giovedì 22 settembre 2016

CONSERVAZIONE E VITAMINE




Ricevo e pubblico:

DOMANDA

La conservazione in frigorifero degli alimentivegetali (frutta e verdure) oppure la cottura quanto incidono nella riduzione del contenuto di vitamine?

RISPOSTA

Il tempo trascorso dalla raccolta, la temperatura più o meno elevata alla quale gli ortaggi sono stoccati, l’esposizione all’aria sono tutti fattori che influiscono in modo considerevole sul contenuto vitaminico degli ortaggi.
Chi riesce dunque a consumare ortaggi (e frutti) appena colti e al giusto punto di maturazione non solo consuma alimenti con qualità organolettiche impagabili, ma riesce a introdurre nell’organismo anche quantità rilevanti di vitamine.
Se, al contrario, il momento e il luogo della raccolta sono molto lontani, non solo la qualità organolettica è scadente, ma anche quella nutrizionale è piuttosto compromessa. Insomma, la filiera corta (come si ama definire oggi quello che l’umanità ha sempre ritenuto un valore: cioè consumare alimenti di stagione e preferibilmente prodotti nel proprio territorio) paga. Non solo in termini economici (se acquisto direttamente dal produttore, ad esempio, non devo pagare il servizio del grossista), ma anche in senso organolettico e nutrizionale.
Vediamo, a questo proposito, qualche dato interessante.
Gli spinaci biologici appena raccolti contengono circa 70 mg/100 g di vitamina C. Se il giorno stesso vengono stufati (cioè cotti con un metodo che riduce al minimo la dispersione delle vitamine), arriverà nel nostro piatto il 70% di quella vitamina.
Se prendiamo in considerazione la stessa quantità di spinaci non di coltivazione biologica, questi contengono all’origine circa il 15% in meno di vitamina C (cioè 55-60 mg/100 g). Supponiamo inoltre che questo ortaggio, nel passaggio dal campo al banco del fruttivendolo, sia mantenuto per 24 ore a temperatura ambiente e che sia infine conservato per altri 3-4 giorni in frigorifero prima di essere cotto in acqua. Se l’acqua di cottura non sarà in qualche modo recuperata, la quantità di vitamina C che arriverà nel nostro piatto sarà poco più del 30% di quella iniziale (circa 18 mg).
Risultati simili si ottengono se consideriamo un vegetale più resistente come le patate.
Se le patate sono consumate nei mesi autunnali (lessate con la buccia), arriva nel nostro piatto circa il 70% della vitamina C presente nel tubero al momento della raccolta. Se le stesse patate sono cotte e mangiate dopo diversi mesi dalla raccolta (nella primavera successiva), la vitamina C che rimane nell’alimento è solo il 30% di quella iniziale.

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