mercoledì 23 dicembre 2020

ADOLESCENTI

Assicurare con l’alimentazione, già durante l’adolescenza, un adeguato apporto di fibre, solubili e insolubili, riduce il rischio cardiovascolare e delle malattie metaboliche (principalmente obesità, diabete). Non solo a 60 anni, ma anche nella fascia d’età 14-18 anni, nella quale si manifestano precocemente alcune tendenze patologiche come l’aumento dei livelli di insulina circolante, della glicemia a digiuno e della pressione arteriosa.

È l’esortazione che viene da uno studio statunitense (European Journal of Clinical Nutrition, 73, 1172–1178 (2019) 6 dicembre 2018che ha esaminato le caratteristiche dell’alimentazione usuale di 754 adolescenti, maschi e femmine tra i 14 e i 18 anni, associando poi questi dati al loro stato di salute.
Mentre le linee guida USA raccomandano l’assunzione quotidiana di 25-38 g di fibre, l’assunzione media quotidiana di fibra da parte degli adolescenti era di circa 9,9-12 grammi: nemmeno la metà! Dati sovrapponibili a quelli riscontrati in studi e ricerche che riguardano gli adulti. I giovani e i ragazzi, dunque, nonostante la loro lodevole voglia di distinguersi dagli adulti e di emanciparsi, copiano pedissequamente i loro comportamenti più pericolosi per la salute. Consiglio comunque a genitori, nonni, educatori di non stancarsi nel proporre, con l’esempio oltre che con le parole, stili di vita salutari. Magari non subito (e nemmeno, a volte, dopo dieci anni), ma i risultati arriveranno.

lunedì 7 dicembre 2020

DOLCI E ZUCCHERO: ATTENZIONE!

E' uscito sull'ultimo numero della rivista BIOLCALENDA un mio articolo sul consumo di dolci e zucchero durante le prossime feste.  Lo potete leggere qui.

martedì 24 novembre 2020

POTENZIARE IL SISTEMA IMMUNITARIO


Sul Fatto Quotidiano Magazine un mio articolo sul potenziamento del sistema immunitario. Lo potete leggere qui.

martedì 10 novembre 2020

NON E'' MAI TROPPO PRESTO


E' uscito sull'ultimo numero della rivista BIOLCALENDA un mio articolo che potrebbe interessare soprattutto genitori e educatori. Lo potete leggere qui.

martedì 3 novembre 2020

CECI A COLAZIONE?


E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete, a pagina 19, la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per una colazione solida e energetica, perfetta per sostenere adeguatamente le pedalate autunnali e invernali.Trovate tutto qui




martedì 27 ottobre 2020

CARNE VEGANA: E' VERAMENTE UNA SCELTA SALUTISTICA?

Vi invito a leggere un articolo a firma di Giuliana Lomazzi comparso oggi sul FQMagazine a proposito della recente decisione del Parlamento UE sulla denominazione dei prodotti vegetali che imitano nel sapore e consistenza quelli derivati dalla carne. Lo trovate, assieme a un mio brevissimo commento, a questo link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/27/ecco-come-e-fatta-davvero-la-carne-vegana/5981193/ 


lunedì 19 ottobre 2020

PATATE: SI', MA...


RICEVO E PUBBLICO:


Amo molto le patate e le mangio spesso. Qualche conoscente mi mette in guardia e mi dice che non fanno bene. Ma non contengono carboidrati come i cereali? Potrebbe chiarirmi questo dubbio?


