mercoledì 27 febbraio 2019

IL CARCIOFO: FEGATO E RENI


Premesso che le proprietà terapeutiche del carciofo risiedono principalmente nelle foglie della pianta (e solo in parte nei capolini fiorali che costituiscono la parte commestibile del vegetale), il consumo di questo gustoso ortaggio è comunque vantaggioso per la nostra salute. 
Il carciofo è infatti in grado di stimolare la produzione di bile e di migliorare l’attività del fegato. Il consumo di carciofi (stufati o lessati a vapore, ma le parti più tenere si mangiano anche crude) è utile per tutti coloro che soffrono di digestione difficile, di aumento del colesterolo nel sangue, di arteriosclerosi. 
Il carciofo inoltre attiva la funzione depurativa renale. Per via urinaria sono eliminati, tra l’altro, i residui azotati del metabolismo e il carciofo è quindi utile nella gotta, nelle artrosi e in molte malattie della pelle.
Poche le limitazioni al consumo del carciofo. La notevole ricchezza di fibre (quasi il 6%) potrebbe accentuare qualche indesiderata fermentazione intestinale. Infine, le mamme che allattano è bene che non consumino carciofi in abbondanza perché la produzione del latte potrebbe essere ostacolata. 

lunedì 18 febbraio 2019

LA LENTICCHIA


La lenticchia è sicuramente una delle piante commestibili più antiche del mondo e ancora oggi è uno dei pilastri della dieta quotidiana per molti popoli, soprattutto orientali. La lenticchia ha un elevato potere nutritivo (contiene quasi 300 kcal per 100 g), ma nello stesso tempo è il legume che contiene la minor quantità di grassi (circa l’1%). Il contenuto proteico delle lenticchie (quasi il 23%) supera quello di tutti gli altri legumi tradizionalmente consumati (ad eccezione della soia) e potrebbe spiegare da solo il grande favore che l’umanità ha sempre accordato a questo legume. 
Una porzione di lenticchie (preferibilmente ad integrazione di un piatto di cereali) è consigliata a tutti coloro che svolgono una attività fisica intensa (ragazzi, sportivi, lavoratori manuali). La lenticchia è utilissima per le madri che allattano e per i diabetici (riduce la glicemia dopo il pasto). Numerose ricerche testimoniano che il consumo regolare di legumi (le lenticchie sono tra i legumi più digeribili) può contribuire a prevenire e a curare parecchie patologie degenerative come il diabete, l'aumento del colesterolo nel sangue, l'ipertensione arteriosa e perfino diversi tipi di cancro. La lenticchia ha tuttavia anche qualche limite. Per la sua ricchezza di purine, questo legume è infatti sconsigliato agli uricemici, ai gottosi e in tutti i casi di insufficienza renale. 
Le lenticchie di migliore qualità sono quelle piccole, coltivate in montagna. Si trovano in commercio anche le lenticchie decorticate. Di colore rosso/arancio (la buccia marrone è stata infatti eliminata), sono molto digeribili e si prestano ottimamente (ben cotte e in modesta quantità) per l'integrazione delle pappe durante lo svezzamento (a partire da 11-12 mesi) e per tutti coloro che soffrono di colite e di fermentazioni intestinali. Ricordo infine che per una eccellente digeribilità le lenticchie, prima della cottura, vanno messe in ammollo in acqua fresca per almeno 4-5 ore. 

venerdì 8 febbraio 2019

VITAMINA D


La vitamina D è una vitamina che nel nostro organismo si presenta sotto due forme principali: l'ergocalciferolo e il colecalciferolo. Il primo (l’ergocalciferolo o vitamina D2) viene formato quando i raggi solari ultravioletti colpiscono nella pelle una sostanza di origine vegetale, l'ergosterolo (abbondante, ad esempio, nel lievito di birra). Il colecalciferolo (vitamina D3) si produce invece quando la luce solare, arrivando sulla cute, colpisce il 7-deidrocolesterolo, una sostanza derivata dal colesterolo e presente negli alimenti di origine animale (pesce, latticini e uova). Le due forme della vitamina sono ambedue perfettamente funzionanti e la loro attività biologica è sostanzialmente identica.
Nei mesi estivi, grazie alla grande quantità di luce solare, la vitamina D viene prodotta in sovrabbondanza nella pelle e accumulata nell’organismo. Si crea in questo modo una riserva vitaminica, assai utile durante il periodo invernale caratterizzato da una scarsa insolazione.  

Non solo per le ossa
È noto da tempo che la vitamina D è indispensabile per l'assorbimento intestinale del calcio presente negli alimenti e per la prevenzione del rachitismo (indebolimento delle scheletro) e dell’osteoporosi (fragilità delle ossa, un problema che oggi interessa in particolare gli anziani). Studi recenti hanno tuttavia allargato le conoscenze sul ruolo della vitamina D, che sembra ben più ampio di quello che tradizionalmente le è stato assegnato. Una adeguata presenza di questa vitamina nell’organismo, infatti, è innanzitutto correlata con la prevenzione di alcuni tumori (del seno, dell’intestino, del rene, del pancreas). Inoltre, è ormai sufficientemente chiaro che la vitamina D riduce il rischio di sviluppare alcune gravi patologie come la sclerosi multipla. Come se non bastasse, considerato che questa vitamina è provvista anche di proprietà antibatteriche e antivirali, è stata inoltre avanzata l’ipotesi che i picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti anche alla carenza di vitamina D.

Quanta ne serve e dove la troviamo?
I livelli di assunzione raccomandati di questa vitamina non sono perfettamente noti. Di fatto vengono ritenuti accettabili dei livelli nel sangue che oscillano tra i 10 e i 47 nanogrammi (miliardesimi di grammo) per millilitro. Gli alimenti che contengono la vitamina D già preformata sono i pesci grassi, i latticini e il tuorlo d’uovo. Chi, per vari motivi, non consuma questi alimenti rischia dunque possibili carenze? Possiamo dare una risposta rassicurante nel senso che, in condizioni normali e per tutte le fasce della popolazione (bambini, adulti, anziani, donne incinte), è dimostrato che l’esposizione alla luce solare è sufficiente a garantire adeguati livelli di vitamina D nell’organismo. Una carenza è dunque possibile quando non ci si espone a sufficienza alla luce del sole oppure in situazioni specifiche (chi è costretto a letto per malattie gravi oppure ha una insufficienza renale, ecc.), condizioni per le quali è opportuno prevedere una assunzione farmacologica di questa vitamina. È dunque evidente che passare ogni giorno un po' di tempo all'aria aperta, magari impegnati nella cura dell'orto, del frutteto e del giardino, è fondamentale per poter accumulare la preziosa vitamina. L'opportunità offerta dalle attività all'aria aperta sono doppiamente preziose, se si pensa che alcune ricerche testimoniano che nei giorni lavorativi la popolazione attiva trascorre mediamente il 59% del tempo in casa, il 35% in ufficio o sul luogo di lavoro e il 6% in automobile o nei mezzi pubblici. 
Dunque è assolutamente necessario approfittare (senza eccessi) della luce solare. Non solamente per il benessere dello scheletro, ma anche perché è sempre più chiaro che la nostra salute e la nostra stessa vita dipendono in larga misura da questo astro sfolgorante.


venerdì 1 febbraio 2019

BROCCOLI PER I DIABETICI


E' uscito sul nuovo numero di BIOLCALENDA, una bella rivista sulla quale curo la rubrica "Il medico a tavola", un mio contributo sull'utilità dei broccoli per limitare alcune complicazioni della malattia diabetica. Lo potete leggere qui.