giovedì 2 aprile 2020

CUCINARE PER CONSUMARE MENO SALE

In queste settimane la possibilità di muoversi molto limitatamente suggerirebbe di fare grandi acquisti di alimenti conservati e pronti, da mettere in dispensa. Non si sa mai... 
Comprensibile, ma uno dei rischi è quello di consumare troppo sale, nascosto negli alimenti processati (cioè non freschi o cucinati al momento).
Ridurre la quantità di sale (cloruro di sodio) nella dieta è quasi sempre opportuno. Il sale, infatti, è consumato giornalmente in quantità doppia o tripla (10-15 grammi) rispetto a quella raccomandata dalle autorità sanitarie internazionali (4-5 grammi) per prevenire alcune patologie importanti come l’ipertensione arteriosa, l’insufficienza renale, i tumori dello stomaco e perfino l’osteoporosi. Molti quindi si sforzano, quando cucinano, di mettere meno sale nei cibi che stanno preparando. Ottenendo, in molti casi, risultati gastronomicamente assai deludenti che fanno abbandonare presto i buoni propositi. Che fare, dunque? Inforcare gli occhiali e cercare di interpretare le etichette sugli scaffali del supermercato? Forse non è la strategia migliore. Occorre partire dal dato di fatto, ben noto, che circa il 70% del sale consumato ogni giorno è contenuto negli alimenti conservati o pronti al consumo che, è inutile nasconderlo, hanno uno spazio sempre più ampio sulla nostra tavola. Carne e pesce in scatola, salse pronte, formaggi e salumi, prodotti da forno per la colazione, creme di verdure o brodi in brik, legumi e cereali precotti, crackers e grissini, ecc. Tutti questi alimenti contengono molto più sale degli equivalenti preparati nella nostra cucina. Ritornare il più possibile a cucinare: questo ridurrà il consumo di sale nella dieta. Molto più efficacemente che la complicata lettura del contenuto di sale sulle etichette. 

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