È urgente, a mio avviso, tornare a cucinare. Coinvolgendo i
bambini e i ragazzi in questa esperienza. I ritmi travolgenti della vita
odierna lasciano sempre meno tempo per questa attività basilare per la salute,
la realizzazione personale e la socialità. Mentre aprono, al contrario, spazi
amplissimi per l’industria alimentare che, con il formidabile ausilio della
pubblicità, cerca di convincerti che i risotti disidratati, le creme di verdure
in scatola, gli ortaggi saltati e surgelati, i concentrati per brodo siano
stati preparati proprio per te, per venire incontro alle tue esigenze, per
migliorare la qualità della vita. Sappiamo tutti che queste sono frottole, che
se uno non ha più il tempo e la voglia (o semplicemente la capacità) di prepararsi
una crema di zucca significa soltanto che la qualità della sua vita (e della
sua salute) è probabilmente molto scaduta. Siamo anche convinti che non è certo
la possibilità di acquistare la crema di zucca in un brik multicolore al
supermercato che può mettere rimedio a questa situazione.
C’è poi un’altra questione che mi preoccupa.
Si sta silenziosamente realizzando una colossale perdita di
competenze e di abilità manuali, indispensabili per cucinare piatti gradevoli e
salutari. In moltissimi casi, i nostri figli non hanno più la capacità di
preparare un pranzo o una cena dignitosi. Se non, nei casi migliori,
limitandosi a pietanze basilari e semplicissime come spaghetti all’olio crudo o
al burro e formaggio, patate lessate, lattuga (magari acquistata già lavata e
spezzettata!). Oltre c’è il buio assoluto. Provate a chiedere ai ragazzi e ai
giovani (maschi e femmine) di preparare una polenta di mais oppure dei ravioli
con ripieno di zucca o di radicchio. Non caverete un ragno dal buco. Loro si
affidano con naturalezza e senza farsi nessun problema ai prodotti del signor
Giovanni R. che, per quanto simpatico, non può certo sfornare ravioli e
tortellini che possano competere in bontà e freschezza con quelli preparati in
casa con le vostre mani.
Ecco, proprio delle mani si tratta. Di recuperare l’uso
delle dieci dita. Molti sono diventati incapaci di portare in tavola ogni
giorno un pasto semplice senza aprire barattoli, scatole o buste di surgelati.
O di cucinare dolci genuini per i figli o i nipoti. E perfino di coltivare non
dico lattughe e pomodori, ma almeno le erbe aromatiche in vaso che servono in
cucina. Io insisto a proporre ricette. Anche se faccio un altro mestiere. Perché mi stanno a
cuore le vostre dieci dita.
A proposito di bambini e di ragazzi, ecco una preparazione nella
quale i più giovani si possono cimentare senza problemi (naturalmente con la
discreta supervisione di un adulto, soprattutto per la cottura del semolino).
Tartufi al cacao
Un litro di latte di avena
3 cucchiai di miele
50 g di uvetta
50 g di mandorle
50 g di cacao amaro in
polvere
Un pizzico di sale
Riscaldate il latte vegetale e, quando inizia a bollire, fate
una polentina un po’ consistente con il semolino, aggiungete l'uvetta e un
pizzico di sale. Mescolate per circa 15 minuti a fuoco molto basso. Spegnete e
lasciate intiepidire. Aggiungete il miele e le mandorle tritate
grossolanamente. Lavorate ancora l'impasto per amalgamare bene tutto.
Raccogliete una cucchiaiata di impasto e con il palmo della mano bagnato in
acqua fredda formate delle palline grosse come una noce, di forma regolare.
Passate ogni pallina nella polvere di cacao. Inserite ogni tartufo in uno
stampino di carta per dolci e, prima di mangiarli, metteteli per qualche ora in
frigorifero.
(Da Paolo Pigozzi, Vita e Salute, Edizioni ADV)
(Da Paolo Pigozzi, Vita e Salute, Edizioni ADV)
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