L’ambiente che ci
circonda influisce, eccome, sul nostro equilibrio psicofisico e sulla nostra
salute. Temperatura, umidità, pressione atmosferica, vento, composizione
dell’aria (e relativo inquinamento), radiazioni solari, aromi vegetali, ecc.
modificano il nostro metabolismo. In effetti si tratta di esperienze che tutti abbiamo
fatto e il ricordarlo sembrerebbe perfino inutile. Meno immediato è il
rammentare che dell’ambiente nel quale siamo immersi fanno parte anche elementi
apparentemente secondari (almeno in riferimento alla salute) come, ad esempio,
il reddito e il livello di cultura e di scolarità. I quali tuttavia influenzano i nostri comportamenti e il
nostro stile di vita e quindi la qualità della nostra salute. Che cosa significa
questo? Semplice. Quando la crisi riduce il reddito di ampi settori della
popolazione, ci possiamo aspettare nelle stesse persone una parallela riduzione
del benessere e un aumento delle malattie. Lo stesso accade quando il livello
culturale e la frequenza scolastica diminuiscono.
In effetti è quanto
ci testimoniano le analisi del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e della
Siprec (Società italiana per la prevenzione cardiovascolare). Uno studio
presentato al congresso della Siprec (Napoli, marzo 2014) evidenzia,
nel quadriennio 2008-2012 confrontato con il 1998-2002, l’aumento di diabete,
obesità e colesterolemia tra le persone più povere e con meno cultura e
scolarità.
Che cosa significa
tutto ciò? Che chi ha una pensione risicata oppure ha un lavoro precario e poco
pagato oppure ha lasciato presto la scuola è candidato ad ammalarsi prima e di
più di chi ha una o due lauree o il conto corrente ben fornito? Non proprio. Occorre
non dimenticare che la salute è il risultato di un complesso di fattori, tra i
quali anche un atteggiamento attivo e curioso nei confronti del mondo, la
disponibilità ad informarsi, a cambiare e a mettersi in gioco, l’attenzione ai
messaggi (sintomi) che il corpo produce per trarne (magari assieme al medico di
fiducia) indicazioni sullo stile di vita più appropriato. Non dimenticando che il
nostro organismo ha bisogno non solo di carboidrati o proteine, di vitamine o
di minerali, ma anche di bellezza e di arte, di silenzio e di musica, di
contemplazione e di stupore. Che generalmente costano poco o nulla. E che nondimeno
aiutano a mantenere vitali corpo e spirito. Anche in tempo di crisi.
Fagottini di
zucca e tofu al rosmarino
320 g di farina
integrale di farro
una bustina di lievito
di birra
800 g circa di zucca
300 g di tofu
3 cucchiai di mandorle
spellate e tostate
3 rametti di rosmarino
3 foglie di alloro
olio extra vergine
d’oliva
peperoncino
sale
Mescolate il lievito (scegliete il tipo che non ha bisogno di essere riattivato) alla farina, aggiungete un cucchiaino di sale e impastate con l’acqua sufficiente per ottenere una palla liscia. Avvolgetela in un panno caldo e fatela lievitare per un’ora. Nel frattempo, mondate la zucca, tagliatela a dadini e fatela cuocere in una padella con un pizzico di sale, un goccio d’olio e gli aromi tritati fino a quando la zucca sarà morbida. Schiacciatela con una forchetta. Prendete pezzi dell’impasto grossi come un mandarino e stendeteli con le dita fino a dar loro una forma quadrata. Farcite i quadrotti con un cucchiaio di zucca, del tofu sbriciolato, un pizzico di mandorle tritate, un po’ di peperoncino (se gradito), appoggiateli su una piastra ricoperta da carta da forno e condite con un goccio d’olio. Avvicinate i quattro lati della pasta formando dei fagottini. Mettete in forno a 250 °C per circa 15 minuti. Consumateli tiepidi.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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