Sul fatto che la patata contenga carboidrati il lettore ha ragione: nel tubero se ne trovano circa il 18%. Ma altri alimenti comuni ne sono nettamente più ricchi come, ad esempio, il frumento 65%, il pane integrale 48,5%, la farina di mais 80%, i legumi secchi 47-48%. Per quanto riguarda le fibre, nutrienti assai importanti per la prevenzione della patologia cardiovascolare (e non solo), la patata ne contiene circa l’1,6%, mentre nella farina integrale di frumento se ne trova l’8% e nei legumi dal 14 al 17%. Questi dati aiutano, almeno in parte, a spiegare come mai sulla patata non esistano studi specifici che ne testimonino in modo chiaro l’utilità nella prevenzione dei tumori o delle malattie degenerative. Per lo meno con la certezza scientifica con la quale numerosi altri alimenti come cereali, legumi, frutta e verdura sono invece ritenuti assai utili per l’organismo. È noto, inoltre, che i diabetici e coloro che, per costituzione o familiarità, sono predisposti verso questa e altre malattie metaboliche dovrebbero mantenere il livello di glucosio sanguigno (la glicemia) entro i limiti fisiologici. Evitandone soprattutto l’eccessivo innalzamento dopo il pasto. Per questo è utile conoscere l’indice glicemico degli alimenti. Questo valore è espresso da un numero che confronta l’innalzamento della glicemia dopo il pasto provocata da uno specifico alimento con quella di un alimento di riferimento (il pane bianco, il cui indice è fissato convenzionalmente a 100). La patata è, di fatto, uno degli alimenti con indice glicemico più elevato. Soprattutto se confrontata con altre fonti di carboidrati come i legumi e la pasta. Questi ultimi alimenti andrebbero dunque preferiti da tutti coloro che sono predisposti verso il diabete, l’obesità, l’ipercolesterolemia, ecc. In ogni caso, a beneficio di coloro che amano le patate, occorre precisare che consumare le patate assieme con ortaggi ricchi di fibre (carciofi, cavoli, cicoria, funghi, carote, radicchio, ecc.) consente di limitare gli sbalzi glicemici. Le fibre infatti rallentano l’assorbimento di glucosio e mantengono tendenzialmente costante nel tempo il valore della glicemia. Inoltre potrà far piacere sapere che in uno studio pubblicato nel 2005 sulla rivista scientifica European Journal of Clinical Nutrition si è riscontrato che la variazione della glicemia dopo un pasto a base di patate ha subito una riduzione del 43% semplicemente aggiungendo un po’ di aceto ai tuberi. 

In conclusione, la patata non andrebbe considerata semplicemente una valida, semplice e gustosa alternativa a lattuga, finocchi e radicchi. E nemmeno a pasta, riso integrale e fiocchi d’avena. Per i bambini, ad esempio, non è la stessa cosa mangiare un piatto di patate oppure un piatto di spaghetti. Senza demonizzare questo tubero (c’è pur sempre una bella differenza tra le patate cotte al vapore con la loro buccia e condite con olio extra vergine d’oliva e una purea istantanea realizzata con preparati in busta), occorre tuttavia ribadire che in una dieta sana gli ortaggi (crudi e cotti), i cereali e i legumi non possono essere sbrigativamente sostituiti dalle patate. 

 

giovedì 1 ottobre 2020

I NOSTRI AMICI LEGUMI



 E' uscito sull'ultimo numero della rivista BIOLCALENDA un mio articolo sui legumi. Lo potete leggere qui.

venerdì 11 settembre 2020

CUCINATE, CUCINATE, CUCINATE


Dalla ricerca scientifica viene ancora un pressante invito a cucinare il proprio cibo, abitudine che si rivela sempre più necessaria per mantenere in salute il nostro organismo. 
Il consumo esagerato di cibi che derivano da processi industriali (ad esempio, prodotti da forno, snack, cereali zuccherati, piatti pronti, zuppe disidratate, bevande frizzanti, carne e pesce ricostituiti, ecc.) è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di morte per tutte le cause. Tutti questi prodotti (che in alcuni casi arrivano a fornire il 25-60% delle calorie giornaliere) hanno subito un'elaborata trasformazione industriale e sono generalmente addizionati con conservanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, aromi e coloranti. Occorre dire che attualmente, mentre è chiara la relazione tra i due fenomeni, non sono ancora chiariti i motivi che causano l‘aumento di questi rischi. Alcuni studi recenti che hanno indagato questa correlazione (uno ha coinvolto più di 105.000 adulti francesi seguiti per 10 anni, un altro ha esaminato le abitudini alimentari di quasi 20.000 soggetti spagnoli, anche in questo caso per 10 anni; li potete trovare entrambi su The British Medical Journal del 29 maggio 2019) hanno evidenziato che per i livelli di consumi superiori (quattro porzioni/giorno rispetto a 1-2) il rischio per le patologie citate aumentava in modo significativo. I ricercatori osservano che alcune caratteristiche degli alimenti processati potrebbero essere nocive per la salute probabilmente perché cambiano la composizione del microbiota intestinale e disturbano in qualche modo il normale metabolismo.

mercoledì 29 luglio 2020

PRUGNE SECCHE E INTESTINO

 

