sabato 21 dicembre 2019

DOLCIFICANTI DIVERSI DALLO ZUCCHERO: NON SEMBRANO UNA SOLUZIONE

Se, in queste settimane di festa, leggete con attenzione le etichette di caramelle, bevande e dolci che vengono proposti enfatizzando il basso o nullo contenuto di calorie o di zucchero li trovate sempre. Sono i dolcificanti artificiali. Ne esistono moltissimi, di vario sapore e con diversi impieghi da parte dell’industria alimentare (la nota Coca Cola Zero ne contiene addirittura tre: ciclammato di sodio, acesulfame K e aspartame). Tutti sono caratterizzati dall’avere un sapore centinaia di volte (150-600) più dolce dello zucchero-saccarosio. Che sostituiscono quindi nella composizione di dolci e bevande. Suggerendo che questo si traduca in un risparmio calorico. A parte che questo non è sempre vero (nei dolci, ad esempio, le calorie non provengono solo dallo zucchero, ma anche dalle farine e dai grassi), il punto nodale utilizzato dalla pubblicità è il supposto effetto “dimagrante” di questi prodotti rispetto a quelli dolcificati con saccarosio. In realtà, i dolcificanti artificiali non sono privi di rischi e le persone che pensano di perdere qualche chilo sostituendoli allo zucchero restano quasi sempre deluse. È quanto afferma una revisione di 37 studi (con oltre 41000 partecipanti) pubblicata sulla rivista Canadian Medical Association Journal (July 17, 2017 vol. 189 no. 28 E929-E939). Secondo questa ricerca, il consumo di dolcificanti artificiali potrebbe essere legato ad un aumento di peso e allo sviluppo di altre condizioni patologiche come un aumento del BMI, della circonferenza della vita, dell’ipertensione, dei problemi cardiaci e della sindrome metabolica. Stiamone lontani. 

mercoledì 11 dicembre 2019

HUMMUS PER CICLISTI (ANCHE MOMENTANEAMENTE A RIPOSO)

E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete, a pagina 17, la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per confezionare con le vostre mani una ottima crema di ceci (hummus), perfetta come antipasto (assieme a carote e finocchi crudi) per i pranzi e le cene delle prossime feste, ma anche per farcire panini sostanziosi e digeribili, assieme a verdure crude e cotte. 


lunedì 2 dicembre 2019

MENO ZUCCHERO PER UNA PRESSIONE MIGLIORE


Avete la pressione arteriosa troppo alta? Rinunciate allo zucchero e le cose andranno meglio. Sulla rivista scientifica Circulation (24 maggio 2010) è comparso uno studio illuminante a questo proposito, dal quale risulta che la riduzione del consumo di bevande dolci e di cibi a base di zucchero può rappresentare una mossa importante in ogni strategia alimentare indirizzata all'abbassamento della pressione. I ricercatori della Louisiana State University hanno selezionato un campione di 810 adulti di età compresa tra i 25 e i 79 anni. Questi soggetti erano tutti affetti da ipertensione lieve e consumavano ogni giorno un bicchiere di bevande zuccherate. È bastato che rinunciassero a mezzo bicchiere al giorno perché in un anno e mezzo la pressione si abbassasse in media di quasi 2 mmHg (millimetri di mercurio). Effettivamente non sembra molto. Tuttavia, è noto da tempo che una riduzione di soli 3 mmHg della pressione massima del sangue produce una diminuzione della mortalità per ictus dell'8% e per malattie coronariche del 5%. Per una migliore valutazione delle quantità di zucchero in gioco, tenete conto che un bicchiere da bibita ha una capacità di almeno 300 g. In questa quantità di bevanda ci sono circa 32 g di zucchero. Se i bicchieri invece di uno sono due (lo zucchero fa venire sete…), fate voi i conti. Imparate ad apprezzare tè, latti vegetali, spremute, succhi di frutta e infusi al naturale. Scoprirete con piacere che sono buonissimi anche così. Per la bocca e per il cuore.

domenica 3 novembre 2019

CRISI E CUCINA


Sull'ultimo numero della rivista Biolcalenda c'è un mio contributo sulla relazione tra crisi e cucina
Lo potete leggere qui.

