martedì 27 dicembre 2016

STITICHEZZA, CARNE E FORMAGGI


Stitichezza da consumo eccessivo di proteine animali 

Negli ultimi decenni nei Paesi occidentali e naturalmente anche in Italia le abitudini alimentari tradizionali sono state stravolte e rovesciate. Il consumo di alimenti è aumentato quantitativamente (con indubbi riflessi positivi, come la scomparsa delle manifestazioni da carenze nutrizionali), ma si è anche sbilanciato a favore di abitudini estranee alla nostra cultura e tradizione, come ad esempio il notevole consumo di carne e di latticini. Diventati per molti la base del pasto, e non più usati come modesta integrazione di un pasto composto prevalentemente da cereali e ortaggi crudi e cotti, i cibi proteici di derivazione animale non contribuiscono per niente al formarsi di feci morbide e voluminose. Anzi, l’eccessiva presenza di carne e formaggi nella dieta è sicuramente all’origine di un forte rallentamento della progressione delle feci nell’intestino. Inoltre il materiale fecale così faticosamente formato ed espulso ha spesso l’aspetto cosiddetto “caprino”: piccole sfere molto scure, secche e dure. Infine, i cibi vegetali, al contrario di quelli animali, favoriscono lo sviluppo di un’adeguata flora batterica intestinale che concorre, per la sua parte, alla formazione e all’espulsione di feci voluminose e morbide.
(Dal mio libro "Riattiva il tuo intestino. Prevenire e combattere la stitichezza con i metodi naturali")

mercoledì 21 dicembre 2016

PANFRUTTO PER CICLISTI

E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. A pagina 17 trovate la mia ricetta del "Panfrutto FIAB", speciale per sostenere chi pedala in queste giornate impegnative.

giovedì 8 dicembre 2016

CIBO E RAFFREDDORE A VERONA PER SPAZIO 65+



Nell'ambito dell'iniziativa Spazio 65+ a cura della Cooperativa Sociale Aribandus di Verona, tre incontri riservati agli over 65 con il dott. Paolo Pigozzi.
Martedì 6 dicembre 2016 si è tenuto il primo (A tavola con il diabete e l'ipertensione).

I prossimi incontri con il Dott. Paolo Pigozzi:

MARTEDI 13 DICEMBRE 2016
ORE 16,30-18
"La dieta per il raffreddore e l'influenza"

MARTEDI 20 DICEMBRE 2016
ORE 16,30-18
"I cibi che fanno bene all'intestino e alla digestione (la stitichezza)"

Gli incontri si terranno presso la sede della Cooperativa Aribandus, Via Morelli 17 a Verona (zona Stadio)

Il programma completo qui.

Info: 045564362/3383364111; info@spazio65plus.it
 

domenica 20 novembre 2016

MIRTILLI, FLAVONOIDI E ICTUS





I flavonoidi e i caroteni contenuti nel mirtillo favoriscono la rigenerazione delle superfici interne ed esterne del corpo (mucose e cute) e mantengono l'integrità delle pareti dei vasi sanguigni. Non a caso, gli estratti di mirtillo sono impiegati in terapia da parecchi decenni, specialmente nei confronti di alcuni disturbi degli occhi (retinite pigmentosa, retinopatia diabetica, degenerazione maculare) e per il trattamento e la prevenzione delle vene varicose, delle emorroidi, delle gastriti e delle ulcere dello stomaco.
I flavonoidi hanno inoltre proprietà antinfiammatorie, antiallergiche, antivirali e anticancerogene e sono probabilmente in grado di modulare e di regolare diversi altri aspetti del funzionamento dell'organismo. Stimolano tra l'altro l'attività della vitamina P, un insieme di fattori che potenziano la vitamina C, costituendo un complesso che protegge la struttura dei capillari, impedisce le emorragie e concorre alla prevenzione delle varici. I flavonoidi, inoltre, preservano tutto l'organismo dai danni provocati dai radicali liberi.
Alcuni ricercatori dell’Università del Massachusetts hanno scoperto che i mirtilli sono in grado di ridurre i danni alle cellule cerebrali provocati da un ictus. Le esperienze (per il momento condotte in laboratorio su cellule isolate) hanno dimostrato che la somministrazione di un estratto di mirtillo ha dimezzato il rischio che le cellule cerebrali danneggiate morissero. Secondo gli scienziati, questo risultato (che va comunque confermato con esperienze sull’uomo) fa pensare che i mirtilli potrebbero proteggere il cervello dai danni provocati dall’ictus.

