Ho
partecipato qualche mese fa ad un convegno organizzato da una delle ASL del mio
territorio sulle conseguenze per la salute del massiccio impiego di sostanze
chimiche in agricoltura. I danni sono impressionanti e ci sono per tutti, ma i
bambini sono l’anello debole della catena. Secondo l’Ufficio europeo dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità), in Europa circa un terzo di tutte le malattie dell’infanzia possono essere
attribuite ad un ambiente insalubre.
In
effetti, durante la vita esistono dei
periodi (stato embrionale, primo anno di vita, pubertà) caratterizzati da un’alta
vulnerabilità agli stimoli nocivi. Inoltre, durante la vita fetale e nei primi
mesi postnatali la capacità di metabolizzare ed eliminare le sostanze chimiche
è minore che nell’adulto. Si consideri poi che i piccoli, in proporzione al
peso corporeo, mangiano, bevono e respirano molto di più (dalle 2 alle 6 volte)
di un adulto e che i bambini hanno una aspettativa di vita maggiore degli adulti
e quindi più tempo per contaminarsi e per sviluppare malattie croniche gravi.
Infine (ed è una questione sulla quale si riflette troppo poco), gli effetti
dell’inquinamento ambientale spesso si manifestano non solo in chi viene in
contatto con i tossici, ma anche nelle generazioni successive (c’è chi afferma
che un adolescente che fuma sta danneggiando in realtà i futuri figli e
nipoti). Le conseguenze sono molte e drammatiche: alterazioni della tiroide,
dello sviluppo prepuberale e della maturazione sessuale, deficit cognitivi,
modificazioni neuro comportamentali (iperattività, ADHD, ecc.), tumori (leucemia,
linfoma e altri).
Uno studio pubblicato nel maggio 2010 su Pediatrics,
la rivista ufficiale dei pediatri statunitensi, testimonia che un aumento di 10
volte della concentrazione urinaria dei residui dei pesticidi nei ragazzi tra
8-15 anni è associato ad un aumento del 55-72% della probabilità di sviluppare
disturbi dell’attenzione o iperattività. Uno studio francese (Human
Reproduction, 2008) avverte che il rischio di criptorchidismo (il testicolo, a
tempo debito, non scende nello scroto) aumenta con la concentrazione di residui
di pesticidi nel colostro materno.
Ce n’è abbastanza per decidere di occuparsi con
amore e cura dell’alimentazione dei piccoli. Coinvolgeteli, per cominciare,
nella preparazione di queste
Frittelle
di carnevale (per 4 persone)
300 gr di farina di frumento
tipo 2 (semintegrale)
mezzo cucchiaio di lievito
madre in polvere
2 cucchiai di miele fluido
(acacia o castagno)
1 cucchiaio di mandorle
tritate grossolanamente
2 cucchiai di uvetta
1 mela
1 grosso pizzico di cannella
scorza grattugiata di un
limone
mezzo litro di olio
extra-vergine d’oliva per friggere
Mescolate
il lievito alla farina, aggiungete poco a poco dell’acqua tiepida e due
cucchiai di miele. Impastate fino a ottenere una palla appiccicosa. Mettetela
in una terrina unta leggermente con olio extra vergine d’oliva, coprite con un
panno umido, riponete nel forno spento e fate lievitare per 5-6 ore. Riprendete
l’impasto, unitevi un cucchiaio di farina, le mandorle, la mela sbucciata e
tagliata a dadini, la cannella, la buccia di limone e l’uvetta già ammollata, asciugata
e infarinata. Fate lievitare ancora un’oretta.
Riscaldate
l’olio in una pentola stretta e profonda, prendete a cucchiai l’impasto e fate
friggere finché le frittelle diventano gonfie e dorate. Mettete a scolare su
carta assorbente. Mangiatele calde.
(Dalla mia rubrica Vegetariando, sulla rivista Vita e Salute)
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