Il rapporto benefico tra consumo regolare di semi oleosi
(noci, mandorle, ecc.) e riduzione del rischio
cardiovascolare è ormai
ampiamente dimostrato e spero ben conosciuto ai miei pazienti e ai miei lettori, ma non altrettanto ad
una certa parte dei medici. Molti dei quali, al contrario, continuano a
proibire il consumo di questi preziosi alimenti ai loro pazienti cardiopatici, diabetici,
con colesterolemia elevata o ipertesi.
Si tratta, questa volta, di uno studio che ha coinvolto 33 allievi
della scuola di polizia di Gaziantep, in Turchia (Nutrition,2009 Jul 30). Questi giovani, dopo avere seguito per
quattro settimane una dieta di tipo mediterraneo, hanno consumato per un altro
mese lo stesso regime alimentare, nel quale però circa il 20% delle calorie
giornaliere erano apportate da pistacchi. Ebbene, in seguito al consumo di
pistacchi (per inciso, la Turchia ne è uno dei più grossi produttori a livello
mondiale) è stato registrato un aumento del colesterolo HDL (“buono”), la
riduzione del colesterolo totale, del colesterolo LDL (“cattivo”) e dei
trigliceridi, un miglioramento del metabolismo glucidico (cioè un calo del
rischio di diabete) e la riduzione di altri parametri correlati al rischio di
malattia metabolica come la disfunzione endoteliale, lo stato ossidativo, i
livelli dell’interleuchina-6 (una proteina proinfiammatoria), ecc.
Questi risultati dimostrano che il consumo di pistacchi (e
di semi oleosi) non si limita a controllare i grassi nel sangue, ma regola anche
altri fattori di rischio cardiovascolare. È sperabile che i medici di base (almeno
quelli turchi) ne abbiano preso nota.
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