L’esperienza di molti lo conferma da sempre, ma da qualche anno è anche ufficialmente scritto nero su bianco in etichetta con il consenso dell’EFSA, l’organismo della UE che si occupa di sicurezza alimentare: le prugne secche contribuiscono “al mantenimento delle normali funzioni intestinali”. Dopo sei anni di studi approfonditi per dimostrare l’effetto benefico delle prugne secche per la salute dell’apparato digerente (e anche, occorre dirlo, per la testardaggine del California Prune Board, il potente consorzio che raccoglie i produttori di Prugne della California), la UE ha autorizzato la dicitura salutistica citata. È noto che la regolarità intestinale è legata anche a un adeguato apporto di fibre nella dieta. In Europa generalmente l’assunzione di fibre è inferiore alle dosi raccomandate (circa 30-35 grammi/giorno) e in Italia l’assunzione giornaliera media per un adulto è inferiore a 19 grammi. Le fibre provengono da frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi e è quindi importante includere un’ampia varietà di questi alimenti nella dieta quotidiana. Cento grammi di prugne secche (8-12 prugne) forniscono circa 7-8 grammi di fibre, quasi il 25% dell’apporto raccomandato. Nelle prugne ci sono anche vitamina A e K, potassio, calcio, fosforo, magnesio, rame, sostanze antiossidanti e quantità significative (oltre 15 grammi per 100) di sorbitolo, uno zucchero che trattiene molta acqua nell’intestino e completa, in sinergia con le fibre, l’azione lassativa delle prugne. 

sabato 4 luglio 2020

DIETA VEGETARIANA E DIVERTICOLI


Segnalo sull'ultimo numero della bella rivista BIOLCALENDA un mio contributo sui vantaggi della dieta vegetariana per la prevenzione e la gestione non farmacologica dei diverticoli del colon. Lo potete leggere qui.

lunedì 22 giugno 2020

CON GIUDIZIO, MA AL SOLE


Nella stagione estiva è bene riflettere ancora sull’utilità della luce solare per il nostro organismo e in particolare della vitamina D, la cui sintesi è strettamente legata all’esposizione della nostra pelle alla luce di questo astro vitale. 
Anche se il meccanismo non è ancora completamente chiarito, emergono nuovi dati a supporto dell’associazione tra adeguati livelli nel sangue di vitamina D e riduzione del rischio complessivo di tumori. Lo dimostra questo studio giapponese (British Medical Journal 2018 Mar 7;360:k671) relativo ad un gruppo di 3301 persone cui è stato diagnosticato un tumore durante il periodo di osservazione, confrontati con 4044 soggetti senza diagnosi di tumore. Si è osservata una riduzione progressiva del rischio di tumore in relazione a livelli progressivamente crescenti di vitamina D nel sangue. Oggi i dati scientifici di cui disponiamo dimostrano che la vitamina D ha effetti benefici sul rischio di tumore al colon, ma anche su altri 15 tipi di tumore. In particolare su quelli del polmone, della mammella e della prostata.
Queste recenti indagini confermano l’effetto protettivo della vitamina D, che resta significativo anche considerando i maggiori fattori di rischio di tumore come l’età, il sesso, il peso corporeo, l’abitudine al fumo, l’eccessivo consumo di alcol, la sedentarietà, una storia familiare di tumore e una storia personale di diabete. 

venerdì 12 giugno 2020

ANCORA SULLO ZUCCHERO


Ancora sullo zucchero.  Qualcuno, spazientito, penserà: “Ma non saranno energie buttate? E poi, in fondo, che cosa vuoi che siano pochi grammi. Un cucchiaino di zucchero non ha mai fatto male a nessuno. Mia nonna, infatti…”. Eccetera, eccetera. Ci richiama alla cruda e triste realtà un accorato appello che viene dai medici e ricercatori dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma: “Troppo fruttosio danneggia il fegato dei bambini. Ogni grammo in più rispetto al fabbisogno giornaliero (circa 25 grammi) accresce di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi come l’accumulo eccessivo di grasso nel fegato”. È quanto emerso da uno studio condotto dall’ospedale pediatrico tra il 2012 e il 2016 su 271 bambini e ragazzi affetti da fegato grasso e pubblicati sulla rivista Journal of Hepatology volume 66, 5 (May 2017).
Il fruttosio è uno zucchero naturale presente in diversi alimenti, soprattutto nella frutta ma anche nei vegetali e nelle farine utilizzate per pasta, pane e pizza. È importante sottolineare che  il consumo di fruttosio naturalmente contenuto nei cibi non provoca alcun effetto negativo. Il problema è costituito dal fruttosio presente negli sciroppi e nei dolcificanti largamente utilizzati dall’industria nelle varie preparazioni alimentari (marmellate, bevande, merendine, succhi di frutta, caramelle). Basti pensare che una sola lattina di bevanda zuccherata contiene il doppio della quantità giornaliera di fruttosio consentita per l’età pediatrica. Concludono i ricercatori: “Gli spuntini dei bambini dovranno essere solo eccezionalmente (e non regolarmente) a base di succhi di frutta o merendine confezionate”.

