Le etichette nutrizionali sul cibo sono generalmente un
ottimo strumento a disposizione del consumatore. Leggendole con attenzione
(almeno a casa, con calma) ci si può fare un’idea del contenuto nutrizionale (quante
calorie, quanti carboidrati e proteine, quanti grassi e di che tipo, le
vitamine e i minerali, ecc.) degli acquisti. Tutto bene dunque? Non proprio,
soprattutto se questi strumenti offerti dall’industria alimentare non vengono
utilizzati con buon senso. I ricercatori dell'Università di Hertfordshire
(Regno Unito) e dell'Università di Alberta (Canada) hanno pubblicato i
risultati di uno studio sull'impatto dell’etichettatura nutrizionale nell'assunzione
di calorie (Appetite 2013,65:153–158).
Questo studio ha rivelato che le informazioni nutrizionali che enfatizzano il
minor contenuto di grassi e di calorie fanno aumentare l'assunzione di cibo di
28 grammi e l'apporto energetico di 39 kcalorie. Un eccesso che può effettivamente
sembrare assai modesto. Ma il ripetersi di questo surplus può, a lungo termine,
avere importanti implicazioni sul peso corporeo. L'etichettatura nutrizionale
può dunque produrre false percezioni nella mente del consumatore, con
conseguenze impreviste e indesiderate sulla assunzione di cibo.
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