"La sanità degli uomini sta più nell'aggiustato uso della cucina e della tavola che nelle scatole degli speziali" Francesco Redi (1626-97)
lunedì 24 marzo 2014
PANINO CON AVOCADO, CHE INVIDIA!
Sull'ultimo numero di Ruotalibera, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona (di cui sono socio), potete leggere la mia proposta per una eccellente e sana merenda durante una gita in bicicletta. La trovate a pagina 17.
mercoledì 19 marzo 2014
IL SUCCO DI MELA E LA BICI
Le giornate si sono decisamente allungate e la temperatura media inizia
ad essere favorevole per piacevoli e salutari camminate o per lunghe e
rilassanti sgambate in bicicletta.
Dopo una buona prima colazione, fatta per tempo (almeno un’ora prima dell’inizio
dello sforzo) e ricca di cereali (pane integrale, fiocchi, torta fatta in
casa), latte vegetale, crema di mandorle o di nocciole, miele o malto, che cosa
metto nello zaino o nel tascapane? Un semplice contenitore con una fetta di
pane, qualche fico secco e una manciata di mandorle: una combinazione perfetta
di carboidrati semplici e complessi, proteine, grassi, minerali, vitamine e
fibre. Un peso minimo, per non gravare inutilmente sulle spalle o sui polpacci,
ma con una buona resa energetica, più che sufficiente per una gita di qualche
ora. E le bevande? Confesso che, dopo l’acqua, amo molto il succo di mela, davvero
un concentrato delle proprietà salutari di questo frutto. La ricchezza di
minerali (è abbondante il potassio, importante per il lavoro muscolare, ma non
mancano ferro, calcio e fosforo) fa del succo di mela una bevanda dissetante e tonificante,
particolarmente adatta a ristorare l’organismo durante e dopo sforzi fisici
oppure in seguito a sudorazioni abbondanti.
Esistono in commercio ottimi succhi di mela di produzione biologica. In
questi prodotti la concentrazione di zuccheri si aggira intorno al 10%. Per la
preparazione di una borraccia da bere durante una giornata attiva all’aria
aperta occorre tener presente che la concentrazione ottimale di carboidrati in
queste bevande non dovrebbe superare il 4-5%. Quantità superiori di carboidrati
rallentano infatti l’assorbimento dell’acqua. Come fare, dunque? Semplice:
basta riempire metà borraccia con ottimo succo di mela e l’altra metà con acqua.
Talvolta, nelle giornate ancora fresche, mi piace avere a disposizione una
bevanda calda. Esistono in commercio eccellenti thermos che mantengono bollenti
(o fredde) per parecchie ore le bevande contenute. Ci metto dentro del succo di
mela (diluito come sopra) e fatto preventivamente bollire con qualche pezzetto
di cannella. Una delizia reidratante, ma anche corroborante!
E alla conclusione di una bella giornata all’aperto, cosa c’è di meglio
di una bella coppa di succo di mela fresco, aromatizzato allo zenzero?
Succo di mela e zenzero (2 dosi)
4 mele (meglio rosse) da
agricoltura biologica
5 centimetri di zenzero fresco
2 cucchiai di miele di acacia o di malto di riso
4 foglie di menta fresca
Lavate le mele, tagliatele a grossi pezzi e centrifugatele con la buccia e lo zenzero tagliato a fettine. Mettete il succo in due bicchieri, aggiungete un cucchiaio di miele o di malto e decorate con un paio di foglie di menta spezzettate. Prosit!
5 centimetri di zenzero fresco
2 cucchiai di miele di acacia o di malto di riso
4 foglie di menta fresca
Lavate le mele, tagliatele a grossi pezzi e centrifugatele con la buccia e lo zenzero tagliato a fettine. Mettete il succo in due bicchieri, aggiungete un cucchiaio di miele o di malto e decorate con un paio di foglie di menta spezzettate. Prosit!
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
mercoledì 12 marzo 2014
TEMPO SPRECATO, TEMPO BEN IMPIEGATO
Mi domando qualche volta se il tempo che impiego per cucinare sia tempo
ben impiegato. Sono certo di sì. Non solo perché ho coltivato nel tempo una
certa passione per la cucina (e fare qualcosa di piacevole e gratificante è
sempre molto importante per la propria salute fisica e mentale). Ma anche perché
il rapporto stretto e quotidiano con i fornelli mi fornisce strumenti e
argomenti buoni per la mia professione. Diversi miei pazienti, ad esempio,
quando propongo loro di preparare il riso integrale si scoraggiano non appena
spiego la ricetta nei particolari (sì, anche questo è compreso nelle mie
prescrizioni) rivelando che per una buona cottura del riso serve almeno un’ora.