lunedì 25 maggio 2020

DIMAGRIRE MANGIANDO (BENE) IN FAMIGLIA

In questa stagione già da qualche tempo l’attenzione di molti è rivolta alla necessità di perdere peso. Quando l’opportunità o la necessità di indossare costumi da bagno o magliette leggere fa aumentare l’ansia, la questione del dimagrire diventa l’imperativo categorico. Qual è, almeno in apparenza, il sistema più semplice? Sembrerebbe quello di leggere le calorie e il contenuto di grassi sulle etichette degli alimenti, in modo da poter escludere dalla dieta quelli più calorici. E invece no…. Per perdere peso potrebbero essere più importanti altre attenzioni. Come, ad esempio, scegliere alimenti sani e mangiare a tavola con la famiglia. Senza pensare ossessivamente alle calorie. Lo rivela uno studio pubblicato su Contemporary Clinical Trials 2017 Feb;53:151-161 che ha messo a confronto le due classiche diete dimagranti, una a basso contenuto di grassi e l’altra a basso contenuto di carboidrati, per valutare quale fosse più efficace. Ebbene, non esiste una dieta più efficace dell’altra. Ai partecipanti allo studio non sono stati imposti rigidi limiti calorici. Sono invece stati incoraggiati a consumare alimenti senza zuccheri aggiunti, ad evitare i cibi processati e i cereali raffinati e ad inserire nella dieta alimenti integrali e vegetali. Ma anche a muoversi di più, a non trangugiare di fretta (in macchina, davanti al televisore), a cucinare i cibi a casa e a mangiare a tavola con la famiglia. Con risultati interessanti. Insomma, quello che conta è la qualità della dieta e il modo in cui si consuma il cibo, più che il numero delle calorie. 

mercoledì 6 maggio 2020

RIPRESA

IN QUESTA SETTIMANA LO STUDIO DEL DOTT. Paolo Pigozzi HA RIPRESO LA CONSUETA ATTIVITA'.
RISPETTANDO LE LIMITAZIONI E LE PRESCRIZIONI CONTENUTE NEI DECRETI GOVERNATIVI, PREGO DI ACCEDERE ALLO STUDIO:

  • SOLO SU APPUNTAMENTO (Tel. 0458001735; pi.paolo@tin.it)
  • SENZA ACCOMPAGNATORI (SALVO I MINORI E CASI PARTICOLARI DA CONCORDARE)
  • CON MASCHERINA  E MANI IGIENIZZATE
ALL'INTERNO DELLO STUDIO E' DISPONIBILE UN PRODOTTO IGIENIZZANTE PER LE MANI, DA UTILIZZARE IMMEDIATAMENTE DOPO L'ACCESSO.
GRAZIE

martedì 5 maggio 2020

BAMBINI, VERDURE


Segnalo sull'ultimo numero della bella rivista BIOLCALENDA un mio contributo sul rapporto, a volte complicato, tra bambini e verdure. Lo potete leggere qui.

martedì 28 aprile 2020

ORTICHE PER CICLISTI (E NON SOLO)

E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete, a pagina 19, la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per raccogliere (durante le passeggiate e i modesti giri in bici consentiti, salvo precisazioni e smentite e rettifiche successive, dall'incrociarsi delle ordinanze del Presidente del Consiglio e del Presidente della Regione) e portare a casa un bel sacchetto di ortiche. Ci potete  preparare una ottimo piatto di tagliolini conditi con una salsa a base di questa gustosissima pianta. Forse la più importante e salutare tra le piante selvatiche, le cui proprietà benefiche rischiano di essere dimenticate.  


lunedì 27 aprile 2020

NON TUTTO COME PRIMA, PER FAVORE


Condivido questa lettera aperta inviata dalla FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) agli amministratori della mia città, che credo possa essere spunto di riflessione operativa anche per tutti coloro che si occupano, in posizione di responsabilità, dell'ambiente e quindi della salute di tutti.
La leggete qui.

giovedì 16 aprile 2020

MEGLIO LE MANDORLE (E IL TAHIN)


Sul settimanale ecologista L'ExtraTerrestre, supplemento al numero odierno de Il Manifesto, un mio contributo su come gestire al meglio un problema generato dall'immobilità forzata. Lo potete leggere qui.

lunedì 6 aprile 2020

EPIDEMIE


Segnalo sull'ultimo numero della bella rivista BIOLCALENDA un mio editoriale dal titolo EPIDEMIE. Lo potete leggere qui.