domenica 6 novembre 2016

CAVOLINI DI BRUXELLES E TUMORI




La famiglia botanica delle Crocifere (alla quale appartiene il cavolo di Bruxelles) è oggi tra le più studiate per le notevoli proprietà antitumorali che dimostra di possedere. La scienza moderna conferma dunque la speciale considerazione di cui i cavoli sono fatti oggetto nella tradizione popolare. Il cavolo di Bruxelles contiene diverse sostanze dotate di proprietà anticancro. È noto da tempo che nelle popolazioni che consumano abbondantemente i cavoli l’incidenza del cancro (e soprattutto dei tumori alla mammella, all’intestino e alla prostata) è minore. Le sostanze protettive (ditioltioni, glucosinolati, indoli, isotiocianati, cumarine, fenoli...) agiscono in pratica disintossicando l’organismo ed aiutandolo ad eliminare rapidamente le sostanze tossiche prodotte dal metabolismo o introdotte dall’ambiente. Il cavolo di Bruxelles è inoltre piuttosto ricco di vitamina C: 100 g ne contengono circa 80 mg, una quantità superiore al fabbisogno giornaliero per un adulto (60 mg). È noto che la vitamina C garantisce buona efficienza al sistema immunitario e aiuta a prevenire non solo le banali patologie infettive (raffreddori, sinusiti, influenze...), ma anche le malattie cardiovascolari, i tumori e perfino la cataratta. Il cavolo di Bruxelles contiene anche una buona quantità di acido folico, indispensabile per la produzione dei globuli rossi e per la sintesi di nuove proteine. La sua carenza determina difficoltà nel normale accrescimento dei tessuti organici, con danni soprattutto all’apparato digerente e all’apparato genitale. L’acido folico, inoltre, è essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso del feto. Tutte queste preziose proprietà nutrizionali sono conservate integre quando i cavoli sono mangiati crudi (come si può fare con verze e cappucci) oppure leggermente scottati a vapore (è il caso dei cavoli di Bruxelles). È possibilmente da evitare la cottura prolungata in piena acqua che favorisce la dispersione di almeno il 50% delle sostanze protettive più importanti. Infine, ricordiamo che i cavoli (a differenza della quasi totalità degli altri ortaggi) contengono anche una discreta quantità di proteine: in una porzione di cavoli di Bruxelles cotti possiamo anche trovare il 6-7% di proteine vegetali. A titolo di confronto, è utile sapere che in un piatto di riso brillato lessato e condito con olio d’oliva le proteine arrivano a malapena al 2%.

domenica 30 ottobre 2016

I CALCOLI, L'ACQUA, LA DIETA


Negli ultimi anni sono state condotte ricerche cliniche (effettuate cioè su soggetti umani e non su animali) i cui risultati hanno letteralmente capovolto alcuni dei tradizionali consigli che da almeno 50 anni i medici davano ai loro pazienti dopo una colica renale. Per molti decenni, infatti, le prescrizioni d’obbligo per i pazienti portatori di calcoli renali sono sempre state le stesse: bere molto ed evitare gli alimenti e le acque ricche di calcio. Oggi, alla luce di questi studi, i suggerimenti tradizionali andrebbero almeno parzialmente modificati e integrati. Anche perché la formazione dei calcoli nelle vie urinarie si è rivelato un fenomeno più complesso del previsto e influenzato notevolmente dall’insieme delle abitudini alimentari e dallo stile di vita piuttosto che dal semplice eccesso dietetico di calcio.

