Cominciamo
dall’inizio. Qualche tempo fa sulla rivista statunitense Time è stato pubblicato un articolo che sembrerebbe suggerire una
decisa correzione di rotta alle abitudini alimentari consigliate da decenni da
tutte le autorità sanitarie. Che scrive il giornalista? Basandosi su una
revisione di studi che ridimensionerebbe il ruolo dei grassi saturi
nell’origine delle malattie cardiovascolari e metaboliche, afferma a gran voce
che evitare i grassi saturi (e quindi gli alimenti che ne contengono di più: molti
salumi, formaggi stagionati, burro, lardo, margarine, ecc.) non sarebbe
necessario per ridurre il rischio di malattie degenerative come diabete,
patologie cardiovascolari, obesità, tumori. Il tutto corredato da toni enfatici
e da un titolo (“Fine della guerra ai grassi”) destinati a colpire i lettori e
a fare molto rumore (mediatico).
Tutto sbagliato?
Ohibò! Abbiamo
dunque sbagliato tutto? E le linee guida delle autorità sanitarie
internazionali, che consigliano con forza e da tempo di ridurre il consumo di
grassi saturi, sono da buttare come teorie strampalate di scienziati antiquati?
Teorie, dice tra l’altro il giornalista, dimostratesi ininfluenti nel
migliorare lo stato di salute degli americani. In effetti, almeno negli Stati
Uniti, in questi decenni nei quali si è combattuta una battaglia durissima
contro i grassi saturi nella dieta, questi ultimi sono davvero diminuiti nel
piatto, ma i nuovi casi di obesità, diabete e malattie cardiovascolari non si sono
per niente ridotti. Anzi. Abbiamo dunque finora sprecato tempo e energie per
tenerci aggiornati e per migliorare la nostra dieta? Le nostre convinzioni sono
da buttare al macero? Dovremmo, come un tempo, riprendere a spalmare i panini dei
nostri figli con abbondanti dosi di burro oppure ad integrare i minestroni di
legumi con lardo e pancetta?
Ragioniamo! E
riflettiamo
Calma! Facciamo
un bel respiro e cominciamo a ragionare con la nostra testa. Ecco alcune
considerazioni sulle quali vi invito a riflettere.
Punto primo. La rivista
Time non è una rivista scientifica, ma una pubblicazione paragonabile, per
linguaggio e pubblico, ai nostri settimanali. Le riviste scientifiche (alle
quali spesso rimandiamo i lettori che seguono le nostre note) hanno un comitato
di valutazione che fa le pulci agli articoli prima che vengono pubblicati. In
queste riviste, inoltre, non manca mai l’avvertenza che quanto pubblicato non è
la verità assoluta, ma è quello che quel ricercatore ha constatato nel suo
lavoro. Che viene offerto alle considerazioni e alle esperienze dei colleghi
scienziati per una conferma o una smentita. Tutto questo, ovviamente, non
succede nei settimanali popolari.
Punto secondo. Se
ai titolisti dei quotidiani e delle riviste si può perdonare una qualche
semplificazione dei concetti, occorre ribadire che il compito dei titoli non è
quello di informare, ma di colpire l’attenzione e l’immaginazione. In modo da
sollecitare l’acquisto del giornale oppure di far rimanere più a lungo su un
certo sito internet. Per questo non possiamo modificare i nostri comportamenti semplicemente
leggendo i titoli (soprattutto quelli “gridati” e paradossali) dei quotidiani e
dei settimanali.
Tenete poi conto
(spiace dirlo, ma il mondo va così) che la stampa e i mezzi di comunicazione in
genere, sia pure con le debite eccezioni (come la rivista che state leggendo), sono
al servizio dei poteri economici. Per cui un titolo e un articolo come quello
del Time potrebbero servire, ad
esempio, per cominciare a creare una certa sensibilità (e quindi un nuovo
mercato) per altri prodotti alimentari, diversi e alternativi a quelli già in
commercio. Magari, questa volta, arricchiti con una quantità appropriata di
“salutari” grassi saturi per fare concorrenza agli alimenti “senza grassi”,
“light”, “leggeri”, ecc., ormai commercialmente troppo sfruttati, non più in
grado di risvegliare interesse e di suggerire nuovi sogni ai consumatori.