giovedì 2 aprile 2020

CUCINARE PER CONSUMARE MENO SALE

In queste settimane la possibilità di muoversi molto limitatamente suggerirebbe di fare grandi acquisti di alimenti conservati e pronti, da mettere in dispensa. Non si sa mai... 
Comprensibile, ma uno dei rischi è quello di consumare troppo sale, nascosto negli alimenti processati (cioè non freschi o cucinati al momento).
Ridurre la quantità di sale (cloruro di sodio) nella dieta è quasi sempre opportuno. Il sale, infatti, è consumato giornalmente in quantità doppia o tripla (10-15 grammi) rispetto a quella raccomandata dalle autorità sanitarie internazionali (4-5 grammi) per prevenire alcune patologie importanti come l’ipertensione arteriosa, l’insufficienza renale, i tumori dello stomaco e perfino l’osteoporosi. Molti quindi si sforzano, quando cucinano, di mettere meno sale nei cibi che stanno preparando. Ottenendo, in molti casi, risultati gastronomicamente assai deludenti che fanno abbandonare presto i buoni propositi. Che fare, dunque? Inforcare gli occhiali e cercare di interpretare le etichette sugli scaffali del supermercato? Forse non è la strategia migliore. Occorre partire dal dato di fatto, ben noto, che circa il 70% del sale consumato ogni giorno è contenuto negli alimenti conservati o pronti al consumo che, è inutile nasconderlo, hanno uno spazio sempre più ampio sulla nostra tavola. Carne e pesce in scatola, salse pronte, formaggi e salumi, prodotti da forno per la colazione, creme di verdure o brodi in brik, legumi e cereali precotti, crackers e grissini, ecc. Tutti questi alimenti contengono molto più sale degli equivalenti preparati nella nostra cucina. Ritornare il più possibile a cucinare: questo ridurrà il consumo di sale nella dieta. Molto più efficacemente che la complicata lettura del contenuto di sale sulle etichette. 

giovedì 26 marzo 2020

CORONAVIRUS: CI SI PUO' DIFENDERE ANCHE A TAVOLA?


Sul settimanale ecologista L'ExtraTerrestre, supplemento al numero odierno de Il Manifesto, un mio contributo sulle possibilità offerte dall'alimentazione per il rafforzamento dell'organismo e del sistema immunitario. Lo potete leggere qui.

martedì 24 marzo 2020

CUCINIAMO, ALMENO ADESSO CHE ABBIAMO PIU' TEMPO

Ci diamo tanto da fare per scrutare e interpretare le etichette degli alimenti. Tutto bene, naturalmente: sulle etichette si possono trovare molte informazioni che aiutano a orientare le nostre scelte di acquisto. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la salubrità dell’alimento, la questione sembrerebbe stare a monte della chiarezza e veridicità delle etichette. Almeno a leggere i risultati di un importante studio  francese che ha coinvolto dal 2009 al 2017 oltre centomila persone (trovate tutto su British Medical Journal 2018;360:k322). I dati sono limpidi: il consumo di cibi processati, che rappresentano ormai mediamente da un quarto alla metà delle calorie assunte ogni giorno, aumenta del 10% il rischio di cancro e in particolare di quello della mammella. Che significa “processati”? Che sono il risultato di un processo tecnologico come, ad esempio, prodotti industriali da forno, dolciumi, snack, cereali zuccherati per prima colazione, bevande gassate, cibi pronti e carni lavorate e conservate (salumi, scatolame…), ecc. Si tratta, come potete intuire, di alimenti di facile reperibilità e a basso costo, ma di scarsa qualità nutrizionale: contengono troppi grassi, specialmente saturi, zucchero e sale, mentre sono poveri di fibre e di vitamine. Se non bastasse, contengono additivi e sostanze che derivano dai materiali della confezione, mentre altre si formano durante il processo produttivo, alcune delle quali potenzialmente cancerogene (acrilamide, amine eterocicliche, idrocarburi aromatici policiclici). Insomma, leggere le etichette va bene, ma ancora meglio è cucinare da sé il proprio cibo, partendo da ingredienti semplici, “di base” e non etichettati. Ricordiamocene, in tempi di permanenza forzata in casa, con più tempo a disposizione. Utilizzabile anche per perfezionare le nostre abilità culinarie, per sperimentare la cottura di piatti ritenuti "troppo complicati", per ampliare le nostre scelte e le nostre vedute. Anche gastronomico-nutrizionali. 