Bere molto fa bene
Viene in ogni caso confermata la grande utilità preventiva di un abbondante apporto di acqua e di liquidi. Bere a sufficienza è necessario per diluire le urine, per migliorare l’eliminazione renale delle scorie e quindi per ridurre il rischio di formazione dei calcoli. A questo proposito, è opportuno rammentare che lavorare o fare attività sportiva all’aria aperta (specialmente se è richiesto un certo impegno fisico) determina sempre un aumento delle perdite di acqua dall’organismo. Perdite che avvengono sia con la sudorazione sia attraverso l’aumento dell’attività polmonare. L’eliminazione di acqua dall’organismo può arrivare (in condizioni estreme di temperatura e di sforzo) anche a diversi litri al giorno. È ovvio che se l’acqua eliminata non viene in qualche modo reintegrata le urine avranno volume ridotto e diventeranno molto concentrate: due condizioni che favoriscono la formazione di calcoli nell’apparato urinario. Chi tende a formare calcoli nelle vie urinarie non dimentichi dunque mai di bere a sufficienza e/o di consumare qualche frutto fresco, specialmente durante gli sforzi fisici.

L’apporto di calcio e le fibre hanno un effetto protettivo
Sorprendentemente, è risultato da questi studi che l’apporto di calcio con la dieta non aumenta, ma riduce il rischio di formazione di calcoli renali. Anche il potassio (abbondante nella frutta e nei vegetali crudi) protegge dai calcoli. Mentre invece l'assunzione di calcio con integratori alimentari e l’eccesso di proteine animali (carne, formaggi, pesce, uova), di sodio (si trova abbondante negli alimenti conservati, trasformati e precotti) e di zucchero (attenzione ai dolciumi, ai prodotti da forno e alle bevande gasate) possono aumentare il rischio.
Inoltre, un chiaro effetto protettivo è esercitato dagli alimenti ricchi di fibre (come la frutta e le verdure, i cereali integrali e i legumi). Probabilmente il fitato, un componente delle fibre presenti nei vegetali e nei cereali integrali, potrebbe ridurre lo sviluppo di calcoli renali inibendo la formazione di cristalli di ossalato di calcio.
Da ultimo, un fattore di rischio evidente è costituito dall’obesità. Più il corpo si allontana dal peso forma, maggiore risulta l'escrezione renale di calcio, di ossalato e di acido urico, aumentando così il rischio di calcoli renali a base di calcio.

Alcune considerazioni pratiche
Che l’eccessiva presenza di calcio nella dieta faccia aumentare il rischio di formazione di calcoli nelle vie urinarie è una affermazione che oggi non possiamo più ritenere attendibile. È vero, casomai, il contrario: una dieta ricca di calcio previene la formazione dei calcoli renali. Ne deriva che non è assolutamente il caso di essere sospettosi nei confronti delle acque molto calcaree distribuite da diversi acquedotti. Oggi è evidente che il calcio presente nell’acqua potabile fa male solo al ferro da stiro, alla lavatrice e allo scaldabagno elettrico. Le acque minerali minimamente mineralizzate (quelle “leggerissime”, con un residuo fisso inferiore a 50 mg/litro e oggetto di insistenti campagne pubblicitarie) non dovrebbero essere bevute regolarmente, ma solo durante le infiammazioni delle vie urinarie o per aiutare l’eliminazione dei calcoli già formati. Dal punto di vista preventivo sono senz’altro più interessanti le acque minerali ricche di calcio (le “acque calciche” ne contengono almeno 150 mg/litro). La dieta, infine, dovrebbe prevedere un consumo moderato di carne, formaggi e uova e dare più spazio ai cereali integrali e ai vegetali freschi e crudi. Ricordo infine alcuni alimenti particolarmente ricchi di calcio: mandorle, nocciole, fichi secchi, rucola, prezzemolo, radicchi, cavoli.

lunedì 24 ottobre 2016

CELIACHIA E GLUTINE A QUINZANO (VR)

LA CELIACHIA, IL GLUTINE E MOLTO ALTRO A QUINZANO (VR) 

PER AUSER

GIOVEDI 27 OTTOBRE 2016 ORE 15,30
presso
PIAZZA RIGHETTI 2
QUINZANO (VR)
 
con il Dr. Paolo Pigozzi


Info: circolo.quinzano@auser.vr.it

giovedì 20 ottobre 2016

VERDURE E BAMBINI A MONTECCHIO MAGGIORE (VI)


MERCOLEDI 26 OTTOBRE 2016 

ore 20,45

presso 

La Madre Terra

Via Tecchio 93, Montecchio Maggiore (VI)


"CUCINA A COLORI"

Come aiutare i bambini a mangiare frutta e verdura
 

Con il Dr. Paolo Pigozzi - medico chirurgo, nutrizionista, fitoterapeuta e omeopata