lunedì 28 ottobre 2019

DIETE IPERPROTEICHE? MEGLIO DI NO


Le diete iperproteiche, basate sul consumo di grandi quantità di proteine (quasi sempre carne) e con una forte riduzione degli alimenti ricchi di carboidrati vanno per la maggiore e, con varie denominazioni (Scarsdale, Atkins, Zona, Dukan, ecc.), sono proposte per la loro capacità di far perdere peso rapidamente e di normalizzare la glicemia. Peccato che questi risultati siano del tutto transitori e, ancora più importante, che le diete a basso contenuto di carboidrati aumentino addirittura il rischio di morte se sono adottate per tempi lunghi. Ce lo ricorda uno studio americano pubblicato da The Lancet Public Health (volume 3, issue 9, pe419-e428, september 01, 2018). 
I ricercatori hanno seguito oltre 15.000 adulti tra i 45 e i 65 anni d’età per circa 25 anni. In questo periodo, 6.283 partecipanti sono morti. Chi ha assunto tra il 50 e il 55% delle calorie dai carboidrati (nutrienti presenti soprattutto nei cereali, nei legumi e, in misura minore, nelle verdure e nella frutta) ha registrato un rischio di morte più basso per tutte le cause durante il periodo dello studio, rispetto alle persone che avevano una dieta molto più povera di carboidrati.
 Inoltre i ricercatori evidenziano che, tra coloro che avevano sostituito i carboidrati con altri alimenti, si poteva notare un’altra interessante differenza. Chi consumava più proteine o grassi animali (carne, formaggi, uova) ha fatto registrare un maggior rischio di mortalità, mentre il rischio diminuiva in chi ha compensato la quota minore di carboidrati con proteine o grassi vegetali (legumi, semi oleosi). 

martedì 15 ottobre 2019

DIABETE, ZUCCHERO, INQUINAMENTO


L’aggiunta di zucchero ai prodotti in commercio è pratica antica e ben conosciuta. Per motivi diversi, un tempo soprattutto per la conservazione (lo zucchero, oltre una certa concentrazione, impedisce lo sviluppo di muffe e batteri), oggi probabilmente anche per “arrotondare” il sapore e renderlo accettabile e suadente, nonostante l’impiego di materie prime spesso di non eccelsa qualità. Di fatto, con l’aumentare costante dell’utilizzo di cibi conservati e lavorati dall’industria alimentare, nell’ultimo secolo il consumo di zucchero è andato aumentando in maniera spropositata. Dai tre chili all’anno di mio nonno Gino, muratore, guerra di Libia nel 1911, suonatore di piatti nella banda del paese, fino ai circa trenta chili che ogni italiano attualmente consuma mediamente in dodici mesi. Un aumento spropositato, che costringe a fare i conti anche con le patologie favorite da questo squilibrio nutrizionale, principalmente (ma non solo) obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori. Che fare, dunque? Prima di tutto, leggere attentamente le etichette e evitare gli alimenti che contengono dolcificanti. Tuttavia, lo zucchero non sembra essere tutto. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health (Volume 2, No. 7, e301–e312, July 2018), esiste una stretta relazione tra diabete di tipo 2 e l’inquinamento ambientale. Gli autori ritengono che l’inquinamento atmosferico sia responsabile ogni anno di oltre 3 milioni di nuovi casi di diabete nel mondo. No allo zucchero, dunque, ma contemporaneamente sì all’aria pulita (e ai comportamenti, anche individuali, che aiutano a raggiungere questo obiettivo).

domenica 6 ottobre 2019

MAIONESE SENZA UOVA PER CICLISTI


E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete, a pagina 17, la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per confezionare con le vostre mani una gustosa maionese senza uova, perfetta per arricchire i tramezzini riposti nel tascapane di chi pedala, ma buona anche per portare in tavola una insalata russa leggera e invitante. Trovate tutto qui. 

lunedì 23 settembre 2019

PATATE: MEGLIO CON I BROCCOLI


Le patate sono un alimento assai gradito, a grandi e piccoli. Spesso però sostituiscono troppo sbrigativamente le verdure e nell’immaginario collettivo sono perfino intese come un ottimo sostituto dei cereali. In realtà, le patate non sono da considerarsi alla stessa stregua delle carote o della lattuga: sono piuttosto dei tuberi amidacei che, almeno per le varietà disponibili sui nostri mercati, non hanno particolari qualità nutrizionali o proprietà terapeutiche. Questo non significa ovviamente che le patate siano alimenti “tossici” o pericolosi. Tuttavia, anche considerando che in seguito al loro consumo la glicemia postprandiale aumenta e rimane elevata per diverse ore (il che innesca alterazioni del metabolismo collegate al diabete e all’obesità), non è certamente salutare inserire troppo spesso le patate nei nostri piatti. Soprattutto da parte dei soggetti con tendenza all’obesità o con alterazioni della glicemia. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono qualche accorgimento che, unitamente al buon senso, potrebbe limitare gli indesiderati effetti collaterali prodotti dal consumo di questo tubero. Ad esempio, consumare una abbondante quantità di broccoli assieme alle patate riduce notevolmente la risposta glicemica e i livelli di insulina postprandiali (European Journal of Nutrition. 2016 Sep 21). Probabilmenteper l’alto contenuto in fibre di questo piatto (tuttavia troviamo solo 1,6% di fibre nelle patate, quasi il doppio nei broccoli). Ricordo infine che da altre ricerche risulta che anche l’aggiunta alle patate di piccole quantità di condimenti acidi (succo di limone, aceto di mele) aiuta a limitare l’innalzamento eccessivo della glicemia. 

sabato 31 agosto 2019

CIBO E BRUFOLI


Sull'ultimo numero della rivista Biolcalenda c'è un mio contributo sulla relazione tra cibo e acne.
Lo potete leggere qui.

