Non sono un gran frequentatore di
pizzerie e ristoranti. Preferisco di gran lunga ricavarmi del tempo per trafficare un po’ in cucina, a beneficio di famigliari e amici: spesso
bastano poco più di dieci minuti per fare
felici i nostri commensali, in mezz’ora si fanno grandi pietanze. Tuttavia,
qualche volta, la ritualità delle relazioni umane consiglia di rendere più
solenne un pasto andando al ristorante. È ovvio che i riti sono importanti per
la nostra salute fisica e mentale e quindi non è bene sottrarvisi sistematicamente.
In quelle occasioni, una buona parte della soddisfazione sta non solo
nell’assaporare cibi squisiti e nel servizio cordiale e preciso, ma anche
nell’osservare chi ci sta intorno. È capitato anche a me di cogliere quanto descritto
dai ricercatori del Dipartimento di Pediatria dell’università di Boston (USA) (Pediatrics online10 Marzo 2014). Analizzando il comportamento al
ristorante o nel fast-food di diverse decine di genitori con figli (tra 0 e 10
anni), si sono accorti che la stragrande maggioranza degli adulti era
costantemente impegnata a digitare o osservare lo schermo del telefonino invece
che nella indispensabile e feconda relazione con i bambini. Tra l’altro,
proprio questi genitori erano quelli che reagivano con maggior durezza quando
il comportamento dei piccoli diventava scorretto o richiedeva insistentemente
maggiore attenzione. Non servono commenti.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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