Considerate il
tutto
Punto terzo. È
probabilmente del tutto sbagliato giudicare la salubrità o l’adeguatezza di una
dieta prevalentemente in funzione della presenza di un singolo nutriente. Sia
esso una certa vitamina, uno specifico minerale oppure i grassi (magari saturi
o, come succede oggi, polinsaturi). Si rischia, in questo modo, di prendere
solenni cantonate. Come è successo ai nutrizionisti statunitensi che si sono
sgolati per decenni contro la presenza di grassi saturi nella dieta. Mentre
poco hanno detto e fatto per introdurre frutta e verdure fresche, legumi,
cereali integrali e noci nel piatto dei loro concittadini. Con il risultato
sopra ricordato: oggi gli americani consumano meno grassi di 30 anni fa, ma si
ammalano comunque di obesità e di diabete perché hanno aumentato il consumo di
calorie, di zucchero e di cereali raffinati. Muovendosi sempre troppo poco. Bel
risultato davvero, non vi pare?
In definitiva
Possiamo dunque
rassicurare i nostri lettori. La scienza non ha cambiato strada e non si
prevede, almeno nel campo dell’igiene nutrizionale, nessuna inversione a 180
gradi delle linee guida ben note. Che continuano prevalentemente a suggerire o
a sconsigliare il consumo di alimenti (frutta, ortaggi, cereali integrali, formaggi,
carne, ecc.) piuttosto che di singoli nutrienti (grassi, carboidrati, proteine,
ecc.). Certo, per esigenze di chiarezza o per poter approfondire determinati
aspetti, può essere utile talvolta dilungarsi su aspetti particolari. Ma senza
perdere di vista la qualità complessiva della dieta e soprattutto dello stile
di vita.
In sintesi
La dieta
raccomandata per la prevenzione delle più importanti malattie croniche e
degenerative è ancora quella che comprende generose quantità di ortaggi (crudi
e cotti), frutta di stagione, cereali integrali, legumi e semi oleosi. Tutti
questi cibi, tra l’altro, contengono quantità trascurabili di grassi saturi.
Altri alimenti come carne, pesce, latticini e uova andrebbero ridotti come
frequenza e quantità. Fino alla loro totale esclusione per chi sceglie diete
vegetariane o vegane. Le quali, opportunamente organizzate, sono salutari e
adatte a tutti (consultate il documento dell’American Dietetic Association su www.scienzavegetariana.it). Non va
dimenticato, infine, che la buona dieta, adeguata anche come quantità alle
effettive esigenze di ciascuno, deve essere accompagnata dall’attività fisica
possibilmente giornaliera, da un riposo adeguato e dalla cura del proprio equilibrio
psichico e emotivo.
Attenzione alla
tabella!
Se facciamo
coincidere la salubrità e l’equilibrio della nostra dieta esclusivamente soppesando
la presenza più o meno abbondante di un certo nutriente, rischiamo di ottenere
risultati paradossali. Come adottare abitudini alimentari poco salutari e
escludere dal nostro piatto alimenti che, nella giusta misura, sono
indispensabili. Oppure, al contrario, consumare con disinvoltura cibi (magari
con basso contenuto di grassi saturi) che la ricerca internazionale associa
ormai senza più dubbi al rischio di sviluppare patologie croniche e
degenerative (obesità, tumori, diabete, cardiopatie). Come lo zucchero, ad
esempio, che non contiene grassi, ma il cui consumo eccessivo (circa 80 g al
giorno in Italia!) porta verso le patologie appena ricordate. Oppure potreste
avere dei dubbi sull’olio extra vergine d’oliva che, con il suo 15% di grassi
saturi, ne contiene più del salame (10%) e del prosciutto cotto (5%). Eppure c’è
un unanime accordo scientifico nel ritenere l’olio d’oliva un grasso salutare e
le carni lavorate (come i salumi) un alimento il cui consumo andrebbe
fortemente disincentivato. Divertitevi a trovare altri esempi paradossali
scorrendo le tabelle ufficiali sulla composizione degli alimenti dell’Istituto
Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (www.inran.it). E soprattutto tenete la mente
aperta e sveglia.
RICETTE
Le ricette che
seguono, anche quelle più elaborate e che tradizionalmente sono realizzate con
gli apparentemente indispensabili latte, formaggi e uova contengono
esclusivamente ingredienti e grassi di origine vegetale. Senza che il gusto e
la gioia della tavola ne abbiano a risentire. Anzi! Buon appetito.
Crespelle al
radicchio rosso
Per il ripieno:
500 gr di radicchio rosso
una cipolla
un cucchiaio di aceto di mele
una cipolla
un cucchiaio di aceto di mele
Peperoncino
Sale
Per le crespelle:
150 g di farina semintegrale (tipo 2)
50 g di farina di ceci
200 g di latte di soia
olio extravergine d’oliva
sale
50 g di farina di ceci
200 g di latte di soia
olio extravergine d’oliva
sale
Per la besciamella:
3 cucchiai di farina semintegrale (tipo 2)
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
300 g di latte di soia o di avena
un pizzico di noce moscata
3 cucchiai di farina semintegrale (tipo 2)
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
300 g di latte di soia o di avena
un pizzico di noce moscata
sale
Preparate la
pastella per le crespelle. Setacciate in una terrina le farine di frumento e di
ceci, aggiungete un cucchiaio d’olio, un pizzico di sale e, sempre mescolando,
diluite con il latte vegetale. Importante: lasciate riposare per 30 minuti.
