Che relazione esiste tra il diabete e il
miele? Occorre dire subito che il diabetico dovrà escludere dalla sua tavola il
miele o comunque consumarlo con molta moderazione, preferibilmente assieme ad
alimenti che ne ritardino l’assimilazione (pane integrale, fiocchi di avena,
ecc.). È noto che un utile criterio per
valutare l’adeguatezza di un alimento per la dieta del diabetico è costituito
dal suo indice glicemico. Si tratta, in poche parole, della variazione del
livello della glicemia determinata dall’ingestione di un certo alimento.
Variazione che va paragonata a quella provocata da un alimento di riferimento
(generalmente il pane bianco che, per convenzione, ha un indice glicemico pari
a 100). Quanto più la glicemia dopo il pasto sarà elevata (cioè più sarà alto
l’indice glicemico), tanto meno quell’alimento sarà utile al diabetico.
L’esperienza dice che, in linea di
massima, un alimento determina una variazione elevata della glicemia quanto più
è semplice nella sua composizione e rapido da digerire. Proprio come il miele,
che ha un indice glicemico di 126 (il pane bianco 100, quello integrale 83, la
pasta integrale 42, la ciliegia 32, la prugna 34, le lenticchie 29, i ceci 36).
Come altri prodotti dell'alveare (polline, pappa reale), il miele è soprattutto un alimento che favorisce un migliore e più rapido adattamento dell’organismo alle difficili condizioni ambientali (stress fisici e psichici, condizioni meteorologiche avverse, inquinamento atmosferico, ecc). Il consumo regolare di miele è utilissimo per consolidare la resistenza dell'organismo e per favorire il recupero energetico in tutte le malattie, nell'attività sportiva, durante sforzi fisici e psichici notevoli, nella convalescenza, nel periodo della gravidanza e dell'allattamento. Il miele, inoltre, può essere utilizzato come complemento della terapia in numerose condizioni patologiche come, ad esempio, stitichezza, ulcera gastrica e duodenale, insufficienza epatica, laringiti, faringiti, raffreddori, bronchiti, cistiti, prostatiti, ecc.
Perfino
applicato per via esterna, come pomata, il miele può favorire la guarigione di
piaghe, ustioni, dermatosi e ferite.
Occorre naturalmente ricordare che gran parte delle
preziose componenti del miele (soprattutto le vitamine e gli enzimi) sono
progressivamente inattivate già a partire da un riscaldamento che superi di
poco i 40°C. A 75°C l'inattivazione è completa e il miele è ridotto, a quel
punto, a poco più di una miscela di acqua e zuccheri di diverso tipo. È ovvio
quindi che le virtù terapeutiche del miele saranno interamente disponibili
assaporandolo da solo oppure spalmato su una fetta di pane integrale o, ancora,
impiegato per dolcificare una bevanda tiepida. Al contrario, quando il miele è
sciolto nelle tisane bollenti o utilizzato come ingrediente nei dolci da forno
preparati in casa le sue componenti nutrizionali più delicate sono, almeno in
parte, alterate.
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