martedì 6 novembre 2018

MENO SALE, MENO SALATINI


È stato ampiamente dimostrato che una modesta riduzione nell'apporto di sale è associata a significative diminuzioni nella pressione arteriosa. Un intervento anche molto limitato in questo senso, quindi, potrebbe svolgere un ruolo importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e renali e dell'osteoporosi. Le attuali raccomandazioni nutrizionali suggeriscono la riduzione dell'apporto di sale a meno di sei grammi al giorno (circa un cucchiaino da caffè colmo). Una indicazione apparentemente semplice, ma che sembra comunque difficile da attuare. Visto che mediamente i consumi di sale si aggirano attorno ai 12-15 grammi al giorno. Si tratta senz’altro di abituare il palato ad apprezzare cibi meno salati. Non è tuttavia il caso di consumare la pasta o il minestrone senza sale. Se non in circostanze molto limitate. In realtà, sappiamo che circa l'80% del sale presente nella dieta dei paesi industrializzati deriva dalle aggiunte dell'industria negli alimenti conservati. La strategia giusta per ridurre l'assunzione di sale nella popolazione deve percorrere dunque due strade. La prima sarebbe persuadere l’industria alimentare a diminuire la quantità di sale aggiunta ai cibi (il governo ha fatto questa proposta ai panificatori). La seconda, ad effetto immediato, sta nel ridurre drasticamente il ricorso ad alimenti conservati (barattoli, vasetti, tubetti, ecc.), ai precotti, agli snack, ai crackers, alle merendine, ai salumi e formaggi, ecc. 

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