venerdì 21 novembre 2014

CELIACHIA, GLUTINE, FRUMENTO E MOLTO ALTRO

Venerdì 28 novembre 2014 ore 20,30
San Pietro in Cariano (VR)

Via Beethoven, 16 • Sala Lonardi
presso il Centro Sociale
Celiachia, il frumento, il glutine, le intolleranze ...e molto altro
Dottor Paolo Pigozzi, Nutrizionista, omeopata, fitoterapeuta
Ecologia della nascita. E se i bambini nascessero in casa?
Lisa Forasacco, Ostetrica libera professionista, Pres. Ass. Mamaninfea

domenica 16 novembre 2014

SE I BAMBINI NON MANGIANO FRUTTA E VERDURA



Molti bambini e parecchi ragazzi (non tutti, per fortuna) non amano mangiare la frutta e la verdura. Non è una novità e con questo dato di fatto si scontrano genitori e insegnanti. Almeno quelli che si pongono il problema, dato che è noto da tempo che il consumo regolare di questi alimenti vegetali (4-5 volte al giorno suggeriscono le autorità sanitarie internazionali) è collegato alla riduzione del rischio per molte patologie acute (raffreddori, influenze, ecc.) e per diverse malattie croniche e degenerative come, ad esempio, l’infarto cardiaco, l’ictus cerebrale, il diabete, l’osteoporosi, l’asma, le allergie, alcuni tumori, ecc. Tra l’altro, gran parte di queste patologie si manifestano in età adulta, ma mettono radici nell’organismo molto presto. Anche per questo è importante che i bambini e i ragazzi adottino il più presto possibile buone abitudini alimentari. Incluso il consumo regolare di un piatto di ortaggi crudi come apertura del pranzo e della cena e di un paio di frutti di stagione negli spuntini.
Fin qui la teoria, ma il passaggio alla pratica per chi è responsabile dell’educazione e dell’alimentazione dei minori non è sempre facile. I quali, alla proposta di mangiare frutta, verdure o minestroni, rispondono spesso con un deciso diniego, giustificato con motivazioni molto varie. Vediamo allora qualche suggerimento per avviare i bambini e i ragazzi alla buona abitudine di consumare vegetali freschi e all’adozione di una dieta salutare.

Non proibite, non minacciate
Non credo produca buoni risultati adottare il metodo delle proibizioni, delle forzature o addirittura delle minacce. Che funzionano solo per pochissimo tempo. Soprattutto se, ed è inevitabile, gli interessati “mangiano la foglia”. Ecco qualche esempio di frasi assai comuni, ma francamente poco utili: “Smettila di piluccare! Il pane si mangia solo dopo la pasta! Devi mangiare di tutto! Devi mangiare tutto! Sbrigati! Svelto perché si raffredda! Le carote ti fanno bene! Se mangi l’insalata ti do il gelato”.

Curare l’orto è un buon metodo
Le cose vanno generalmente meglio se i bambini possono sperimentare non solo l’assaggio del piatto pronto, ma anche la preparazione e, quando possibile, la coltivazione di frutta e verdure. A questo proposito, esperienze recenti (tra le molte, anche italiane, quella della scuola inglese St Andrew's School a Shifnal, Shropshire, www.st-andrews-shifnal.co.uk) testimoniano che far seminare le carote ai bambini, raccoglierle al punto giusto con le proprie mani e prepararle per il consumo con l’aiuto degli educatori e, in particolari occasioni, anche dei genitori è il miglior modo per far aumentare il consumo di questo importante ortaggio durante la refezione scolastica. Il responsabile del servizio mensa della St Andrew's School afferma con decisione: "Si possono servire a 100 bambini le carote persuadendoli a mangiarle, se anche solo due di queste sono state coltivate nel giardino della scuola". Una strategia che probabilmente si rivela più efficace del raccontino (incomprensibile per i più piccoli e lontano mille miglia dalla sensibilità degli adolescenti) sull’utilità delle carote per la salute. Gli scolari inglesi non mangiano volentieri le carote perché “fanno bene”, ma perché sono buone e croccanti e, soprattutto, sono il frutto del loro impegno (e del loro divertimento).
Il suggerimento è dunque evidente: genitori e nonni (e insegnanti, quando possibile) è bene che coinvolgano figli e nipoti nella coltivazione dell’orto. Ma anche nell’impasto e nella cottura di torte e biscotti e nella preparazione del minestrone.

