A partire dagli anni ’70 (è del 1978 la riforma che
istituisce il Sistema Sanitario Nazionale) e nei due decenni successivi, l’assicurazione
sanitaria pubblica è stata ed è (non è chiaro ancora per quanto) un sistema in
grado di fornire risposte ai bisogni di ciascuno, a prescindere dalla
condizione sociale e dal reddito. Un sistema, beninteso, che sta in piedi se
ognuno (come dice la nostra Costituzione) contribuisce a sostenerlo pagando le
tasse in proporzione (progressiva) al proprio reddito. Lascio ai lettori il
giudizio sull’attuale efficienza del Sistema Sanitario: tante cose sono mutate
dal 1978 e perfino il Ministero non è più della Sanità, ma della Salute. Altri
cambiamenti sostanziosi sono all’orizzonte. Almeno a giudicare da quello che
succede in Germania. Ma anche in Inghilterra e negli USA. Le assicurazioni sanitarie tedesche riducono i
prezzi delle polizze a chi ha uno stile di vita salutare mentre negli USA la
sanità pubblica mette in fondo alle liste di attesa chi beve, si droga, fuma o
mangia male. Negli ospedali inglesi accade lo stesso: viene curato prima chi è
“virtuoso”. Sono perplesso. Non è ovviamente in discussione il fatto che, nel
bene e nel male, i comportamenti individuali abbiano ricadute anche sulla collettività
(secondo i dati dell’Italian
Barometer Diabetes Report 2014 nel nostro Paese una persona ogni 20 minuti muore a causa
del diabete). Ma non sarebbe meglio
puntare più decisamente sulla prevenzione? Il pur lodevole Piano nazionale
della prevenzione (Pnp) prevede per il 2014-2018 una spesa annua di 200 milioni
di euro mentre il finanziamento pubblico al Sistema sanitario (per assistenza e
cure) ha sfiorato nel 2014 i 108 miliardi di euro. 540 volte di più. Invece che
lasciarli in fondo alla coda, non sarebbe meglio convincere i 3,6 milioni di
diabetici italiani (e gli altri 56 milioni di connazionali) che una attività
fisica giornaliera potrebbe migliorare (di molto) e prevenire questa patologia?
A voi la risposta.
Ecco tre ricette di una salsa specialissima, adatta per
farcire fette di pane integrale tostato. Che, con l’aiuto di qualche foglia di
lattuga oppure con verdure cotte (spinaci, coste, cipolla, cavolo), si
trasformano in appetitosi tramezzini da consumare durante le prime gite
all’aria aperta. Le tre ricette differiscono leggermente (a volte
impercettibilmente) per composizione e proporzioni tra i diversi ingredienti.
Provate e scegliete la più adatta ai vostri gusti.
Hummus classico
150 g di ceci cotti
1 cucchiaio di tahin
succo di mezzo limone
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio d’olio extra vergine
d’oliva
un pizzico di sale
Il tahin è
una preparazione ottenuta macinando finemente semi di sesamo leggermente
tostati. Se ne ottiene una crema di colore grigio scuro che può sostituire il
burro per confezionare e migliorare il gusto di dolci, zuppe, purea di legumi e
vari altri alimenti. Frullate assieme tutti gli ingredienti (eventualmente
aggiungendo un po’ d’acqua di cottura dei ceci).
Hummus saporito
2 tazze di ceci cotti
3 cucchiai di tahin
2 cucchiai di succo di limone
1 spicchio di aglio
Mezzo cucchiaino di sale
Un cucchiaio di prezzemolo tritato
Frullate i ceci
assieme al tahin, al succo di limone, all’aglio e al sale. Arricchite con il
prezzemolo tritato.
Hummus piccante
2 tazze di ceci cotti
2 spicchi d'aglio
succo di un limone
1 tazzina di olio
extra vergine di oliva
3 cucchiai di salsa di
soia
2 cucchiai di
prezzemolo tritato
Peperoncino (se
gradito, ma molto consigliabile)
Frullate i ceci assieme a tutti gli ingredienti.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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