“Un’ora?! Non ho mica tutto questo tempo!” è la risposta che quasi sempre
ricevo. Devo subito spiegare che il riso integrale si cuoce da solo, che non
occorre stare lì a guardarlo per 60 minuti e che si può, in quel tempo, fare
proficuamente dell’altro: leggere, ricamare, pulire il bagno, scrivere,
lavorare al computer, sistemare il terrazzo e riordinare le piante, parlare con
i figli, correggere i compiti. Non solo, il riso integrale si può cuocere con
largo anticipo (la sera per il giorno dopo), senza paura che scuocia. E quello
che avanza (meglio se non condito) può aspettare in frigorifero anche per 4-5
giorni che arrivi il suo turno per andare in tavola. Buono e gustoso come
appena cotto. Insomma, il riso integrale più che una complicazione, a me sembra
sinceramente una gran comodità.
Dopo trent’anni che faccio questo mestiere, mi sembra ormai di aver
capito almeno un paio di cose. La prima, che chi ha qualche disturbo è una
persona che (non sempre, ma spesso) sottovaluta l’importanza di dedicare un po’
di tempo a cucinare il proprio cibo. E la seconda: che un primo segnale della
voglia di stare bene è proprio la decisione di (ri)cominciare a cucinare.
Più cala il tempo dedicato alla cucina (secondo le statistiche siamo a
30 minuti per il pranzo e altrettanti per la cena) più si riduce la qualità del
nostro cibo. Siamo molto lontani dai tempi di mia nonna Pina che, nella sua
praticità, preparava per pranzo un minestrone eccellente e profumato non
dimenticando di mettere sul fuoco la pentola alle 7 del mattino (anche se poi
lei se ne andava in giro per spese e chiacchiere per 3-4 ore).
Una ricerca effettuata qualche anno fa qui a Verona dal Servizio di
Diabetologia Pediatrica dell’Università e dall’ULSS 20 sulle abitudini
alimentari dei ragazzi della scuola dell’obbligo ha scoperto proprio questo:
nelle famiglie dove si cucina meno aumentano l’obesità infantile, il consumo di
alimenti “spazzatura” (bibite zuccherate, prodotti da forno industriali, piatti
precotti, ecc.) e si riduce, al contrario, la presenza sulla tavola di frutta e
verdure fresche.
Con questo spirito, con la consapevolezza che state facendo qualcosa di
importante e di buono non solo per riempire lo stomaco, ma anche per la vostra
salute psicofisica, cimentatevi nella preparazione di questo piatto.
Seitan profumato (per 4 persone)
400 g di seitan
1 limone
1 arancia
1 spicchio di aglio
1 bicchiere di salsa di pomodoro
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di salsa di soia
2 cucchiai di olio extra vergine
d’oliva
Preparate una marinata mescolando il succo degli agrumi, la salsa di
soia, il prezzemolo, l’aglio tritato e la salsa di pomodoro. Tagliate in
quattro fette il seitan e immergetelo nella salsa per 3-4 ore. In una padella
mettete l’olio, fate scaldare dolcemente e aggiungete il seitan. Rivoltatelo
rapidamente un paio di volte e aggiungete la marinata. Fate asciugare a fuoco
molto dolce e servite con una insalata primaverile e pane integrale tostato.
lunedì 3 marzo 2014
TELEVISIONE, BAMBINI E OBESITA'
Sappiamo con certezza che il sovrappeso e l’obesità durante
l’infanzia e l’adolescenza fanno aumentare il rischio per diabete e malattie
cardiovascolari da adulti. I fattori in gioco, come sempre, sono più di uno.
Tuttavia, è ormai evidente che la televisione, anche da questo punto di vista,
gioca un ruolo non secondario. Di che si tratta? Uno studio olandese (International Journal of Obesity, 2011 Dec13) testimonia come il tempo passato dai ragazzi davanti alla televisione
rappresenti un importante fattore di rischio per il sovrappeso. Un campione di
4.072 bambini olandesi con età compresa tra 4 e 13 anni sono stati monitorati
anche nelle abitudini alimentari e nell’attività fisica svolta. I dati mostrano
che il rischio aumenta in modo consistente quando il tempo passato davanti alla
televisione è superiore a un’ora e mezza al giorno. Buttare via il televisore è
dunque l’unica alternativa? Non proprio. Alcune ulteriori informazioni ricavate
da questo studio suggeriscono che l’effetto negativo della tv non è
automaticamente generato dalla sua presenza in casa e che il comportamento poco
desiderabile dei ragazzi si può prevenire. Si è osservato, ad esempio, che il
rischio di passare troppo tempo davanti alla tv aumenta quando in casa sono
presenti più di due televisori, quando la tv è collocata anche in camera da
letto e quando, infine, in casa non sono concordate delle regole sul tempo da
dedicare alla tv.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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