mercoledì 28 agosto 2019

LE NOCI FANNO BENE AL CUORE (E ALL'INTESTINO)


Che un consumo regolare di noci faccia bene è noto da tempo. L'anno scorso, tuttavia, è stato pubblicato uno studio (The Journal of Nutrition, Volume 148, Issue 6, 1 June 2018, Pages 861–867) che aggiunge qualcosa di nuovo. Siamo ormai vicini al tempo della raccolta e torniamo quindi, anche per questo, sull’argomento. 
Questo è il primo studio che approfondisce l’associazione tra la composizione del microbiota (l’insieme dei batteri intestinali), il consumo quotidiano di noci e i fattori di rischio cardiovascolare e di carcinoma del colon. Gli autori hanno esaminato, in un gruppo di donne e uomini adulti e sani di età compresa tra 50 e 55 anni, gli effetti del consumo di circa 40 grammi di gherigli di noce al giorno per tre settimane. Rispetto alla dieta senza noci, quella che prevedeva l’assunzione di questi semi oleosi ha modificato la composizione della flora intestinale, aumentando la presenza di batteri che producono acido butirrico, utilizzato come nutrimento dalla mucosa del colon. Inoltre, le noci hanno anche ridotto la formazione di sostanze infiammatorie derivanti dalla bile e che aumentano il rischio tumorale. Sono infine stati confermati altri vantaggi già noti, legati al consumo regolare di noci: la riduzione del colesterolo sanguigno e di composti infiammatori. Probabilmente grazie all’apporto di fibra, di polifenoli e di acidi grassi polinsaturi, di cui le noci sono assai ricche. 

martedì 13 agosto 2019

FAGIOLI E GAS (SERRA)


Mangiare fagioli per ridurre il gas? L’affermazione letta sulla rivista online Climatic Change (2017) 143:261–270 si presta a qualche commento impertinente. Invece, la questione è tremendamente seria.  L’invito dei ricercatori statunitensi a sostituire la bistecca con un piatto di fagioli, letto fino in fondo, rivela una grande e drammatica verità. L’abitudine americana di mangiare troppa carne (tipica anche dei nostri connazionali, le cui consuetudini a tavola si stanno allontanando sempre più dalla salutare dieta mediterranea) produce un aumento dei dannosi gas serra, responsabili del cambiamento climatico in atto e dell’aumento delle temperature che, a loro volta, sono una delle cause di guerre, migrazioni, siccità, alluvioni, ecc. L’allevamento intensivo di animali da carne è infatti una delle attività umane energeticamente più costose per l’ambiente, oltre che fonte di grandi sofferenze per gli animali stessi. Semplicemente sostituendo la carne con i fagioli (“beans for beef”, dicono gli americani) potrebbe portare gli USA, secondo i ricercatori, a raggiungere il 74% dell’obbiettivo di ridurre la produzione di gas serra entro il 2020. E questo senza adottare provvedimenti restrittivi sulla circolazione automobilistica! Senza contare altri importanti vantaggi come il miglioramento dello stato di salute della popolazione e la liberazione di 692.918 km quadrati di terre coltivate (il 42% della superficie agricola negli Stati Uniti) che attualmente sono destinate alla produzione di cereali e legumi per l’allevamento intensivo. Territori che potrebbero essere liberati dalla pioggia di sostanze chimiche necessarie per ottenere raccolti abbondanti e a basso costo e che potrebbero magari essere destinati a progetti più ecologici e utili per la comunità. Insomma, mangiare fagioli (e altri legumi) al posto della carne per ridurre i gas che soffocano il mondo. Pensiamoci.


Crema di ceci

250 g di ceci già cotti
1 cucchiaino di semi di sesamo tostati
1 cucchiaio di tahin (crema di sesamo)
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di salsa di soia
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
peperoncino in polvere (se gradito)
succo di un limone 

Frullate i ceci con l’aglio e un po’ dell’acqua di cottura.Aggiungete poi tutti gli altri ingredienti: dovreste ottenere un composto soffice, ma non troppo liquido, perfetto per accompagnare pane tostato, gallette di riso integrale, verdure crude, pasta fredda. 

giovedì 8 agosto 2019

CHE CAVOLI!


Nelle donne, anche dopo i 70 anni, un maggior consumo di ortaggi (soprattutto crucifere) protegge dall’aterosclerosi. È questa la sintesi di uno studio pubblicato qualche tempo fa sulla rivista Journal of the American Heart Association 2018 Apr 4;7(8)
Nessuna novità, potremmo dire. Eppure conforta avere nuove conferme scientifiche sulla bontà degli inviti a consumare regolarmente vari tipi di verdure, con una specifica attenzione alle crucifere (broccoli, cavolfiori, cavoli e cavoletti di Bruxelles). 
Questa ricerca ha seguito un gruppo di donne che, all’avvio dello studio, avevano almeno 70 anni.
Di questi soggetti sono stati considerati i parametri antropometrici (peso, altezza, ecc.), i principali parametri biochimici (analisi del sangue), lo stato socio-economico, l’abitudine al fumo, l’assunzione di alcol e di farmaci. Si sono poi raccolti i dati relativi ai consumi di tutte le verdure, calcolando il numero di porzioni giornaliere (una porzione = 75 grammi), differenziando il tipo di vegetali (crucifere, agliacee, verdure rosse/arancio/gialle, verdure a foglia verde, legumi). Infine, è stata valutata l’evoluzione dello spessore della parete delle arterie carotidi. Ebbene, al consumo più abbondante di verdure (in particolare di broccoli e cavoli) corrispondeva il minore spessore della parete delle carotidi. Cioè più basso era il rischio di arteriosclerosi e di ictus. È interessante notare che il secondo gruppo di vegetali con il migliore effetto preventivo erano i legumi. 

