C’è uno spazio, nella terapia dei disturbi epatici, per tecniche terapeutiche poco aggressive come la fitoterapia, l’omeopatia, l’idrofangoterapia, l’oligoterapia e una alimentazione specifica? Sicuramente sì, e per due buone ragioni. Prima di tutto, la terapia che la medicina moderna propone per molte patologie epatiche, in diversi casi non dà risposte completamente soddisfacenti. E quindi, soprattutto chi soffre di epatite cronica cerca giustamente anche altre possibilità di cura. Magari non tanto per sostituire i farmaci proposti dal medico di fiducia, ma semplicemente per affiancare (e sperabilmente potenziare) la terapia già in atto. O anche solo per limitarne gli effetti collaterali. In secondo luogo, molti dei disturbi che solitamente vengono addebitati a un “cattivo funzionamento” del fegato (come le difficoltà digestive sopra citate oppure l’insorgenza di irritazioni e impurità della pelle) non sono efficacemente affrontabili con una semplice terapia farmacologica, che quasi sempre si limita a ridurre o eliminare i sintomi più fastidiosi. In questi casi è molto più utile cercare di andare alla radice dei problemi modificando, ad esempio, il proprio stile di vita (cioè le abitudini alimentari, l’attività fisica, l’eventuale uso improprio e eccessivo di farmaci ecc.). In questo contesto, alcuni provvedimenti come il consumo di particolari alimenti, l’uso di erbe medicinali appropriate, l’impiego dell’acqua secondo le regole codificate dalla tecnica idroterapica, l’attività fisica regolare possono avere non solo una valenza terapeutica, ma contribuire a mantenere il più a lungo possibile l’efficienza del fegato. In altre parole, una buona funzionalità epatica è il fulcro della prevenzione.
(Tratto dal mio libro Cure naturali del fegato, Giunti Editore)
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