Le abitudini famigliari sono importanti
È evidente che il ruolo educativo dei genitori (se lo vogliono esercitare) e le buone abitudini osservate in famiglia hanno una fondamentale importanza nel formare lo stile di vita dei figli. Se fosse necessario, lo testimonia una ricerca pubblicata qualche anno fa su una rivista di scienze sociali e salute (Social Science & Medicine 2009;68:1416-1424). I bambini e i ragazzi che a casa mangiano più frutta e verdura sono coloro che ne consumano di più anche quando pranzano alla mensa della scuola. Insomma, non dovrebbe accadere quanto riferito da alcune maestre. Che alla domanda: “Vedo che a scuola mangi volentieri l’insalata. La mangi anche a casa?” si sentono rispondere: “No, perché la mamma non me la dà mai”.
I genitori sono molto importanti più per quello che fanno (e che fanno fare) che per quanto dicono.

Fate conoscere i contadini
Portate i bambini (i ragazzi no, si scocciano) anche a fare la spesa. Non al supermercato, un ambiente fatto apposta per mettere insoddisfazione e instillare desideri artificiali. Da placare acquistando, naturalmente. Accompagnateli piuttosto dai contadini e dagli ortolani vostri fornitori. Con semplicità, saranno informati sulla provenienza del cibo, conosceranno chi lo produce, comprenderanno meglio le risorse del proprio territorio, impareranno a valutare freschezza, sapore, aspetto degli alimenti. Vi ringrazieranno (forse) quando saranno adulti, ma voi sarete certi di aver fatto qualcosa di buono per la loro salute, la loro autonomia e la loro felicità.

Quando i genitori sono vegetariani (e i figli no)
Oppure: “Quando i genitori amano camminare nel verde (e i figli no)”. E ancora: “Quando i genitori amano vestire i figli alla marinara (e i figli no)”. Ma anche: “Quando i genitori vanno pazzi per le verdure cotte (e i figli no)”.
Potrei continuare per una pagina intera. I genitori per decenni di fatto scelgono per conto dei figli. Senza aspettarsi che questi siano sempre d’accordo. Lo fanno spesso anche su aspetti non secondari, che avranno inevitabilmente conseguenze (positive o meno) sulla vita dei pargoli. Ne faccio un breve elenco, ma voi potreste completarlo e personalizzarlo: l’allattamento, le vaccinazioni, il tipo di scuola, come trascorrere le vacanze, l’uso delle chiavi di casa, la cerchia degli amici, i riti del pasto, le feste famigliari, l’abbigliamento, la gestione e l’intensità dei rapporti sociali, l’abitudine alla lettura, lo spazio e il tempo dedicati alla televisione e al computer, ecc. Su tutte queste questioni e su molte altre (compresa, ovviamente, la decisione di essere vegetariani) è inevitabile che i genitori facciano scelte per conto dei figli. Avete per caso domandato la loro opinione sul tema delle vaccinazioni? No. Vi siete informati e confrontati con amici ed esperti, avete discusso tra voi due e poi, con determinazione e accettando un margine di incertezza, avete optato per la scelta che vi sembrava migliore (oppure, semplicemente, per il male minore).

Le spiegazioni non sono (sempre) necessarie
Se avete deciso di non mangiare carne, non credo sia necessario o opportuno che spieghiate al vostro pargolo le motivazioni. Rischiereste di incartarvi in elucubrazioni che potrebbero essere poco comprensibili, fonte di ansia o semplicemente smontate con facilità da un figlio particolarmente precoce e amante della logica. La carne fa male? E il nonno che la mangia tutti i giorni? E gli amici che hanno sempre il panino con il salame nello zaino? Si ammaleranno presto? E così via. Fate piuttosto quello che vi sembra giusto o opportuno. Le spiegazioni verranno dopo. Quando? Ad esempio quando arriveranno le prime domande. Perché noi non mangiamo mai carne? Questa nel piatto è la gamba del pollo? Ma allora è morto? Chi l’ha ucciso? Gli hanno fatto male? Le risposte non sono evidentemente facili, sia per i genitori vegetariani che per gli onnivori. Credo tuttavia che le nostre parole dovrebbero sempre contenere pietà e compassione per gli animali, ma anche profondo rispetto per chi, in campo alimentare, fa una scelta diversa dalla nostra. Certo, più avanti con l’età (alle soglie dell’adolescenza, ad esempio) le motivazioni delle nostre scelte dovranno essere più articolate e solide. E, a questo punto, aperte al confronto e alla libera scelta dei figli. Che magari è in contrasto con quella dei genitori. Auspicabilmente in contrasto, oserei dire. Che altro strumento hanno gli adolescenti per avviarsi all’autonomia e all’età adulta se non contestare e contraddire, in quel momento, le scelte dei genitori? Tuttavia, credo sia opportuno che i genitori, a loro volta, dimostrino sì accoglienza e comprensione per opinioni e valutazioni diverse, ma confermino anche la solidità delle loro scelte.


