Aumentano i soggetti
che sviluppano demenze, ma migliorano anche le conoscenze su queste drammatiche
patologie. Si tratta indubbiamente di malattie favorite anche dal fatto che la
speranza di vita è notevolmente aumentata. Tuttavia, si stanno delineando
sempre più chiaramente alcuni fattori di rischio legati allo stile di vita e
all’influenza dell’ambiente. Diverse ricerche, ad esempio, sottolineano il
ruolo determinante di alcuni squilibri dietetici (eccesso di proteine animali,
carenza di vegetali freschi). Un recente studio statunitense (Archives of Internal Medicine 2012 Feb
13;172(3):219-27) suggerisce una relazione tra inquinamento ambientale e
decadimento cognitivo negli anziani. Circa 20mila donne americane con
età da 70 a 81 anni sono state sottoposte ad una serie di test cognitivi, i cui
risultati erano poi incrociati con i livelli di inquinamento dei luoghi di
residenza. Le donne esposte ai più alti livelli di inquinamento ambientale
mostravano un declino cognitivo più consistente rispetto alle donne non
esposte. L’inquinamento ambientale si dimostra sempre più come causa e concausa
fondamentale per numerose patologie croniche e degenerative (infarto cardiaco,
ictus, tumori, ecc.). Inoltre, gli studi sull’epigenoma (si tratta di quella
parte di materiale genetico cellulare che ha il compito di regolare il funzionamento
del DNA) stanno ormai dimostrando chiaramente che le conseguenze
dell’inquinamento saranno massimamente evidenti tra 1-2 generazioni. Occorre
darsi da fare. Subito.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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