giovedì 19 marzo 2020

APPELLO PER LA SOPRAVVIVENZA DELLE AZIENDE AGRICOLE DI PRODUZIONE BIOLOGICA

Faccio mio questo importante appello che proviene dai contadini biologici, produttori della maggior parte del cibo che ci mantiene in vita, anche e soprattutto in tempi di epidemia:
"In questo periodo,  molti Sindaci di Comuni hanno adottato provvedimenti particolarmente restrittivi in materia di contrasto al coronavirus, arrivando al divieto di  vendita dei prodotti alimentari all’interno dei mercati e delle zone dedicate ai produttori agricoli.
Pur comprendendo le motivazioni  di tali scelte, derivanti evidentemente dal lavoro straordinario richiesto alle Amministrazioni locali e al personale che deve garantire i controlli, in qualità di titolare di  una azienda agricola condotta con metodi biologici e che opera prevalentemente con la vendita diretta, rilevo con preoccupazione che la mancata possibilità di poter svolgere tale attività, sebbene garantita dai recenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, stia provocando conseguenze pesanti in termini economici.
Faccio presente che l’azienda che rappresento, durante lo svolgimento degli ultimi mercati a cui ha partecipato, ha adottato tutte le precauzioni utili ad evitare gli assembramenti e che i clienti, pazientemente, hanno aspettato in fila il proprio turno.
Nonostante ciò non è più possibile, a causa del divieto di vendita anche in zone marginali, poter offrire ai clienti dell’azienda le primizie appena raccolte, particolarmente attese dopo la stagione invernale, che potrebbero portare un po’ di consolazione e nutrimento essenziale alla funzionalità dell’organismo, durante l’isolamento forzato che tutti dobbiamo sopportare.
Sembra che i nostri clienti debbano accontentarsi di cibo prevalentemente a lunga scadenza proveniente esclusivamente da supermercati, ma immagino che riducendo il numero di punti vendita, il pericolo di assembramento aumenti, concentrando gli acquirenti nei pochi esercizi rimasti in attività e forse il rischio di contagio non è minore in ambienti chiusi, piuttosto che all’aperto. 
Oltre al dispiacere enorme che provo nel vedere prodotti agricoli che deperiscono, voglio esprimere la mia preoccupazione per non poter garantire ai miei collaboratori, magari assunti da poco, la continuità nel rapporto di lavoro e per dover sostenere interamente i costi dell’attività con incassi notevolmente ridotti o quasi inesistenti. In questa situazione, mentre la Grande Distribuzione aumenta il fatturato del 50% le aziende agricole che effettuano la vendita diretta rischiano il fallimento.
Comprendendo che nei momenti di emergenza non è possibile tenere conto, nelle scelte strategiche, di tutte le esigenze, invito a una riflessione sulle considerazioni espresse e mi auguro che la vendita diretta dei prodotti agricoli su aree pubbliche sia nuovamente possibile in quanto tale attività, per noi agricoltori che operiamo nel biologico da molti anni e abbiamo finalizzato la nostra produzione alla vendita diretta, non rappresenta una situazione folcloristica, ma una vera necessità di sopravvivenza economica.
Se e quando questa situazione problematica avrà fine, non saranno le “immissioni di liquidità” a determinare la ripresa, ma la capacità, la volontà, la resistenza e l’autonomia imprenditoriale di contadini, artigiani, piccole e medie aziende che operano a livello locale; ma solo se nel frattempo non saranno annientate definitivamente.  
Ringrazio molto per l’attenzione e spero nell’interessamento di coloro che hanno il compito di assumere decisioni per la cittadinanza, per poter trovare insieme delle soluzioni".  

mercoledì 18 marzo 2020

CUCINARE, SOPRATTUTTO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS


Leggo, ben in evidenza all’ingresso del reparto di un supermercato dedicato alla vendita di alimenti surgelati: “Meno tempo in cucina, più tempo per te”. Una affermazione che evidentemente solletica chi pensa che quelle passate in cucina siano ore sottratte ad attività più gratificanti e utili. Non è proprio così e chi ha scritto quella frase evidentemente non è al corrente degli studi che testimoniano che il tempo dedicato alla preparazione del pasto è direttamente proporzionale alla qualità della dieta. In altri termini, più cala il tempo dedicato alla cucina, più in famiglia aumenta il consumo di bibite zuccherate, di alimenti di scarsa qualità, di prodotti da forno industriali e di piatti precotti. Si riduce anche la presenza sulla tavola di frutta e verdure fresche e aumenta l’obesità nei figli. A proposito di bambini, una indagine su 3400 bambini di cinque diverse scuole elementari canadesi (Public Health Nutrition 2012 May 11:1-5) ha osservato che quando i piccoli sono coinvolti nell’attività di cucina aumentano i consumi di frutta e verdura mentre la salubrità della dieta migliora. Analoghi risultati sono stati riscontrati in una diversa ricerca effettuata su persone adulte. Poiché la buona qualità della dieta produce salute e benessere, cucinare si traduce (al contrario di quanto affermato dai pubblicitari) in una riduzione del tempo (e del denaro) dedicato a curarsi, fare accertamenti diagnostici, prenotare visite specialistiche, assumere farmaci, ecc. Chi deve vendere fa evidentemente il suo mestiere. Voi però cucinate, specialmente ai tempi del coronavirus.