Ingresso gratuito

Info: 0444 496507; negoziolamadreterra@ecorinascere.org  

lunedì 17 ottobre 2016

IL RAFFREDDORE SI PREVIENE ANCHE A TAVOLA




L’allontanarsi della bella stagione e l’abbassamento della temperatura, la ripresa a pieno ritmo dell’attività scolastica e lavorativa (con lo stress relativo), l’aumento dell’inquinamento atmosferico soprattutto nelle zone urbane (per il traffico motorizzato e l’accensione dei riscaldamenti domestici) sono tutti fattori che possono giustificare l’incremento delle cosiddette malattie da raffreddamento che, a partire da queste settimane, diventano decisamente più frequenti.
Stiamo parlando ovviamente di raffreddori, ma anche di sinusiti, di mal di gola (laringiti e faringiti), di tonsilliti, di tracheiti fino alle più serie bronchiti e polmoniti. Nei bambini è anche frequente l’interessamento dell’orecchio medio, con otiti catarrali spesso molto dolorose. Da ricordare infine gli episodi febbrili, definiti spesso come “influenzali”.
Al di là del disagio soggettivo che indubbiamente comportano, questi problemi non sono quasi mai gravi (salvo il caso di chi è già in difficoltà per una patologia cronica come, ad esempio, l’insufficienza renale, una cardiopatia, una bronchite cronica oppure semplicemente ha un’età avanzata). Tuttavia una loro frequente ripetizione e, soprattutto, le conseguenze di un sistematico trattamento farmacologico (spesso autoprescritto e talora sovradimensionato rispetto alle effettive necessità) possono incidere negativamente sul benessere e sulla qualità della vita.

Alimentazione e sistema immunitario
L’accento messo sulle cause ambientali non deve tuttavia far passare in secondo piano il fatto che anche lo stile di vita (l’insieme di attività fisica, alimentazione, riposo, emozioni, ecc.) concorre a mantenere alta o, al contrario, a deprimere l’efficienza del sistema immunitario. Altrimenti non ci potremmo spiegare come mai, a parità di condizioni ambientali, solo una parte di coloro che lavorano nello stesso ufficio, che frequentano la stessa classe o che vivono nella stessa famiglia si ammala. Evidentemente in quelli che rimangono sani il sistema difensivo dell’organismo ha funzionato a dovere.
In particolare, è noto da tempo che le abitudini alimentari influiscono in modo preciso anche sul buon funzionamento del sistema immunitario.
Il consumo prevalente di cereali raffinati (che mancano non solo di fibre, ma anche e soprattutto di vitamine, di oligoelementi, di aminoacidi), la scarsità di vegetali freschi e di stagione, l’eccesso di proteine e di zucchero, gli additivi presenti in moltissimi alimenti mangiati giornalmente da grandi e piccoli sono tutti elementi che caratterizzano una alimentazione di scarso pregio che non aiuta certo l'efficacia dell'immunità naturale.

giovedì 13 ottobre 2016

LE CASTAGNE A RADIO POPOLARE


E' disponibile il podcast della trasmissione "Vi racconto l'agricoltura" a cura di Giorgio Vincenzi, in onda ogni giovedì dalle 11.30 alle 12,30 su Radio popolare Verona. Durante il mio intervento, a partire dalle 12,15, parlo di castagne, con suggerimenti per un corretto consumo.

giovedì 6 ottobre 2016

STARE IN SALUTE MANGIANDO A RADIO POPOLARE VERONA




E' iniziata oggi, su Radio Popolare Verona,  la mia collaborazione con la trasmissione settimanale "Vi racconto l'agricoltura. Fatti, personaggi e opportunità" a cura di Giorgio Vincenzi. Ogni giovedì, dalle 11,30 alle 12,30, notizie e interviste per comprenderei fatti che riguardano certamente l'agricoltura e i contadini, ma anche tutti noi, visto che dai campi proviene la totalità degli alimenti che arrivano, direttamente o indirettamente, sulla nostra tavola.
Nello spazio che mi è stato riservato ("Stare in salute mangiando" dalle 12,15 alle 12.30) affronteremo di volta in volta temi relativi al rapporto tra la salute e l'alimentazione.
In programma:
  • I benefici della frutta autunnale: mele, castagne, kiwi, kaki (il podcast è già disponibile qui)
  • Alimentazione e obesità
  • Miele, polline e pappa reale
  • L'aglio, più che un alimento, una medicina
  • Prevenire il raffreddore a tavola
Potete ascoltare la trasmissione in streaming ogni giovedì a partire dalle 11.30 collegandovi al sito della radio oppure, comodamente, scaricando il podcast della trasmissione.
Buon ascolto.