lunedì 8 luglio 2019

IL TEMPO E LA CUCINA


E' uscito un mio contributo sull'ultimo numero della rivista Biolcalenda sull'importanza di cucinare, non solo per la salute, ma anche per il gusto e... per il portafoglio.
Lo potete leggere qui.

lunedì 24 giugno 2019

BISCOTTI PER GRANIVORI


Le diete a base vegetale stanno ricevendo sempre maggiore attenzione e le ricerche dimostrano la loro utilità per la prevenzione di molte patologie. Tuttavia, parecchi fanno coincidere una dieta a base vegetale semplicemente con il consumo abbondante di verdure e di frutta. Dimenticando clamorosamente i semi. 
Una grande quantità dei nostri alimenti più comuni sono effettivamente dei semi. Pensate, ad esempio, ai cereali (orzo, avena, riso, frumento, mais, ecc.) e ai legumi (fagioli, soia, piselli, lenticchie, ceci, fave, ecc.). Non dimentichiamo che sono semi anche altri cibi che dovrebbero essere quotidiani come noci, mandorle, anacardi, nocciole, ecc. 
I semi sono un alimento assai complesso e la loro composizione nutrizionale è eccezionale. Le tre parti principali del seme sono il germoglio (embrione), l’endosperma (riserva di nutrimento per la crescita del germoglio) e il rivestimento esterno. Ogni seme ha, infine, un potenziale vitale che lo rende adatto per germinare e diventare una pianta adulta.
Nei semi, il germe e lo strato esterno sono ricchi di vitamine, minerali e composti bioattivi. L’endosperma è il deposito principale di energia e contiene carboidrati, proteine e grassi necessari per la crescita del seme (e del nostro organismo). La maggior parte dei semi è anche ricca di acidi grassi insaturi. Le proteine dei semi (attenzione! se la dieta è opportunamente variata) comprendono tutti gli aminoacidi essenziali. Nei semi si trovano anche sostanze ad attività protettiva e antiossidante come i polifenoli e i fitosteroli. Insomma, alimenti superlativi. E salutari.
Una revisione di studi scientifici ha concluso che vi è una prova sostanziale che un maggior consumo di semi (tra cui cereali, noci, legumi) è legato ad un minor rischio di diabete di tipo 2 e a fattori di rischio per malattie cardiovascolari (Circulation 2013, 128:553-565). In aggiunta, è stato dimostrato che il consumo di noci come parte di una dieta mediterranea riduce gravi complicazioni cardiovascolari (The New England Journal of Medicine 2013, 368(14):1279-1290). Infine, uno studio  ha scoperto che le donne che hanno consumato la quantità più elevata di semi e frutta a guscio hanno un minor rischio di cancro colon rettale (Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention, 2004 13:1595-1603. Ce n’è abbastanza per non offenderci se qualcuno ci considera dei granivori.

Ecco dei dolci speciali i cui ingredienti sono per la quasi totalità semi o derivati.

½ tazza di olio extra vergine d’oliva
½ tazza di malto di riso
1 cucchiaino di cannella e chiodi di garofano in polvere
1 cucchiaino di anice verde
Scorza grattugiata e succo di un’arancia
2 cucchiaini colmi di bicarbonato
3-4 cucchiai di succo di mela
½ tazza di mandorle leggermente tritate
1 tazza di uvetta
Un pizzichino di sale
Circa 500 g di farina di farro tipo 2

Mescolate tutti gli ingredienti ed aggiungete la farina per ultima fino ad ottenere un composto malleabile ma non appiccicoso. Formate dei biscotti circolari (3 centimetri di diametro) che appoggerete su una piastra ricoperta di carta da forno. Cuocete a 180 gradi per 20 minuti circa. Fateli raffreddare prima di servirli. Se in questi mesi passate nelle isole greche, troverete facilmente biscotti simili a questi.

giovedì 13 giugno 2019

COLAZIONE DA RE SU REPUBBLICA SALUTE

Recensione apparsa su Repubblica Salute del mio libro "Colazione da Re" edito da LiberEtà. Lo potete trovare qui.
Qui potete leggere un resoconto della presentazione del libro a Roma, nell'ambito di una bella iniziativa SPI/AUSER.
Qui potete ascoltare una breve conversazione/intervista sul libro "Colazione da Re" sul sito di Radio InBlu.

venerdì 31 maggio 2019

ORTO E SALUTE


Sull'ultimo numero della rivista Biolcalenda trovate un mio contributo sull'utilità (anche per la propria salute) della coltivazione dell'orto. Lo potete leggere qui.

martedì 21 maggio 2019

MANGIARE BENE IN GRAVIDANZA


L' ALIMENTAZIONE ESTIVA DI MAMME E BAMBINI

Tre incontri con il dott. Paolo Pigozzi, medico e nutrizionista, sulla corretta e sana alimentazione per le mamme ed i bambini. Consigli, suggerimenti e ricette per una dieta adatta alla esigenze nutrizionali della famiglia.


