Anche
uno dei prodotti più problematici in commercio si tinge di verde. Deleterie per
la salute (obesità, diabete, osteoporosi, carie, ecc.) ed ecologicamente dannose
(impiego, trasporto e dispersione nell’ambiente per futili motivi di miliardi
di contenitori di plastica e di alluminio), le bibite gasate si danno una
riverniciata all’immagine, sfruttando una sensibilità dei consumatori.
I
grossi produttori multinazionali stanno investendo milioni di dollari per produrre
una bottiglia interamente vegetale, fatta di “bioplastica” per sostituire i
materiali non rinnovabili di origine petrolchimica (la plastica vera, derivata
dal petrolio).
Dalla
fine del 2009 è già in commercio una bottiglia composta per il 30% da risorse
vegetali. Ne sono state vendute per ora dieci miliardi di pezzi, in 20 Paesi. Le
multinazionali sostengono che è d’obbligo passare alla bottiglia totalmente “vegetale”
perché le previsioni sono che entro il 2020 il consumo di bibite gassate raddoppierà
arrivando a 3 miliardi di bottiglie al giorno (senza contare le lattine,
ovviamente). Insomma, la logica è questa: via libera alle bevande spazzatura,
purché l'involucro sia “verde”. Una bella sfacciataggine, non c’è che dire. Senza
contare che l’aumentato utilizzo di materiale organico vegetale (le cosiddette
biomasse) porterà altri problemi come l’ampliamento delle deforestazioni in
Africa, Asia e Sud America. Come si dice: “Peggio la pezza del buco”.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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