domenica 2 ottobre 2016

IL RADICCHIO DI VERONA IGP A CONVEGNO




Domenica 9 ottobre 2016 
Verona, Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra
ore 15,50

Parteciperò al convegno 

"Il Radicchio di Verona IGP nelle Grandi Valli Veronesi"

con una relazione su
"Verdure, radicchi e cicorie: 
alimenti importanti per la nostra salute"

giovedì 22 settembre 2016

CONSERVAZIONE E VITAMINE




Ricevo e pubblico:

DOMANDA

La conservazione in frigorifero degli alimentivegetali (frutta e verdure) oppure la cottura quanto incidono nella riduzione del contenuto di vitamine?

RISPOSTA

Il tempo trascorso dalla raccolta, la temperatura più o meno elevata alla quale gli ortaggi sono stoccati, l’esposizione all’aria sono tutti fattori che influiscono in modo considerevole sul contenuto vitaminico degli ortaggi.
Chi riesce dunque a consumare ortaggi (e frutti) appena colti e al giusto punto di maturazione non solo consuma alimenti con qualità organolettiche impagabili, ma riesce a introdurre nell’organismo anche quantità rilevanti di vitamine.
Se, al contrario, il momento e il luogo della raccolta sono molto lontani, non solo la qualità organolettica è scadente, ma anche quella nutrizionale è piuttosto compromessa. Insomma, la filiera corta (come si ama definire oggi quello che l’umanità ha sempre ritenuto un valore: cioè consumare alimenti di stagione e preferibilmente prodotti nel proprio territorio) paga. Non solo in termini economici (se acquisto direttamente dal produttore, ad esempio, non devo pagare il servizio del grossista), ma anche in senso organolettico e nutrizionale.
Vediamo, a questo proposito, qualche dato interessante.
Gli spinaci biologici appena raccolti contengono circa 70 mg/100 g di vitamina C. Se il giorno stesso vengono stufati (cioè cotti con un metodo che riduce al minimo la dispersione delle vitamine), arriverà nel nostro piatto il 70% di quella vitamina.
Se prendiamo in considerazione la stessa quantità di spinaci non di coltivazione biologica, questi contengono all’origine circa il 15% in meno di vitamina C (cioè 55-60 mg/100 g). Supponiamo inoltre che questo ortaggio, nel passaggio dal campo al banco del fruttivendolo, sia mantenuto per 24 ore a temperatura ambiente e che sia infine conservato per altri 3-4 giorni in frigorifero prima di essere cotto in acqua. Se l’acqua di cottura non sarà in qualche modo recuperata, la quantità di vitamina C che arriverà nel nostro piatto sarà poco più del 30% di quella iniziale (circa 18 mg).
Risultati simili si ottengono se consideriamo un vegetale più resistente come le patate.
Se le patate sono consumate nei mesi autunnali (lessate con la buccia), arriva nel nostro piatto circa il 70% della vitamina C presente nel tubero al momento della raccolta. Se le stesse patate sono cotte e mangiate dopo diversi mesi dalla raccolta (nella primavera successiva), la vitamina C che rimane nell’alimento è solo il 30% di quella iniziale.

giovedì 15 settembre 2016

ATTENZIONE ALLE AFLATOSSINE!




Ricevo e pubblico:

DOMANDA:

Ho sentito parlare delle aflatossine e del fatto che possono contaminare alcuni alimenti. Di che si tratta?
P.A.