(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)


venerdì 14 novembre 2014

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giovedì 13 novembre 2014

ACIDO BASICO



Acidità o basicità degli alimenti, acidosi dei tessuti corporei, pH sanguigno, riserva di basi nel sangue, urine
acide, dieta alcalina. Parole e concetti che ci invadono da riviste, pubblicazioni (anche da parte di nuovi ma effimeri guru stranieri), trasmissioni televisive, internet e, naturalmente, dalle chiacchiere e dal passaparola di amici e conoscenti. C’è chi ha fatto dell’accoppiata acido/basico il parametro per giudicare il mondo (e non solo quello che arriva nel proprio piatto), c’è chi proclama a gran voce che l’acidità fa venire il cancro (magari con l’appoggio di ricerche scientifiche) e che il bicarbonato di sodio lo fa guarire, c’è chi è ossessionato dal pH (delle proprie urine), ecc. Intendiamoci, questa questione ha una sua rilevanza per la nostra salute e merita certamente un approfondimento e qualche spiegazione. Tuttavia, ancora una volta, occorre non perdere di vista il fatto che la nostra salute dipende prima di tutto da un equilibrato e salutare stile di vita. Il quale, come vedremo, se è bilanciato e salutare è in grado di mantenere e produrre armonia anche nel rapporto acido-basico presente nel nostro organismo. 




L’equilibrio acido-base in breve

L’equilibrio acido-base è un meccanismo di compensazione presente nel metabolismo (cioè nella complessa rete di reazioni chimiche che rendono possibile l’esistenza degli organismi viventi) che permette al sistema di mantenere costanti le funzioni vitali. L’equilibrio acido-base è la situazione con la quale si devono confrontare tutti gli esseri viventi ed è il risultato di una serie di reazioni chimico-fisiche influenzate da fattori come il cibo, l’attività fisica, lo stress, la temperatura, l’inquinamento ambientale, l’eventuale consumo di farmaci, ecc.

Fino a che i fattori che influenzano il metabolismo rimangono nei limiti fisiologici, la capacità di compensazione del sistema vivente è in equilibrio e l’organismo rimane in salute. Se invece la capacità di compensazione è limitata (ad esempio, per una carenza di basi oppure per un eccesso di acidi), il sistema è perennemente in scompenso e l’organismo inizia a produrre fenomeni che noi chiamiamo “sintomi” oppure “malattie”: acidità di stomaco, disturbi digestivi, infiammazioni, febbre, dolori articolari, allergie, ecc.

Occorre non dimenticare che le attuali condizioni di vita (ambiente, cibo, stress emotivo, consumo di farmaci, ecc.) spingono il nostro sistema metabolico costantemente verso l’acidosi. Per questo l’organismo, i cui processi vitali hanno bisogno generalmente di un pH leggermente alcalino, deve costantemente contrastare questa tendenza acidificante eliminando gli acidi attraverso il rene, il polmone e la pelle, anche utilizzando i sali minerali alcalinizzanti presenti nel cibo e nell’acqua (calcio, potassio, sodio, magnesio).