giovedì 12 marzo 2020

TARASSACO


Non è ancora chiaro se, di questi tempi, sia consentito gironzolare per un prato a raccogliere erbe selvatiche. Magari da soli, per rispettare i decreti del governo. Spero proprio di si. Anche perché, in fondo, si tratta pur sempre di procurarsi del cibo. Attività senz'altro permessa. Potete leggere qui un mio contributo sul tarassaco, benefico per il fegato e non solo.

giovedì 5 marzo 2020

ZUCCHERO, GRAVIDANZA E ASMA


Uno studio condotto presso la Harvard Medical School di Boston (USA) e pubblicato online l’8 dicembre 2017 sulla rivista Annals of the American Thoracic Societysottolinea nuovamente l’importanza (negativa) per la salute del consumo di bevande zuccherate. I bambini in età scolare che consumano molte bevande con zuccheri aggiunti, ma anche i figli di madri che hanno bevuto in eccesso queste bibite in gravidanza avrebbero una maggiore probabilità di soffrire di asma. Intervistando mille coppie madri-figli, i ricercatori hanno scoperto che le donne che consumavano più bevande con zuccheri aggiunti durante la gravidanza avevano il 70% in più di probabilità di avere un figlio asmatico rispetto alle madri che consumavano raramente queste bevande. Anche la dieta dei bambini (7-9 anni) si è rivelata importante: coloro che consumavano più bevande con fruttosio (assai usato nell’industria alimentare e con effetti problematici sul metabolismo) avevano il 79% in più di probabilità di sviluppare asma rispetto a chi ne consumava più raramente. Ammettono i ricercatori di non sapere ancora quale sia il meccanismo preciso con il quale le bevande addizionate con zuccheri facciano aumentare il rischio di asma. Una ipotesi ragionevole, tuttavia, è che queste bevande aumentano l’infiammazione, che influenzerebbe a sua volta lo sviluppo dei polmoni nei bambini. Oltre al fatto che le bevande e gli alimenti integrati con zucchero fanno aumentare il rischio di obesità, una condizione correlata all’asma.

lunedì 24 febbraio 2020

50% DEI PRODOTTI PER BAMBINI NON SONO SALUTARI


E' uscito su Il Fatto Quotidiano magazine un mio articolo che commenta una ricerca secondo la quale oltre il 50% dei prodotti pubblicizzati e diretti ai bambini non sono salutari. Lo potete leggere qui.

mercoledì 19 febbraio 2020

LA TV INGRASSA I BAMBINI


Cosa mangiano i bambini a merenda? Dai due anni in poi lo decide la televisione. Affermazione apparentemente paradossale, ma non tanto. Lo afferma a chiare lettere uno studio statunitense pubblicato sulla rivista Pediatrics (Novembre 2016). Studiando il comportamento di 60 bambini dai 2 ai 5 anni, i ricercatori hanno cercato di capire come la pubblicità possa condizionare le scelte dei giovanissimi telespettatori. Al’inizio dell’esperimento, tutti i bambini hanno consumato una merenda sana e quindi, a stomaco pieno, sono stati divisi in due gruppi e messi davanti al televisore. Un gruppo visionava un programma con pubblicità di patatine e altri snack, mentre l’altro gruppo poteva guardare un programma senza pubblicità. Durante la visione, tutti i bambini avevano di fronte a loro patatine di mais e un altro snack. I ricercatori riferiscono che i bambini che avevano visto le pubblicità delle patatine hanno consumato in media 127 calorie, rispetto alle 97 dei bimbi che non avevano visualizzato messaggi pubblicitari. “Questo studio mostra come l’esposizione a pubblicità di alimenti porti i bambini piccoli a mangiare immediatamente, anche dopo aver ricevuto uno snack per riempirsi”, ha affermato l’autrice principale dello studio, Jennifer Emond della Geisel School of Medicine del Dartmouth College di Hanover, New Hampshire. Tenendo conto che i bambini vedono la televisione mediamente per tre ore al giorno, è praticamente inevitabile che siano esposti alla pubblicità sul cibo. Per questo potrebbero adottare, anche senza rendersene conto, abitudini nutrizionali non adeguate e aumentare il rischio di diventare obesi. La televisione ingrassa. 

