mercoledì 20 febbraio 2013

FEGATO E POLLINE

Alcuni alimenti naturali sono una fonte particolarmente abbondante di elementi nutrizionali protettivi per il fegato e per tutto l’organismo. Si tratta di alimenti che, essendo consumati in piccola quantità, hanno la funzione di integrare (da ciò la loro denominazione) la normale razione alimentare.

Il polline
Chi non conosce il polline, quella polvere giallastra e appiccicosa di cui i fiori sono ricchi e che le api
raccolgono con infinita pazienza? Il polline è in pratica l’elemento fecondante maschile delle piante e, proprio per questo, è ricchissimo di sostanze indispensabili alla vita. Vi si trovano, infatti, proteine (in media il 20%) con una buona presenza di aminoacidi essenziali, zuccheri (circa il 30%), grassi (5%) e una buona quantità di vitamine (B1, B2, B6, B12, C, D, E, H, acido folico, provitamina A ecc.). Ben rappresentata è anche la componente minerale (fosforo, potassio, magnesio, calcio, silicio, manganese, rame, ferro, sodio, cloro, zinco, molibdeno, cromo), la cui varietà aiuta a comprendere gli effetti benefici che il consumo regolare di
polline può avere su diversi organi e funzioni del corpo. Alcuni pollini possiedono anche sostanze ad attività antibiotica. Ne sono invece privi i pollini di colza, papavero, trifoglio bianco e tutti quelli provenienti da alberi da frutta. Da non trascurare, nel polline, il discreto contenuto di rutina, una sostanza scoperta nel 1942 nei fiori della ruta, che esercita un’azione protettrice sulla circolazione. La rutina migliora la resistenza delle pareti dei vasi sanguigni, modula la permeabilità dei capillari, previene le emorragie, ha effetti favorevoli  nell’ipertensione e nell’aterosclerosi.
Il consumo regolare di polline ha dato sperimentalmente risultati positivi nelle epatiti acute e croniche, nell’ipercolesterolemia, negli stati di esaurimento psichico e di nervosismo, nell’inappetenza e nel dimagrimento eccessivo, nelle anemie, nelle coliti, soprattutto se complicate da diarrea o stitichezza, nel corso di malattie virali e batteriche. Il polline non è utile solo quando le patologie sono conclamate ed evidenti. La complessità della sua composizione gli permette di agire come sostanza che migliora
l’adattamento e la risposta organica quando il corpo è sollecitato da eventi o fenomeni di diverso tipo come, ad esempio, le condizioni ambientali difficili, un’alimentazione carente, il contatto con virus o germi patogeni. Si è infatti definito il polline come una sostanza “adattogena”, cioè che promuove l’adattamento dell’organismo all’ambiente. 


Come consumare il polline?
In commercio il polline si presenta sotto forma di palline di colore variabile, dal giallo all’arancione, fino al marrone. Sono proprio le stesse palline che le api hanno confezionato impastando i granelli di polline con la propria saliva e con nettare o miele. La dose per un adulto è di circa 1 cucchiaio di polline al giorno
(eventualmente anche frazionando questa quantità in diverse assunzioni giornaliere), preso lontano dai pasti. Per i bambini la dose va ridotta in proporzione. Il polline va ben masticato e insalivato e può essere assunto da solo oppure mescolato a miele o, ancora, sciolto in acqua o in una tisana tiepida. La cura minima varia dai 2 ai 3 mesi e, a titolo preventivo, può essere ripetuta in autunno e in primavera.


(Dal mio libro Cure naturali del fegato, Giunti Demetra Editore)

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