mercoledì 2 agosto 2017

LA SCAROLA, BUONA ANCHE PER IL FEGATO




Si tratta di una varietà di cicoria indivia a foglie larghe che si consuma sia cruda che cotta. Il sapore è gradevolmente amaro per la presenza dei principi attivi tipici di tutti i numerosi ortaggi che derivano dalla cicoria selvatica (oltre alla scarola, la catalogna, il radicchio di Verona, di Castelfranco e di Treviso, la cicoria di Bruxelles, il grumolo, la cicoria da taglio, ecc.). I principi amari della scarola stimolano l’attività dello stomaco e favoriscono la produzione di bile da parte del fegato. Una insalata cruda che contenga anche qualche foglia di scarola, specialmente se consumata come antipasto, aiuta l’assimilazione degli alimenti e favorisce la digestione del pasto, soprattutto se la sua composizione è complessa e ricca di grassi. La scarola è un alimento che apporta pochissime calorie (16 kcal/100 g), ma con un buon contenuto di minerali. Tra i più significativi possiamo ricordare il calcio, il ferro e il fosforo. Interessante anche il contenuto di vitamina A (213 microgrammi/100 g), che corrispondono a circa un terzo del fabbisogno giornaliero per un adulto. Per mantenere integre queste caratteristiche nutrizionali è opportuno ricordare che la scarola andrebbe consumata prevalentemente cruda (meglio se entro 1-2 giorni dalla raccolta) oppure dopo una rapida stufatura in padella con aglio. Da evitare invece la lessatura che comporta una perdita rilevante di vitamine e di sali minerali. Ottima, da questo punto di vista, la classica preparazione napoletana denominata “pizza con la scarola”, una doppia sfoglia di pasta di pane imbottita con scarola leggermente stufata, olive nere, noci o pinoli, acciughe e cotta al forno. Non dimentichiamo, infine, che la scarola contiene anche una discreta quantità di fibre (1,6 g/100 g) che mantengono una corretta funzionalità intestinale e consentono la produzione di feci morbide e facilmente eliminabili.

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