In collaborazione con Aribandus-Cooperativa Sociale ONLUS


giovedì 2 maggio 2019

DIETE IPERPROTEICHE: MEGLIO DI NO


Segnalo sul numero di maggio 2019 della bella e utile rivista Biolcalenda un mio contributo sulle diete iperproteiche, largamente suggerite come diete dimagranti ma che destano più di qualche perplessità. Lo potete leggere qui.

lunedì 15 aprile 2019

BISCOTTI NO ZUCCHERO (E BUONI LO STESSO)


E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. Ci leggete la rubrica "Cibo da viaggio", con i miei consigli per confezionare con le vostre mani gustosi biscotti senza zucchero, buoni per chi pedala, ma anche per chi cammina. Trovate tutto qui. 

mercoledì 3 aprile 2019

CUCINARE FA BENE


Segnalo l'uscita sul numero di aprile 2019 della bella e utile rivista Biolcalenda il mio editoriale sui vantaggi, per la salute fisica e psichica, del cucinare il proprio cibo. Lo potete leggere qui.

lunedì 1 aprile 2019


MERCOLEDÌ 3 APRILE 2019  ore 21,00

presso la sede FIAB di Piazza Santo Spirito - Verona

.Corso di Cicloturismo - Alimentarsi in bici

SECONDA SERATA (a cura del dott. Paolo Pigozzi)Corretta alimentazione e idratazione in bicicletta: dopo una salita mozzafiato come reintegrare i liquidi? Meglio una barretta energetica o una manciata di mandorle? Al termine della serata non avrai più dubbi e la tua ciclovacanza assumerà contorni nuovi tutti da scoprire, anche sotto il piano enogastronomico.

mercoledì 27 marzo 2019

SFOGLIA UN ESTRATTO DEL LIBRO


E' uscito il nuovo numero di Terra Nuova, con un articolo sul mal di testa e una mia intervista sullo stesso tema.
Puoi sfogliare un estratto del libro qui.

domenica 24 marzo 2019

PRIMAVERA


Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.

(Il passero solitario, G. Leopardi)

mercoledì 20 marzo 2019

MAL DI TESTA: PREVENIRE E CURARE CON L'ALI,MENTAZIONE E LE TERAPIE NATURALI


E' in libreria e online il mio ultimo libro MAL DI TESTA: PREVENIRE E CURARE CON L'ALIMENTAZIONE E LE TERAPIE NATURALI.
Il libro aiuta per prima cosa a identificare la tipologia di mal di testa di cui si soffre, primo passo per poterlo curare al meglio. Vengono poi presentate le soluzioni naturali, dalla fitoterapia all'idroterapia fino allo yoga, efficaci contro questo disturbo.
L'alimentazione svolge un ruolo centrale sia nella prevenzione che nella cura. Il volume analizza a fondo questo aspetto, con consigli utili sulla dieta da seguire e ricette specifiche.
il volume è disponibile anche in digitale.

mercoledì 13 marzo 2019

FRUTTA E VERDURE A COLOGNA VENETA


Venerdì 15 marzo 2019
Teatro Comunale di Cologna Veneta (VR)
ore 15,30

NELL'ORTO E NEL FRUTTETO 
UNA MINIERA DI SALUTE

conversazione 
con il Dott. Paolo Pigozzi




mercoledì 6 marzo 2019

BERE


Ricevo il seguente quesito e volentieri rispondo:

DOMANDA
Mi hanno sempre insegnato che per stare bene bisogna bere molto (anche 2 litri di acqua al giorno). Ci ho provato per un po’, ma mi sono accorto che non stavo affatto meglio di prima, a parte la ginnastica che ho dovuto fare per raggiungere il bagno almeno una decina di volte al giorno contro le 3-4 volte normali. Vorrei sapere se la verità anche questa volta sta nel mezzo oppure no. Mi pare ragionevole pensare che l’ideale è bere quando si ha sete…
RISPOSTA
Bere quando si ha sete (come anche mangiare quando si ha fame, dormire quando si ha sonno, ecc.) può sembrare una affermazione banale e scontata. Eppure si tratta della corretta risposta ad una fondata richiesta dell'organismo. Diciamo innanzitutto che le necessità di acqua dell'organismo sono evidenziate dalla sete e quindi dallo stimolo a bere. Sono tuttavia opportune alcune precisazioni. Nelle persone anziane lo stimolo fisiologico della sete si attenua parecchio. Per questo motivo, in questi soggetti la sete non può più essere presa come un indicatore affidabile della necessità di acqua. Gli anziani dovrebbero consumare preferibilmente alimenti ricchi d'acqua (frutta e verdure, minestre, yogurt, ecc.) e bere regolarmente liquidi (meglio l'acqua, ma vanno bene anche tisane, caffè di cereali, spremute di agrumi, ecc.), se necessario “forzando” leggermente il senso di sete. Inoltre, chi deve eliminare piccoli calcoli o sabbia depositati nelle vie urinarie è bene che beva decisamente oltre quanto suggerito dal senso della sete. Anche i bambini piccoli, da questo punto di vista, sono dei soggetti con un equilibrio delicato: ad esempio, per la loro vivacità spesso sudano molto e, non avendo grandi riserve di liquidi (e, talvolta, non avendo ancora imparato a rispondere in modo appropriato alle richieste dell'organismo), hanno bisogno, anche in questo, della discreta assistenza degli adulti. Un'altra condizione speciale, nella quale la sensazione di sete può manifestarsi tardivamente rispetto alle esigenze dell'organismo, è costituita dal lavoro pesante o dalle attività sportive effettuati in ambienti sfavorevoli (con temperature assai elevate, con clima ventoso, con esposizione prolungata alla luce del sole, ecc.). Si pensi che, in casi estremi, il sudore e l'aumento del ritmo della respirazione possono comportare una perdita di acqua che arriva anche a 1-2 litri all'ora. Poiché il nostro intestino riesce ad assimilare al massimo 250 g di acqua (un quarto di litro) ogni 20 minuti (cioè circa tre quarti di litro all'ora), è evidente che per rispondere adeguatamente a richieste così importanti occorre bere con una certa frequenza, anticipando quanto richiesto dal senso della sete. 
Per quanto riguarda la quantità d'acqua necessaria ogni giorno per un adulto, occorre dire che non esiste attualmente uno studio scientifico che abbia accertato quanti litri d'acqua sia opportuno bere giornalmente. Il buon senso e la pratica suggeriscono che l'organismo può aver bisogno di circa 2-3 litri di liquidi al giorno. Di questi, una parte consistente è preferibile sia introdotta mediante il consumo di alimenti che contengono anche acqua (latte, yogurt, minestre, tisane, tè, frutta, verdure, risotti, ecc.). La parte rimanente (variabile in funzione delle abitudini alimentari, dell'ambiente di vita e lavoro, delle condizioni atmosferiche, ecc.) potrà essere soddisfatta bevendo acqua o tisane.   

mercoledì 27 febbraio 2019

IL CARCIOFO: FEGATO E RENI


Premesso che le proprietà terapeutiche del carciofo risiedono principalmente nelle foglie della pianta (e solo in parte nei capolini fiorali che costituiscono la parte commestibile del vegetale), il consumo di questo gustoso ortaggio è comunque vantaggioso per la nostra salute. 
Il carciofo è infatti in grado di stimolare la produzione di bile e di migliorare l’attività del fegato. Il consumo di carciofi (stufati o lessati a vapore, ma le parti più tenere si mangiano anche crude) è utile per tutti coloro che soffrono di digestione difficile, di aumento del colesterolo nel sangue, di arteriosclerosi. 
Il carciofo inoltre attiva la funzione depurativa renale. Per via urinaria sono eliminati, tra l’altro, i residui azotati del metabolismo e il carciofo è quindi utile nella gotta, nelle artrosi e in molte malattie della pelle.
Poche le limitazioni al consumo del carciofo. La notevole ricchezza di fibre (quasi il 6%) potrebbe accentuare qualche indesiderata fermentazione intestinale. Infine, le mamme che allattano è bene che non consumino carciofi in abbondanza perché la produzione del latte potrebbe essere ostacolata. 

lunedì 18 febbraio 2019

LA LENTICCHIA


La lenticchia è sicuramente una delle piante commestibili più antiche del mondo e ancora oggi è uno dei pilastri della dieta quotidiana per molti popoli, soprattutto orientali. La lenticchia ha un elevato potere nutritivo (contiene quasi 300 kcal per 100 g), ma nello stesso tempo è il legume che contiene la minor quantità di grassi (circa l’1%). Il contenuto proteico delle lenticchie (quasi il 23%) supera quello di tutti gli altri legumi tradizionalmente consumati (ad eccezione della soia) e potrebbe spiegare da solo il grande favore che l’umanità ha sempre accordato a questo legume. 
Una porzione di lenticchie (preferibilmente ad integrazione di un piatto di cereali) è consigliata a tutti coloro che svolgono una attività fisica intensa (ragazzi, sportivi, lavoratori manuali). La lenticchia è utilissima per le madri che allattano e per i diabetici (riduce la glicemia dopo il pasto). Numerose ricerche testimoniano che il consumo regolare di legumi (le lenticchie sono tra i legumi più digeribili) può contribuire a prevenire e a curare parecchie patologie degenerative come il diabete, l'aumento del colesterolo nel sangue, l'ipertensione arteriosa e perfino diversi tipi di cancro. La lenticchia ha tuttavia anche qualche limite. Per la sua ricchezza di purine, questo legume è infatti sconsigliato agli uricemici, ai gottosi e in tutti i casi di insufficienza renale. 
Le lenticchie di migliore qualità sono quelle piccole, coltivate in montagna. Si trovano in commercio anche le lenticchie decorticate. Di colore rosso/arancio (la buccia marrone è stata infatti eliminata), sono molto digeribili e si prestano ottimamente (ben cotte e in modesta quantità) per l'integrazione delle pappe durante lo svezzamento (a partire da 11-12 mesi) e per tutti coloro che soffrono di colite e di fermentazioni intestinali. Ricordo infine che per una eccellente digeribilità le lenticchie, prima della cottura, vanno messe in ammollo in acqua fresca per almeno 4-5 ore. 

