Nei mesi estivi, grazie alla grande quantità di luce solare, la vitamina D viene prodotta in sovrabbondanza nella pelle e accumulata nell’organismo. Si crea in questo modo una riserva vitaminica, assai utile durante il periodo invernale caratterizzato da una scarsa insolazione.
Non solo per le ossa
È noto da tempo che la vitamina D è indispensabile per l'assorbimento intestinale del calcio presente negli alimenti e per la prevenzione del rachitismo (indebolimento delle scheletro) e dell’osteoporosi (fragilità delle ossa, un problema che oggi interessa in particolare gli anziani). Studi recenti hanno tuttavia allargato le conoscenze sul ruolo della vitamina D, che sembra ben più ampio di quello che tradizionalmente le è stato assegnato. Una adeguata presenza di questa vitamina nell’organismo, infatti, è innanzitutto correlata con la prevenzione di alcuni tumori (del seno, dell’intestino, del rene, del pancreas). Inoltre, è ormai sufficientemente chiaro che la vitamina D riduce il rischio di sviluppare alcune gravi patologie come la sclerosi multipla. Come se non bastasse, considerato che questa vitamina è provvista anche di proprietà antibatteriche e antivirali, è stata inoltre avanzata l’ipotesi che i picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti anche alla carenza di vitamina D.
Quanta ne serve e dove la troviamo?
I livelli di assunzione raccomandati di questa vitamina non sono perfettamente noti. Di fatto vengono ritenuti accettabili dei livelli nel sangue che oscillano tra i 10 e i 47 nanogrammi (miliardesimi di grammo) per millilitro. Gli alimenti che contengono la vitamina D già preformata sono i pesci grassi, i latticini e il tuorlo d’uovo. Chi, per vari motivi, non consuma questi alimenti rischia dunque possibili carenze? Possiamo dare una risposta rassicurante nel senso che, in condizioni normali e per tutte le fasce della popolazione (bambini, adulti, anziani, donne incinte), è dimostrato che l’esposizione alla luce solare è sufficiente a garantire adeguati livelli di vitamina D nell’organismo. Una carenza è dunque possibile quando non ci si espone a sufficienza alla luce del sole oppure in situazioni specifiche (chi è costretto a letto per malattie gravi oppure ha una insufficienza renale, ecc.), condizioni per le quali è opportuno prevedere una assunzione farmacologica di questa vitamina. È dunque evidente che passare ogni giorno un po' di tempo all'aria aperta, magari impegnati nella cura dell'orto, del frutteto e del giardino, è fondamentale per poter accumulare la preziosa vitamina. L'opportunità offerta dalle attività all'aria aperta sono doppiamente preziose, se si pensa che alcune ricerche testimoniano che nei giorni lavorativi la popolazione attiva trascorre mediamente il 59% del tempo in casa, il 35% in ufficio o sul luogo di lavoro e il 6% in automobile o nei mezzi pubblici.
Dunque è assolutamente necessario approfittare (senza eccessi) della luce solare. Non solamente per il benessere dello scheletro, ma anche perché è sempre più chiaro che la nostra salute e la nostra stessa vita dipendono in larga misura da questo astro sfolgorante.
Nessun commento:
Posta un commento