Ogni femmina di mammifero produce il latte adatto alla crescita dei piccoli della propria specie: si dice infatti che il latte è un alimento specie-specifico. Anche a una rapida
comparazione, è evidente che la maggior ricchezza in sali minerali e in
proteine del latte vaccino è perfettamente idonea alla stazza del
vitello e ai suoi ritmi di crescita. Molto meno invece a quelli di un
cucciolo d’uomo, il quale necessita invece del latte di sua madre, ben
più “diluito” e di facile digestione. Ma se per ogni neonato di
mammifero il latte della propria madre è sicuramente l’alimento migliore e più completo, così non è per gli adulti. Infatti per l’uomo già adulto, che è l’unico tra i mammiferi a bere latte anche quando lo svezzamento è terminato da tempo, sarebbero necessari ogni giorno oltre 4 litri di latte per coprire le sue esigenze nutrizionali! Un altro motivo di riflessione ci viene dalla constatazione che l’enzima che nel nostro stomaco inizia la digestione del latte (la lattasi) è normalmente presente dalla nascita fino agli 8-10 anni. Successivamente questa sostanza tende a scomparire. Proprio per questo moltissimi adulti accusano vari disturbi quando bevono il latte. Infine, bisogna anche riconoscere che il latte vaccino è spesso implicato, come causa principale o secondaria, in diverse patologie a sfondo allergico. Molti raffreddori primaverili, parecchi eczemi, quasi tutte le coliti migliorano decisamente se dalla dieta viene escluso il latte vaccino. Per tutti questi motivi non si può dire che il latte di mucca sia un alimento indispensabile per l’uomo e la donna adulta, nemmeno se incinta. Anzi, c’è addirittura chi sconsiglia in modo categorico di assumere latte e latticini durante la gravidanza. I nutrienti presenti nel latte possono ugualmente essere introdotti nell’organismo se la dieta è varia e ricca di alimenti freschi, crudi e integrali.
(Tratto dal mio libro IL CIBO IN GRAVIDANZA)
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