Gli enzimi e la vita stessa dipendono dal pH

La velocità delle reazioni biochimiche è strettamente dipendente dal pH dell’ambiente e ogni enzima (si chiama così la proteina che facilita una specifica reazione chimica) ha bisogno di lavorare in un ambiente con un pH ben determinato. Naturalmente, il pH varia in relazione al tipo di enzima e alla sua funzione. Ad esempio, l’enzima digestivo ptialina (presente nella saliva) inizia a demolire gli amidi dei cereali e diventa efficiente solo in un ambiente alcalino. Il pepsinogeno (nello stomaco) si attiva in pepsina e digerisce le proteine solo in un ambiente acido. Così ogni enzima dipende per la sua attività da un adeguato grado di pH. Il pH del sangue arterioso è fisiologicamente compreso tra 7,35 e 7,43. I limiti di compatibilità con la vita sono 7,0 e 7,8: se il pH ematico dovesse variare molto rispetto a questo intervallo insorgerebbero gravi conseguenze per la nostra salute.



Il cibo e la legge degli opposti

Stile di vita equilibrato si diceva poco sopra. Ecco, nel campo della salute (e della nutrizione in particolare) la conquista e la conservazione dell’equilibrio è uno dei problemi più importanti. L’equilibrio vitale è una condizione dinamica mantenuta dall’interazione continua tra condizioni opposte. Non a caso Einstein (il fisico premio Nobel che formulò la teoria della relatività), paragonando l’equilibrio vitale organico alla bicicletta, sottolineava che, in un caso e nell’altro, per non morire o cadere sia necessario muoversi.

Mangiar sano, anche dal punto di vista acido-basico, non vuol dire quindi mangiare esclusivamente alimenti alcalinizzanti, ma piuttosto sforzarsi di raggiungere l’equilibrio fra i due elementi opposti, l’acido e l’alcalino. Non esistono dunque, almeno in teoria, alimenti buoni (quelli alcalini) e alimenti cattivi (quelli acidificanti). Anche se occorre ammettere, come già detto, che la vita stressante, le abitudini alimentari poco salutari, l’inquinamento ambientale, la sedentarietà e l’uso di alcol e farmaci determinano sempre una condizione di acidosi nell’organismo. E che quindi la dieta necessaria per compensare questo squilibrio deve essere composta in larga prevalenza da alimenti alcalinizzanti.  



Cibo acido o alcalino

Dal punto di vista nutrizionale la classificazione degli alimenti in acidificanti o alcalinizzanti viene fatta in base all’influenza che questi esercitano sul corpo e non in base al sapore più o meno acido.

Così molti alimenti che hanno un gusto acido (per esempio l’uva e gli agrumi) sono considerati alcalinizzanti perché, dopo essere stati metabolizzati, lasciano nel corpo un residuo alcalino. Infatti gli acidi organici della frutta vengono facilmente demoliti e trasformati in anidride carbonica e acqua, mentre i minerali residui servono a neutralizzare gli acidi organici.

Questo vale per la maggior parte della frutta e della verdura nonché delle alghe (dulse, kelp, hiziki, nori) che contengono tutte un’elevata percentuale di minerali (come sodio, potassio, calcio, magnesio, ferro) in grado di neutralizzare grandi quantità di acidi organici. Anche il sale per il suo contenuto di sodio è un elemento alcalinizzante.

Al contrario, altri alimenti comunemente consumati (per esempio la farina e i cereali) sono spesso acidificanti, soprattutto se raffinati e quindi poveri di minerali. Poiché durante la loro demolizione e utilizzazione nell’organismo rilasciano residui di acido solforico, acido fosforico e acido cloridrico, è opportuno che il loro consumo sia sempre accompagnato da abbondanti quantità di verdure fresche o da frutta (alimenti alcalinizzanti).

Anche lo zucchero, i grassi e le proteine di origine animale sono acidificanti dopo essere stati metabolizzati.



È meglio l’acido o l’alcalino?

Qual è il giusto rapporto fra alimenti acidificanti e alcalinizzanti?

Come sempre in materia nutrizionale, le corrette proporzioni di ogni pasto variano a seconda del metabolismo di ogni soggetto, della quantità di attività fisica, degli alimenti consumati in precedenza ed eventualmente anche della profondità e del ritmo della respirazione (una respirazione profonda alcalinizza l’organismo).

