Avete
l’abitudine di consumare alimenti confezionati in scatole di metallo (pesce
conservato, salsa di pomodoro, pelati, zuppe, frutta sciroppata, legumi cotti, ecc.)?
Il loro aspetto solido e immutabile (apparentemente per l’eternità) e la loro
facile conservabilità vi hanno da sempre affascinato? Vi sembra che
l’impenetrabilità del metallo possa proteggere il cibo e voi che lo consumate
dalle aggressioni batteriche? Mi dispiace minare le vostre granitiche certezze,
ma è probabilmente preferibile che vi orientiate più decisamente sugli alimenti
freschi. Sulla rivista Journal of
American Medical Association (2011;306(20):2218-2220) sono stati pubblicati alcuni dati allarmanti:
nelle urine di chi consuma regolarmente cibi in lattina aumenta la
concentrazione di bisfenolo A. Il problema è che le concentrazioni urinarie di
questa sostanza sono direttamente correlate con il rischio cardiovascolare e il
diabete. In altre parole, più consumi scatolette, più aumenta il rischio per le
malattie ricordate. Il bisfenolo A è presente nei cibi
inscatolati come sottoprodotto degli speciali rivestimenti epossidici
utilizzati per verniciare le pareti interne dello scatolame e prevenirne la
corrosione. Dicono i ricercatori che mangiare una porzione al giorno di cibo inscatolato
aumenta di ben 20 volte la quantità di bisfenolo A reperibile nelle urine
rispetto a chi consuma abitualmente alimenti non conservati. In Europa questo
composto è stato eliminato dai biberon, ma è ancora usato nelle lattine.
Sarebbe prudente eliminarlo del tutto. O, ancora meglio, privilegiare i cibi
freschi.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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