In una padella antiaderente del diametro di 20 cm versate qualche cucchiaio del composto per coprire tutto il fondo e fate cuocere prima da un lato e poi dall’altro. Mano a mano che le crespelle sono pronte (ne dovreste ottenere otto), impilatele su uno strofinaccio pulito.
Lavate e asciugate il radicchio e tagliatelo a pezzi grossolani. Tritate la cipolla. Mettete le verdure tritate in una padella con un po’ d’olio e fatele appassire per circa 15 minuti. Bagnate con l’aceto, regolate di sale e peperoncino e continuate la cottura per altri 10 minuti.
Per la besciamella, mettete l'olio in una piccola pentola con un fondo spesso. Accendete il fuoco e aggiungete la farina, mescolando con un cucchiaio di legno finché la farina si sia leggermente tostata. Aggiungete il latte vegetale poco alla volta, sempre mescolando con una certa forza per non formare grumi. La besciamella deve sobbollire per qualche minuto e diventare molto cremosa e densa. Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e la noce moscata. Unite metà della besciamella al radicchio e con questo composto farcite le crespelle. Arrotolatele e adagiatele in una pirofila preventivamente unta. Coprite il tutto con la besciamella rimasta e infornate a 220 °C per 15 minuti.
In una padella antiaderente del diametro di 20 cm versate qualche cucchiaio del composto per coprire tutto il fondo e fate cuocere prima da un lato e poi dall’altro. Mano a mano che le crespelle sono pronte (ne dovreste ottenere otto), impilatele su uno strofinaccio pulito.
Lavate e asciugate il radicchio e tagliatelo a pezzi grossolani. Tritate la cipolla. Mettete le verdure tritate in una padella con un po’ d’olio e fatele appassire per circa 15 minuti. Bagnate con l’aceto, regolate di sale e peperoncino e continuate la cottura per altri 10 minuti.
Per la besciamella, mettete l'olio in una piccola pentola con un fondo spesso. Accendete il fuoco e aggiungete la farina, mescolando con un cucchiaio di legno finché la farina si sia leggermente tostata. Aggiungete il latte vegetale poco alla volta, sempre mescolando con una certa forza per non formare grumi. La besciamella deve sobbollire per qualche minuto e diventare molto cremosa e densa. Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e la noce moscata. Unite metà della besciamella al radicchio e con questo composto farcite le crespelle. Arrotolatele e adagiatele in una pirofila preventivamente unta. Coprite il tutto con la besciamella rimasta e infornate a 220 °C per 15 minuti.
Crostoni con cannellini e crema di funghi
8 fette di pane integrale
400 g di fagioli cannellini già cotti
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
una decina di funghi champignon
400 g di fagioli cannellini già cotti
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
una decina di funghi champignon
Uno spicchio d’aglio
Un cucchiaio di prezzemolo tritato
sale
Pulite e affettate i funghi. Metteteli in una padella con un cucchiaio d’olio, l’aglio tritato e un pizzico di sale. Fateli cuocere per una decina di minuti a pentola coperta. Unite il prezzemolo e frullate il tutto per ricavarne una crema. Frullate separatamente anche un terzo dei fagioli e regolate di sale. Mescolate i cannellini interi con la crema di funghi.
sale
Pulite e affettate i funghi. Metteteli in una padella con un cucchiaio d’olio, l’aglio tritato e un pizzico di sale. Fateli cuocere per una decina di minuti a pentola coperta. Unite il prezzemolo e frullate il tutto per ricavarne una crema. Frullate separatamente anche un terzo dei fagioli e regolate di sale. Mescolate i cannellini interi con la crema di funghi.
Tostate nel forno
le fette di pane. Velate i crostoni con la crema di cannellini e completate con
qualche cucchiaio del composto di fagioli e crema di funghi.
Aïoli
200 g
di tofu
2 spicchi
di aglio
un
cucchiaio di succo di limone
4
cucchiai di olio
sale
Ecco una interessante rivisitazione della classica salsa
francese, troppo ricca di grassi animali (è fatta con il tuorlo d’uovo).
Mettete il tofu, il succo di limone, l'aglio sbucciato e il sale in un
frullatore e aggiungete l'olio goccia a goccia. Ne uscirà una sorta di ottima
maionese tutta vegetale, eccellente da spalmare su crostini di pane integrale.
(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)
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