martedì 4 febbraio 2020

DIETA E CALCOLI


Sull'ultimo numero della rivista Biolcalenda c'è un mio contributo sulla relazione tra dieta e calcoli delle vie urinarie.
Lo potete leggere qui.

lunedì 27 gennaio 2020

ANTIBIOTICORESISTENZA E DIETE


Nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida per l’impiego degli antibiotici negli animali da allevamento. Embè, dirà qualcuno, che c’entriamo noi, sarà un problema degli allevatori e dei veterinari. E invece è una questione che ci tocca di vicino. Come consumatori, come (possibili) ammalati, come esseri umani.  
Si calcola che l'80% degli antibiotici venga somministrato agli animali allevati. Soprattutto per accelerarne la crescita.
Il problema è che l’uso eccessivo e improprio degli antibiotici negli animali (e negli esseri umani) contribuisce fortemente ad aggravare la minaccia dell’antibioticoresistenza.
Lo testimonia un ampio studio pubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health (Volume 1, No. 8, e316–e327, November 2017), studio che ha costituito la base per il documento dell’OMS.
L’invito pressante dell’OMS è di non utilizzare gli antibiotici per promuovere la crescita e per prevenire le malattie negli animali sani, in modo che questi importantissimi farmaci mantengano una loro efficacia per la medicina e la terapia in ambito umano. Alcuni tipi di batteri che causano infezioni gravi negli esseri umani hanno già sviluppato una resistenza alla maggior parte o a tutti i trattamenti disponibili, mentre la ricerca di nuovi farmaci in questo campo non è, al momento, promettente. L’antibioticoresistenza produce già oggi ricoveri più lunghi, aumento dei costi sanitari e maggiore mortalità.
Il documento dell’OMS è prodigo di indicazioni e suggerimenti sensati rivolti agli individui, ai responsabili politici, ai medici e ai veterinari, ai decisori politici, all’industria farmaceutica, agli allevatori e agli agricoltori. Tuttavia, il mio modesto parere è che ci troveremo fra qualche anno a confrontarci con le conseguenze sempre più gravi di un problema non risolto. Afferma l'Oms: "Il volume degli antibiotici utilizzati negli animali continua ad aumentare in tutto il mondo, guidato da una crescente domanda di alimenti di origine animale, spesso prodotti con grandi allevamenti". Ecco, il punto mi sembra proprio questo: gli allevamenti. È proprio questa modalità di produrre cibo che genera giganteschi problemi, dall’antibioticoresistenza ai danni ambientali fino agli squilibri della dieta consentiti anche dalla enorme disponibilità di alimenti di origine animale a basso costo (per il consumatore finale, ma non per l'ambiente e per l’umanità). 
Se fossi un esperto dell’OMS mi batterei per promuovere con forza le diete basate sui vegetali (vegetariane e vegane), probabilmente la soluzione più appropriata per parecchie emergenze, compresa l’antibioticoresistenza. 

mercoledì 15 gennaio 2020

CEREALI INTEGRALI OGNI GIORNO


“Repetita iuvant” dicevano i latini. Cioè “le cose ripetute aiutano”. Che il consumo dei cereali integrali sia benefico per l’organismo non è certo una novità. In effetti, i benefici che derivano dal consumo regolare di cereali integrali (in cui sono mantenuti il germe e gli strati esterni del chicco, ricchi di fibre, minerali, vitamine e altri composti ad azione protettiva) trovano sempre maggiori conferme. Nessuna novità dunque. Tuttavia ci torniamo sopra, perché la questione è veramente fondamentale per il nostro benessere. I dati di cui disponiamo questa volta sono importanti. Nel 2017 è stata pubblicata l’analisi dei dati relativi a oltre un milione di adulti e anziani, uomini e donne, con abitudini di consumo molto diverse, seguiti per almeno 4 e fino a un massimo di 26 anni (European Journal of Clinical Nutrition, 2017 Nov 1).
È risultato evidente che i consumi più elevati di cereali integrali (più di 180 grammi al giorno nei maggiori consumatori) hanno prodotto una riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause, della specifica mortalità cardiovascolare e di quella per tumori.
In particolare, ogni incremento di 28 g del consumo giornaliero di cereali integrali riduceva il rischio di mortalità totale mediamente del 9%, mentre diminuiva del 14% la mortalità cardiovascolare e del 3% quella per tumore. Cosa portiamo a casa da questi dati? Semplice: ogni pasto (colazione, pranzo, cena) per essere equilibrato e salutare dovrebbe contenere una porzione di cereali integrali (pane, pasta, riso, miglio, fiocchi di avena, crema di cereali, ecc.).