venerdì 8 febbraio 2019

VITAMINA D


La vitamina D è una vitamina che nel nostro organismo si presenta sotto due forme principali: l'ergocalciferolo e il colecalciferolo. Il primo (l’ergocalciferolo o vitamina D2) viene formato quando i raggi solari ultravioletti colpiscono nella pelle una sostanza di origine vegetale, l'ergosterolo (abbondante, ad esempio, nel lievito di birra). Il colecalciferolo (vitamina D3) si produce invece quando la luce solare, arrivando sulla cute, colpisce il 7-deidrocolesterolo, una sostanza derivata dal colesterolo e presente negli alimenti di origine animale (pesce, latticini e uova). Le due forme della vitamina sono ambedue perfettamente funzionanti e la loro attività biologica è sostanzialmente identica.
Nei mesi estivi, grazie alla grande quantità di luce solare, la vitamina D viene prodotta in sovrabbondanza nella pelle e accumulata nell’organismo. Si crea in questo modo una riserva vitaminica, assai utile durante il periodo invernale caratterizzato da una scarsa insolazione.  

Non solo per le ossa
È noto da tempo che la vitamina D è indispensabile per l'assorbimento intestinale del calcio presente negli alimenti e per la prevenzione del rachitismo (indebolimento delle scheletro) e dell’osteoporosi (fragilità delle ossa, un problema che oggi interessa in particolare gli anziani). Studi recenti hanno tuttavia allargato le conoscenze sul ruolo della vitamina D, che sembra ben più ampio di quello che tradizionalmente le è stato assegnato. Una adeguata presenza di questa vitamina nell’organismo, infatti, è innanzitutto correlata con la prevenzione di alcuni tumori (del seno, dell’intestino, del rene, del pancreas). Inoltre, è ormai sufficientemente chiaro che la vitamina D riduce il rischio di sviluppare alcune gravi patologie come la sclerosi multipla. Come se non bastasse, considerato che questa vitamina è provvista anche di proprietà antibatteriche e antivirali, è stata inoltre avanzata l’ipotesi che i picchi invernali di sindrome influenzale potrebbero essere dovuti anche alla carenza di vitamina D.

Quanta ne serve e dove la troviamo?
I livelli di assunzione raccomandati di questa vitamina non sono perfettamente noti. Di fatto vengono ritenuti accettabili dei livelli nel sangue che oscillano tra i 10 e i 47 nanogrammi (miliardesimi di grammo) per millilitro. Gli alimenti che contengono la vitamina D già preformata sono i pesci grassi, i latticini e il tuorlo d’uovo. Chi, per vari motivi, non consuma questi alimenti rischia dunque possibili carenze? Possiamo dare una risposta rassicurante nel senso che, in condizioni normali e per tutte le fasce della popolazione (bambini, adulti, anziani, donne incinte), è dimostrato che l’esposizione alla luce solare è sufficiente a garantire adeguati livelli di vitamina D nell’organismo. Una carenza è dunque possibile quando non ci si espone a sufficienza alla luce del sole oppure in situazioni specifiche (chi è costretto a letto per malattie gravi oppure ha una insufficienza renale, ecc.), condizioni per le quali è opportuno prevedere una assunzione farmacologica di questa vitamina. È dunque evidente che passare ogni giorno un po' di tempo all'aria aperta, magari impegnati nella cura dell'orto, del frutteto e del giardino, è fondamentale per poter accumulare la preziosa vitamina. L'opportunità offerta dalle attività all'aria aperta sono doppiamente preziose, se si pensa che alcune ricerche testimoniano che nei giorni lavorativi la popolazione attiva trascorre mediamente il 59% del tempo in casa, il 35% in ufficio o sul luogo di lavoro e il 6% in automobile o nei mezzi pubblici. 
Dunque è assolutamente necessario approfittare (senza eccessi) della luce solare. Non solamente per il benessere dello scheletro, ma anche perché è sempre più chiaro che la nostra salute e la nostra stessa vita dipendono in larga misura da questo astro sfolgorante.