Come possiamo sapere se il nostro equilibrio acido-basico è alterato? Una possibilità è data dalla semplice misurazione dell’acidità dell’urina mediante l’utilizzazione delle cartine tornasole. Si tratta di strisce di carta imbevute di uno speciale reagente che cambiano colore al contatto con sostanze acide o alcaline. Il confronto del colore della striscia con una scala colorata posta sulla confezione rivela con facilità il grado di acidità delle nostre urine. Quando la dieta è fisiologica (cioè adatta alle nostre esigenze, le urine testate al mattino al risveglio sono neutre (pH 7). Le urine dei bambini allattati al seno sono neutre o alcaline (pH 7-8).

Altro elemento semplice da interpretare è la forte sensazione di gusto amaro in bocca al risveglio. Si tratta del segnale che nell’organismo si è accumulato un eccesso di acidità: non a caso questa sensazione è più frequente dopo strapazzi alimentari, sempre acidificanti.



In conclusione

Beh, dirà qualcuno, in fondo che cosa c’è di nuovo in questo tipo di dieta, non vedendo grandi differenze nel confronto con le indicazioni dietetiche e sul corretto stile di vita che i lettori conoscono bene e che tante volte Vita e Salute ha proposto sulle proprie pagine. Effettivamente, una dieta equilibrata dal punto di vista acido-basico deve rispettare alcune caratteristiche tipiche degli stili nutrizionali che hanno una forte valenza salutistica e preventiva come, ad esempio, limitare gli alimenti proteici di origine animale (e, in generale, non eccedere con le proteine), consumare regolarmente frutta e verdure fresche e crude, evitare l’alcol e lo zucchero, preferire i cereali integrali a quelli raffinati e i legumi freschi. Un buon equilibrio acido-basico necessita anche di una adeguata e regolare attività fisica (meglio se praticata a bassa intensità e di tipo aerobico, che favorisce l’eliminazione di acidi volatili attraverso i polmoni), di un adeguato apporto d’acqua (indispensabile per facilitare l’eliminazione renale delle scorie acide, soprattutto se ricca di calcio) e di accorgimenti e pratiche adatti a compensare lo stress (dormire di notte per 6-8 ore, meditare e/o pregare, praticare yoga o altre tecniche di rilassamento, mangiare ad orari regolari masticando a lungo, ecc.). Da non dimenticare che una delicata stimolazione delle funzioni del fegato (ad esempio con l’assunzione di decotti di tarassaco oppure bevendo prima dei due pasti principali mezzo bicchiere di acqua tiepida con 50 gocce di tintura madre di Tarassaco) può aiutare in modo decisivo il ristabilimento o il mantenimento dell’equilibrio acido-basico nell’organismo. Il fegato, infatti, ha una grande capacità di eliminazione degli acidi dal corpo, 20-30 volte superiore a quella dei reni.


martedì 4 novembre 2014

NUOVI STILI DI VITA A SAN PIETRO INCARIANO - VERONA

Segnalo queste interessanti iniziative:


NUOVI STILI DI VITA 4
Economie • Alimentazione e salute
Diritti • La valle che vorrei
San Pietro in Cariano, ore 20,30

in via Beethoven, 16 • Sala Lonardi
presso il Centro Sociale

venerdì 14 novembre 2014
Economie
Scenari di macroeconomia sociale/civile per l’oggi
Maria Teresa Giacomazzi e Loredana Aldegheri, MAG Verona
Come far nascere nuclei di economie sostenibili e solidali
Paolo Agnelli, Responsabile Economia del Bene Comune

venerdì 21 novembre 2014
Diritti
I diritti degli animali-non-umani
Racconti delle problematiche del rapporto tra uomini ed animali. L’esperienza dell’isola-carcere della Gorgona.
Marco Verdone, Medico veterinario, omeopata, scrittore

venerdì 28 novembre 2014
Alimentazione e salute
Celiachia, il frumento, il glutine le intolleranze ...e molto altro
Dottor Paolo Pigozzi, Nutrizionista, omeopata, fitoterapeuta
Ecologia della nascita. E se i bambini nascessero in casa?
Lisa Forasacco, Ostetrica libera professionista, Pres. Ass. Mamaninfea

venerdì 5 dicembre 2014
La valle che vorrei
Cosa ha in serbo il futuro immediato su alcuni
dei più grossi problemi della nostra valle
i Cittadini e le Associazioni incontrano gli Amministratori

Ingresso a offerta libera e possibilità di tessera Terra Viva 2015

lunedì 3 novembre 2014