo di gioventù, i carciofi ripieni sono assai graditi (ma solo quando li cucina la nonna), la preparazione di una semplice besciamella sfugge ormai alle ridottissime competenze culinarie. Le conseguenze sono intuitive e non hanno bisogno di grandi spiegazioni: il costo della spesa lievita, la qualità scade in proporzione, la quantità di rifiuti da imballaggi aumenta, la soddisfazione a tavola tende a zero (e la salute ne soffre). Se vi ritrovate (anche parzialmente) in questo scenario, provate a cimentarvi nella preparazione casalinga di pane, pasta, yogurt, conserve e confetture (trovate idee e suggerimenti anche su questo blog). Le spese caleranno e, tra l’altro, la vostra autostima crescerà. Il che non guasta mai.

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