RISPOSTA 

La possibile contaminazione degli alimenti da parte di funghi che producono varie tossine (micotossine) è certamente un problema importante. Infatti esistono leggi nazionali e europee che hanno fissato i controlli da effettuare e i limiti da non superare per tutelare la salute dei consumatori. L’ingestione di alcune micotossine (in particolare le aflatossine) può produrre distrurbi digestivi, ma soprattutto è sospettata di aumentare il rischio di tumore del fegato. Sono oggetto della contaminazione soprattutto i semi oleosi e i cereali. Attraverso mangimi o alimenti contaminati, anche il latte vaccino, il latte in polvere, i formaggi e perfino il latte di donna possono contenere aflatossine.
Le micotossine (e le numerose sostanze potenzialmente tossiche che si trovano in svariati alimenti di uso comune) non sono tuttavia dannose in assoluto, ma la loro pericolosità (ovviamente entro certi limiti) è mitigata o accentuata da diversi fattori come lo stato di salute generale, l’eventuale uso di farmaci  o le abitudini alimentari. A questo proposito, il prof. Oliver Alabaster, cancerologo dell’università di Washington, afferma che la tossicità delle aflatossine è importante soprattutto nel contesto di una dieta eccessivamente ricca di grassi e di proteine. Molti vegetali freschi e crudi, infine, apportano all’organismo una grande quantità di sostanze che contrastano l’azione tossica di svariati composti, sia naturali che di sintesi.
Ecco alcuni accorgimenti per limitare il più possibile l’impatto con questo problema:
  • Riponete le farine e i semi che servono per la vostra alimentazione in ambienti freschi e areati oppure in frigorifero;
  • Non conservate le derrate nel congelatore domestico per molti mesi: con il freddo i processi di degradazione degli alimenti sono certamente molto lenti, ma non sono bloccati;
  • Acquistate semi oleosi di provenienza esotica (anacardi, arachidi) solo in piccola quantità: eviterete di doverli conservare a lungo in casa, magari in condizioni poco idonee;
  • Non consumate semi o farine con sapore stantio o rancido;
  • Accompagnate sempre il consumo dei farinacei e dei semi oleosi con verdure crude o con frutta fresca.

venerdì 9 settembre 2016

CELIACHIA E GLUTINE (E MOLTO ALTRO) A SANGIOBIO 2016



Sabato 24 e domenica 25 settembre 2016 a San Giovanni Lupatoto (VR) in Piazza Umberto due giornate per conoscere ed approfondire il settore del benessere naturale biologico e biodinamico, con stand commerciali di eccellenze alimentari, medicine naturali, terapie olistiche e bionaturali, yoga, ayurveda, shiatsu, Reiki, cosmesi - igiene, massaggi, integrazione posturale, prodotti biologici, erboristeria.

Interverrò anch'io (domenica 24 alle 16,30) per una conversazione su:

CELIACHIA E INTOLLERANZE AL GLUTINE:
CONOSCERLE E NON AVERNE PAURA

Info:  https://www.facebook.com/fiammettaeilsorrisointavola; sangiobio

giovedì 8 settembre 2016

SEITAN: PREPARARLO IN CASA




A beneficio di chi vuole cimentarsi nella fabbricazione casalinga del seitan, ecco la sequenza delle semplici operazioni che consentono di ottenere un buon risultato finale.
  • Impastate con acqua tiepida 1-2 kg di farina biologica di frumento di tipo 2 (si tratta della qualità leggermente setacciata). Dovrete ottenere una massa non appiccicosa, ma ancora morbida. Un impasto prolungato (15 minuti) garantirà una migliore formazione del glutine.
  • Lasciate riposare l’impasto in una terrina, coperto d’acqua tiepida, per almeno 30 minuti.
  • Versate l’acqua e riprendete in mano l’impasto (prendetene solo metà se la massa è di grosse dimensioni).
  • Manipolate vigorosamente l’impasto tenendolo sotto un filo di acqua corrente fredda. L’acqua che esce da sotto le mani è biancastra perché ricca di amido.
  • Continuando la manipolazione, l’impasto (progressivamente privato dell’amido) diventa notevolmente più piccolo. Questa fase della lavorazione termina quando l’acqua che cola dalle mani non sarà più bianca, ma rimarrà limpida.
  • Avvolgete la massa elastica costituita in gran parte da glutine in un tovagliolo pulito e fatela cuocere in acqua bollente salata e aromatizzata a piacere (con rosmarino, alloro, salsa di soia, zenzero fresco, ecc.) per circa 30-40 minuti. Il seitan è così pronto per essere utilizzato nelle vostre ricette. Se non è consumato subito, il seitan (coperto dal brodo di cottura) si conserva in frigorifero per non più di una settimana.