venerdì 1 febbraio 2019

BROCCOLI PER I DIABETICI


E' uscito sul nuovo numero di BIOLCALENDA, una bella rivista sulla quale curo la rubrica "Il medico a tavola", un mio contributo sull'utilità dei broccoli per limitare alcune complicazioni della malattia diabetica. Lo potete leggere qui.

mercoledì 30 gennaio 2019

PORTULACA PER TUTTI


La portulaca è una pianta spontanea il cui consumo regolare (preferibilmente cruda, ad integrazione delle insalate, ma utilizzabile anche come ingrediente di molte altre ricette: frittate, gnocchi, salsa per la pasta, ecc.) è utile a tutti, ma soprattutto per chi soffre di diabete e di malattie cardiovascolari (colesterolo elevato, tendenza all’infarto, ecc.). 
Numerosi studi hanno accertato che la portulaca migliora il controllo della glicemia abbassandola e risultando quindi utile nella prevenzione e nella terapia del diabete. Inoltre, poiché la portulaca è uno dei vegetali più ricchi di acidi grassi omega-3, il suo consumo produce tutti i noti vantaggi determinati da questi preziosi nutrienti. Tra gli altri, riduzione del colesterolo nel sangue, riduzione della coagulabilità sanguigna, moderazione dei processi infiammatori. Tutte queste condizioni, se non opportunamente corrette, di fatto aggravano la malattia diabetica. 

venerdì 25 gennaio 2019

FRUTTA E VERDURE PER LE BRONCHITI CRONICHE


Mangiare molta frutta e verdura aiuta a migliorare le condizioni di salute di chi soffre di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), una malattia che colpisce l'apparato respiratorio e che, se non curata, determina difficoltà sempre maggiori nella respirazione. Si tratta di una patologia un tempo tipica dei grandi fumatori e di chi lavora per anni in ambienti inquinati. Oggi la Bpco diventa sempre più frequente anche in coloro (soprattutto se predisposti all’allergia) che non hanno mai fumato, ma magari hanno respirato per decenni aria inquinata. Le patologie respiratorie (in primis la Bpco)costituiscono in Italia la terza causa di morte, dopo le malattie del sistema circolatorio e i tumori. Alcuni ricercatori greci (università di Larissa) hanno seguito per tre anni due gruppi di pazienti (120 in tutto) affetti da Bpco (i risultati sono stati pubblicati qualche anno fa sulla rivista European Respiratory Journal). Il primo gruppo consumava una dieta ricca di grandi quantità di frutta e verdura, il secondo ha adottato un'alimentazione completamente priva di questi alimenti. Nel primo gruppo si sono ridotti del 50% i casi in cui la malattia è peggiorata e si sono perfino verificati anche veri e propri miglioramenti della funzionalità polmonare. Secondo i ricercatori, i benefici derivanti dal consumo di frutta e verdura riscontrati in soggetti colpiti da Bpco sono da attribuire alle proprietà antiossidanti di questi alimenti. 

lunedì 21 gennaio 2019

IL SEDANO RAPA (CON RICETTA SEMPLICE)


Una delle principali caratteristiche nutrizionali del sedano rapa è sicuramente costituita dal suo patrimonio di minerali. Sodio, potassio, ferro, calcio, fosforo, magnesio, zinco, rame e selenio fanno di questo ortaggio un eccellente stimolante del metabolismo e in particolare del fegato, dei reni e delle vie respiratorie. Il sedano rapa, specialmente se consumato crudo (ottima la maionese arricchita con sedano rapa crudo finemente grattugiato) oppure stufato, mantiene integro il suo patrimonio minerale e si rivela un buon depurativo dell’organismo. Anche aggiunto alle insalate miste, sempre crudo grattugiato o affettato sottilmente, è assai utile per aumentare l’appetito, per migliorare le digestioni difficili, per prevenire la carenza di minerali, per affrontare i dolori di origine muscolare e articolare. 
La ricchezza in minerali rende inoltre il sedano rapa prezioso anche per tutti coloro che svolgono lavori impegnativi accompagnati da abbondanti sudorazioni. La sudorazione infatti elimina molti minerali che possono essere reintegrati vantaggiosamente anche consumando questo vegetale. Per chi coltiva questo ortaggio nel proprio orto, infine, non dovrebbe essere difficile utilizzare anche le foglie del sedano rapa. Solitamente scartate a fini commerciali potrebbero invece, secondo il gusto, arricchire di sapore e di minerali minestre e zuppe.

Ricetta da provare
Sedano rapa  cotto a vapore, mandorle tostate, sale. Emulsionate il tutto con un filo d'olio extra vergine d'oliva. Da spalmare su crostini di pane integrale, perfetta anche per condire pasta o riso integrali.

venerdì 18 gennaio 2019

CONSIGLI (E UNA TISANA) PER CICLISTI INFLUENZATI

E' uscito l'ultimo numero di RUOTALIBERA, la bella rivista dell'associazione FIAB-Amici della Bicicletta di Verona, di cui sono socio. A pagina 17 trovate i miei consigli per prevenire i colpi di coda dell'influenza e la ricetta per una tisana aromatico-medicinale assai gustosa. Trovate tutto anche qui sotto.