La musica fa star bene tutti, ma può anche svolgere un ruolo terapeutico
non trascurabile nei confronti di patologie importanti come il morbo di Alzheimer,
il morbo di Parkinson, l’autismo, la patologia tumorale e la riabilitazione
dopo un trauma. Questi temi sono stati al centro del terzo congresso
internazionale organizzato dalla Società di neuromusicologia clinica (Cnm) e
svoltosi a Brescia nello scorso anno. Eseguire esercizi con la voce, il canto
corale, il movimento ritmico del corpo e l’improvvisazione musicale hanno
prodotto buoni miglioramenti su diversi aspetti delle patologie neurologiche,
ma anche sulla sfera emotiva e sullo svolgimento delle attività di tutti i
giorni.
Una interessante esperienza di musicoterapia in ambito oncologico è stata
presentata dal gruppo di Arti-Terapie integrate attivo presso l'Istituto dei
tumori di Milano con donne operate per tumore al seno. È stato registrato un
miglioramento statisticamente significativo di diversi aspetti che hanno una
forte influenza sulla qualità della vita (l’equilibrio mentale, la vitalità, le
attività sociali, ecc.). D’altra parte, come ha spiegato Ryo Noda, professore
della Osaka university of arts, art and primary education department e pioniere
della musicoterapia in Giappone, “Il grembo materno è la prima grande orchestra
dove non esiste un solo attimo di silenzio e dove la musica è il pulsare stesso
della vita”. Buone notizie per tanti, ma (se permettete) soprattutto per il
sottoscritto che canta da più di due decenni in un coro polifonico.
(Dalla mia rubrica Vegetariando, sulla rivista Vita e Salute)
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