All’inizio del cammino vegetariano su cui mi sono avviato negli anni ’70
del secolo scorso ci sono state sicuramente soprattutto solide motivazioni
salutistiche. In quegli anni stavo completando la mia formazione universitaria
e spesso le lezioni accademiche e la pratica clinica mi mostravano quanto il
consumo di carne producesse guasti importanti. Il desiderio di mantenermi in
salute il più a lungo possibile è ancora un pilastro importante della mia
scelta di non mangiare carne e pesce. Tuttavia, negli anni, si sono affiancate
alla giustificazione salutistica anche una importante motivazione etica (gli
animali sono “esseri senzienti”, anche secondo il Trattato di Lisbona,
ratificato da 27 Paesi Europei e entrato in vigore il 1 gennaio 2009) e non più
rinviabili questioni ambientali. Ha fatto riflettere tutti coloro che hanno a
cuore il futuro del pianeta e le sorti dell’umanità tutta quanto affermato dal professor Malik Falkenmark e dai suoi colleghi dello
Stockholm International Water Institute in un rapporto sulle prospettive
alimentari dell’umanità. Il rapporto 2012 è uscito in occasione della
Conferenza mondiale sull’acqua che si è tenuta a Stoccolma.
Le affermazioni e le esortazioni uscite da quel consesso prestigioso dovrebbero
stimolarci a cambiare. Se l’umanità continua a cibarsi secondo la dieta
odierna, esageratamente ricca di prodotti animali, entro il 2050 ci aspettano
catastrofiche carenze alimentari. Già oggi, secondo cifre dell’Onu, quasi 3
miliardi di persone sono affamate o malnutrite. Ma nei prossimi quattro decenni
la terra passerà da 7 miliardi di umani a 9 miliardi e, secondo gli studiosi di
Stoccolma, dobbiamo diventare tutti vegetariani. O quasi. Attualmente ricaviamo
il 20 per cento delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti
derivati dagli animali (carne o latticini). Questa percentuale dovrà scendere
al 5 per cento o forse anche a meno entro il 2050, se vorremo evitare carestie
e guerre causate dalla scarsità di cibo. Il problema è l’acqua, che già oggi è
scarsa e in molte regioni è più preziosa del petrolio. Il cibo ricavato da
animali, infatti, consuma da cinque a dieci volte più acqua di quella che serve
per produrre i vegetali. Cambiare dieta permetterebbe dunque di consumare meno
acqua per l’agricoltura. Senza contare che attualmente un terzo delle terre
arabili del pianeta sono destinate alla produzione di sementi e raccolti
destinati a sfamare gli animali da allevamento. Se mangiassimo meno animali,
risparmieremmo acqua e avremmo a disposizione più terra per altri usi agricoli.
Ecco allora un
suggerimento per le prossime feste. Che siano felici e che la pace regni (per
tutti) anche a tavola. Tanti auguri.
Canederli per il giorno di Natale (per 4 persone)
150 g di seitan (al naturale o,
se vi piace, fumé)
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
farina di grano saraceno
brodo vegetale
sale marino integrale
Tritate finemente il seitan e la cipolla, il porro e l’aglio. Affettate
il pane e disponetelo in una ciotola. Aggiungete il seitan e le verdure, salate
leggermente e aggiungete un po’ di brodo vegetale (dovrete solo inumidire, non inzuppare troppo la preparazione). Lasciate riposare coperto per un paio
d’ore. Aggiungete al composto la farina di grano saraceno in quantità tale da
rendere il tutto facilmente manipolabile, con l’aiuto di un cucchiaio, formate
dei canederli non troppo grandi (come un mandarino). Lessateli in acqua salata
bollente (oppure, ancora meglio, in brodo vegetale) per almeno 20 minuti.
Serviteli accompagnati, a piacere, da poco brodo oppure da crauti caldi.
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